Le celebrazioni al di fuori della Messa
Vista l’importanza dei paramenti all’interno della Chiesa Cattolica è necessario comprendere la loro suddivisione all’interno della Liturgia, in questo vaso durante alcune celebrazioni al di fuori della Santa Messa.
Parliamo quindi dei vari paramenti liturgici che vengono utilizzati per le celebrazioni al di fuori della Messa nel rito romano per la forma ordinaria:
– la “base” di partenza nella vestizione è sempre la stessa. Come già detto nella scorsa puntata si parte con il camice bianco corredato da amitto e cingolo che è comune a tutti coloro che saliranno sull’altare durante la celebrazione.
Al di sopra del camice si indossano le varie vesti proprie dell’officio da compiere. L’elemento essenziale nel corredo delle vesti sacre all’interno della liturgia per ogni presbitero è la Stola. Quest’ultima non può mai essere omessa in nessun caso e può essere usata sopra il camice o sopra la cotta come paramento per tutte le celebrazioni al di fuori della messa.
L’ Ufficio delle celebrazioni liturgiche del Vaticano spiega: “La stola è l’elemento distintivo del vestiario del ministro ordinato ed è sempre indossata nella celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali. È una striscia di materiale che viene ricamata, secondo la norma, il cui colore varia rispetto alla stagione liturgica o alla festa”.
Al di sopra della stola può essere indossato il piviale che consiste in un paramento indossato dai sacerdoti o dai vescovi nelle celebrazioni che hanno luogo al di fuori della Messa o anche al di fuori della chiesa stessa.
Durante la Messa infatti il celebrante indossa solo la pianeta o la casula. Il piviale viene invece utilizzato nel caso di: processioni, benedizione eucaristica, Vespri e Lodi solenni, Concistori per la creazione di nuovi cardinali, e molte altre occasioni. Nello specifico si tratta di un mantello ampio (aperto è un semicerchio con il raggio da 1 metro e 40 a 1 metro e 60 centimetri), lungo quasi fino ai piedi e aperto sul davanti. È trattenuto sul petto da un fermaglio chiamato ‘razionale’. La suo origine è secolare e deriva da un mantello da pioggia, come suggerisce il suo nome (da ‘pluvialis’), e per questo presenta anche un accenno di cappuccio, il cosiddetto ‘scudo’ posteriore. Essendo una veste destinata a occasioni solenni, è sempre decorata con ricchi ricami e impreziosita con orli e ornamenti pregiati. Prima del Concilio Vaticano II e della riforma da esso promossa, il piviale liturgico non era indossato solo da preti e vescovi, ma era utilizzato comunemente anche da esponenti del clero minore. In particolare i salmisti che intonano l’inizio dei salmi durante i Vespri possono vestire il piviale.
Il piviale viene indossato anche per la benedizione solenne all’altare, durante l’assoluzione al feretro o alla tomba, per le orazioni del Venerdì Santo e per la Veglia Pasquale. Anche il sacerdote assistente al Pontificale o quello assistente alla messa possono indossarlo, ora per i concelebranti è preferibile la sola stola oppure, se dopo viene celebrata la messa, la casula.
Durante queste e per tutte le celebrazioni i diaconi indossano la dalmatica oppure, in casi eccezionali, solo la stola diaconale sopra al camice. I ministranti mantengono il loro abito comune secondo le tradizioni e le usanze dei luoghi; può accadere infatti che sia preferito il camice durante la messa e la talare con la cotta durante le processioni.