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L’importanza dell’incenso

Il compito che l’incenso rappresenta sotto forma di signum nella Chiesa Cattolica è in realtà una caratteristica centrale all’interno di quasi tutte le religioni e accompagna egregiamente con il suo ascendere il tema del sacrificio, che si può definire come “gesto” per eccellenza all’interno della lista composta dalle varie religioni.

Il compito che l’incenso rappresenta sotto forma di signum nella Chiesa Cattolica è in realtà una caratteristica centrale all’interno di quasi tutte le religioni e accompagna egregiamente con il suo ascendere il tema del sacrificio, che si può definire come “gesto” per eccellenza all’interno della lista composta dalle varie religioni.

Recenti interventi di vari teologi come Paolo Tomatis (docente di teologia alla facoltà di Torino) spiegano come Inizialmente le prime comunità cristiane si dimostrassero scettiche nei confronti dell’incenso e soprattutto nel suo utilizzo durante i riti. Questo perché, proprio per il suo essere presente in praticamente tutte le religioni, ricordava i riti pagani e non solo: l’incenso veniva utilizzato anche presso gli imperatori romani per sottolineare la loro importanza. Posteriormente all’Editto di Costantino, quando la religione Cristiana iniziò a diffondersi velocemente, anche l’incenso iniziò lentamente a comparire all’interno delle celebrazioni quasi sicuramente per un’ influenza da parte di coloro che si convertivano al cristianesimo ma che avevano radici differenti. Esistono in realtà diverse scuole di pensiero sul perché della comparsa dell’incenso, è plausibile che la prima funzione era strettamente pratica come odorare gli ambienti religiosi (che mano a mano iniziavano ad essere sempre più affollati), ma è tuttavia sicuro che l’importanza dell’incenso divenne ben presto altamente simbolica e carica di profondo significato. La sua funzione olfattiva crea nei fedeli una sensazione di ordine, di pulizia, di bellezza, da cui la connessione tra profumo e ordine morale. La sua funzione di essenza invece ricorda il rispetto verso Dio, verso i ministri e verso tutto ciò che effettivamente viene incensato durante le celebrazioni: anche il popolo stesso. L’ Ordinamento Generale del Messale Romano (OGMR) prevede l’incenso in forma facoltativa durante l’Eucarestia domenicale, lo rende altresì necessario durante la celebrazione delle esequie quando si provvede al rito della sepoltura cristiana o della consacrazione di una nuova chiesa. Durante la Santa Messa l’incenso viene usato in dei momenti del rito prestabiliti in modo da accompagnare il profondo significato di questo profumo ascendente con quello della celebrazione Eucaristica. Durante le celebrazioni l’incenso viene infuso all’interno di un’apposito vaso prezioso chiamato turibolo (dal lat. mediev. turiferarius, comp. di tus turis «incenso» e tema di “ferofers”: «portare» il ministrante (o ministro) che porta l’incensiere o turibolo) che è stato antecedentemente riscaldato con degli appositi carboncini dal “turiferario” mentre viene contenuto per essere infuso all’interno di un contenitore chiamato “navicella”, colui che la porterà durante la celebrazione sarà dunque il navicelliere.

L’importanza dell’incenso

La prima infusione avviene per mano del celebrante all’interno della sagrestia mentre ci si prepara all’uscita processionale. Durante la processione d’ingresso l’incenso fumigante si pone innanzi al cruciferaio ed ai ceroferari in modo da facilitare il suo ingresso sull’altare che verrà poi incensato all’arrivo del celebrante. Una volta arrivati all’altare il turiferario si pone sul lato sinistro dello stesso, porge il turibolo al celebrante che provvede a compiere l’incensazione con un giro anti-orario attorno all’altare soffermandosi ad incensare la croce centrale e rigorosamente scortato dal cerimoniere. Terminata questa prima fase si ripone il turibolo in sagrestia dove viene mosso ed alimentato dal turiferario. Al momento dell’Alleluia prima della proclamazione del Vangelo turiferario e navicelliere sì appropinquano alla sede del celebrante per far infondere l’incenso, si spostano dunque al leggio dove porgono il turibolo al diacono per incensare l’evangelario prima della proclamazione, subito dopo attendono nei pressi del leggio la fine della proclamazione con l’incenso fumigante e poi si ritirano in sagrestia. Dopo l’omelia, il credo e la preghiera dei fedeli coloro addetti all’incenso si ripresenta al celebrante per la terza ed ultima infusione che servirà poco dopo per incensare l’altare e i Doni allo stesso modo dei riti iniziali. Compiuto il giro anti-orario il turiferario o il diacono (se presente) incensano il celebrante potrandosi dinnanzi ad esso con tre colpi da due di turibolo e subito dopo si dirigono davanti all’assemblea, che in piedi viene incensata con tre colpi da due. Terminata questa incensazione viene riposto momentaneamente il turibolo in sagrestia e viene riutilizzato durante la consacrazione dal turiferario che si inginocchia davanti all’altare e batte due colpi da tre. Da questo momento l’incenso viene riposto definitivamente e esce solamente durante l’uscita processionale dove si colloca “in testa” alla processione come all’inizio della celebrazione.

Durante le altre celebrazioni, al di fuori della messa, l’incenso viene usato nei riti durante l’ingresso e l’uscita, durante la proclamazione del Vangelo, durante il canto del Magnificat e durante l’estensione del Santissimo seguendo pressoché lo stesso schema della Messa.

Oggigiorno esistono nuovi fattori per i quali addirittura l’incenso viene considerato come un disturbo. Questi fattori nell’effettivo non sono altro che scuse ingrate di molti celebranti per congedarsi velocemente dall’affaticarsi per trovare ed istruire nuovi turiferari che possano offrire questo tipo di servizio oppure, cosa ancora più sconcertante, evitare le lamentele di coloro che si definiscono “fedeli” ma che in realtà non comprendono nemmeno il significato di un segno importantissimo per accompagnare la liturgia delle celebrazioni.

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