Nella nostra epoca accade frequentemente di trovarsi immersi nel rumore, a tratti assordante, che spesso diviene sottofondo costante della frenesia del mondo moderno.
Sembra quasi che le persone non possano più farne a meno per riempire la loro esistenza, avendo ormai in larga misura escluso Dio dalla propria vita.
In questo marasma pare che tutti si dibattano in una continua agitazione, cercando di farsi ascoltare, di ricevere attenzione, come se il silenzio e la quiete togliessero gusto alla vita, privandola di significato.
Da molto tempo, purtroppo, questa tendenza ha preso piede anche nella Chiesa, seguita da tanti sacerdoti e religiosi.
Lo vediamo nelle odierne liturgie e predicazioni, trasformate quasi sempre in spettacoli di intrattenimento, i cui conduttori fanno a gara ad eccitare il pubblico con teatralità e discorsi altisonanti, nelle preghiere comunitarie di molti gruppi e movimenti moderni, ridotte alla stregua di concerti o manifestazioni da stadio e lo vediamo, purtroppo, anche nell’adorazione di Dio, in cui scompare la dimensione essenziale del raccoglimento interiore, necessario alla contemplazione.
L’insegnamento di vita spirituale datoci da Nostro Signore e mirabilmente confermato dall’esempio dei Santi è, invece, diametralmente opposto.
Gesù, nella sua preghiera al Padre, ha sempre voluto il sacro silenzio attorno a sé ed il nascondimento, ricercando sempre la solitudine di luoghi deserti piuttosto che il clamore delle folle, fino alla straziante agonia del Getsemani, in cui volle isolarsi completamente da tutto e da tutti.
Il silenzio può essere assai più appagante di tante frasi, più intenso del più eloquente dei sermoni, può muovere la storia, costruirla e cambiarla più di migliaia di parole roboanti.
Così è stato quello dell’Immacolata nel Sabato Santo, dopo la morte di Gesù, un silenzio carico di un dolore sconfinato unito alla certezza sicura che in quel momento si stava compiendo il trionfo del Cristo sulla morte e sul peccato.
Quel silenzio fu la vittoria di Dio sul Mondo e annichilì il chiasso fragoroso e blasfemo della folla dei Giudei che, poche ore prima, avevano condannato Gesù alla flagellazione ed alla crocifissione.
Un altro sublime esempio del valore e della necessità dell’adorazione silenziosa ci è dato dal grande San Giuseppe.
Egli visse nel nascondimento una costante contemplazione del Verbo Incarnato, della somma e sublime bellezza del suo Volto e dell’Immacolata, che custodì gelosamente ed umilmente nel cuore, votando la sua esistenza alla protezione dei tesori più cari di Dio, che gli erano stati affidati.
Il suo insegnamento più grande è nell’amore e nell’adorazione che rivolse al Bambino Gesù nel silenzio della notte di Natale, descritti mirabilmente da San Bernardo di Chiaravalle: «Lingua umana non vale a descrivere i sensi di San Giuseppe presso il Bambino Gesù e neppure un angelo saprebbe ridire la felicità del Santo Patriarca, quando Maria Santissima, volendo rendere meno duro il giaciglio al pargoletto divino, lo pose fra le braccia di San Giuseppe. Egli lo ricevette colle ginocchia a terra dalle mani dell’Augusta Vergine, se lo strinse al seno con inesprimibile amore e rispetto, lo bagnò di lacrime, lo coprì di baci, l’offrì all’Eterno Padre come il riscatto del suo popolo, la speranza e la gioia di Israele. Oh, quanto si stimò fortunato l’umile figlio di Davide! Più ricco dei suoi antenati, in mezzo a tanta povertà egli possedeva il più prezioso tesoro del cielo; la sua gloria eclissava tutta quella della sua stirpe. Egli poteva contemplare con i suoi occhi, stringere al suo cuore quell’Emmanuele, che Davide salutava da lontano, con gli accenti profetici, come suo Signore e suo Dio».
Quale meraviglia non furono gli atti, i sentimenti e i moti del cuore del Santo Patriarca nella sua adorazione silenziosa del Divino Bambino!
Essa è realmente modello ineffabile di quella che ognuno di noi dovrebbe rivolgere a Nostro Signore, alla sua bellezza viva ed eterna, che attende e chiama l’amore e la conversione di tutti i cuori.
Non è un caso che di una tale contemplazione silenziosa sia pervasa tutta la celebrazione del Rito Romano Tridentino della Santa Messa, conformemente alla Tradizione Apostolica, secondo l’insegnamento del Signore.
Ivi lo si adora presenti materialmente ai piedi della Croce, sul Calvario, con Maria Santissima e San Giovanni, in una attualità e immediatezza fuori del tempo e dello spazio.
Nei silenzi del Rito Antico i fedeli sono portati spontaneamente all’adorazione. Capiscono in tal modo che alla Messa non si deve tanto partecipare, ma piuttosto aderire, viverla profondamente nell’intimità del cuore, sul modello della Madonna che, sul Golgota, non ha parlato, ma ha contemplato, sofferto, in unione alla Passione del Figlio, offrendo tutto a Dio.
Nella Messa, inoltre, non è tanto importante quello che si può esternare di sé con parole, rumori o atteggiamenti plateali entusiastici, bensì la Grazia di Dio che si può ricevere da Cristo Crocifisso, nel raccoglimento dell’anima, se ci si dispone ad accoglierla.
I silenzi esprimono anche mirabilmente il vero senso della partecipazione alla Messa, la cosiddetta “actuosa partecipatio”, ovvero come adesione del cuore, senza voler apparire, ma nascondendosi e condividendo.
È importante, peraltro, evidenziare come, oltre che nella preghiera, attraverso il silenzio si possano trasformare in occasioni di adorazione anche le situazioni più ordinarie della vita quotidiana.
A questo proposito è eloquente l’insegnamento lasciatoci da San Giovanni della Croce in questa sua straordinaria poesia:
Il Silenzio è mitezza:
quando non rispondi alle offese
quando non reclami i tuoi diritti
quando lasci a Dio la difesa del tuo onoreIl Silenzio è magnanimità:
quando non riveli le colpe dei fratelli
quando perdoni senza indagare nel passato
quando invece di condannare intercediIl Silenzio è pazienza:
quando soffri senza lamentarti
quando non cerchi consolazioni fuori di Dio
quando non intervieni, ma attendi che il seme germogliIl Silenzio è umiltà:
quando taci per lasciare emergere i fratelli
quando non chiedi plauso e riconoscimenti
quando lasci che il tuo agire possa essere male interpretato
quando dai ad altri il merito e la gloria dell’impresaIl Silenzio è fede:
quando taci perché è Lui che agisce
quando rinunci alle voci del mondo
per stare alla sua presenza
quando non cerchi comprensione
perché ti basta essere capito e usato da LuiIl Silenzio è saggezza:
quando ricorderai che dovremo rendere conto di ogni parola inutile
quando ricorderai che il diavolo è sempre in attesa di una tua parola imprudente per nuocere e uccidereInfine il Silenzio è adorazione:
San Giovanni della Croce
quando abbracci la Croce, senza chiedere il perché
nell’intima certezza che questa è l’unica Via giusta…
Cosa si potrebbe mai aggiungere?
Impariamo, dunque, da Nostro Signore, dalla Vergine Maria, da San Giuseppe e da tutti i Santi della Chiesa; sforziamoci di coltivare un autentico santo silenzio nella nostra vita spirituale, in una vera e fruttuosa adorazione di Dio, nell’ascolto della sua voce che parla al nostro cuore.