Search
Close this search box.

L’Incarnazione e la passione

Ricordiamo sempre il legame tra questi due eventi, ora che Gesù viene a condividere la nostra natura umana.

La preparazione del cristiano al S. Natale è uno degli aspetti più trascurati dal cattolicesimo degli ultimi tempi.

Dopo aver aperto le porte allo spirito del mondo, che già Adolfo Tanquerey etichettava come uno dei tre nemici principali del cristiano, è chiaro che la vicinanza con lo zoppo comporta un’andatura zoppicante. 

Il S. Natale è diventato la festa delle luci, delle renne, della neve. La sacralità del Natale è diventata la magia del Natale. Le cattedrali sono rimpiazzate dai centri commerciali, accecanti con le loro luci strabordanti. La secolarizzazione del Natale è una delle più grandi conquiste del mondo, che ha effettivamente snaturato la festività, svuotandola di pressochè tutto il suo significato proprio.

Noi cristiani siamo stati fortemente influenzati da questa mentalità. Perchè diciamo questo? Semplice. Perchè esultiamo al pensiero del natale, del cenone, dei regali, della neve. 

Ma ci dimentichiamo sia il soggetto di questo grande evento.

Ci dimentichiamo il perché si verifica questo evento.

Evidentemente non ci interessa più? Può essere. Abbiamo fabbricato una fede che non ha più prospettiva trascendente. Non ci interessa la salvezza. Ci interessa il volontariato, ed essere buoni. Il resto non è più importante, o quantomeno propritario. A Natale diciamo di essere più buoni. Ma mai nessuno che dice di essere più santi, più attenti al peccato, più penitenti.

E invece non è così. Non siamo al mondo per essere buoni, e il Verbo non si è incarnato per regalarci le ferie ed andare a sciare. Il Verbo si è incarnato già sapendo che sarebbe dovuto morire per riscattare il prezzo infinito dalla colpa infinita dei nostri progenitori.

La festa dell’Incarnazione, certo, è una festa. Celebriamo la venuta di Nostro Signore, e siamo gioiosi. Ma perché siamo gioiosi? Perchè vediamo il progetto di Dio premeditato che si realizza, e che vede l’Incarnazione di una persona divina. Ma è una gioia amara, sapere che lo ha fatto per salvarci, e che per salvarci deve morire.

Questa è la stagione del Natale, ma la ragione è la Passione. 

L’incarnazione è sempre connessa alla passione. Il bimbo della culla è inevitabilmente collegato all’uomo sulla croce. È la stessa persona, ovviamente: su questo non si discute. Ma ciò che colpisce è che quel bambino, adagiato in una mangiatoia, porta già seco i segni della passione.

Per questa ragione, il S. Natale richiede una preparazione a base di penitenza e mortificazione. Perché il cristiano deve ricordare il motivo ultimo dell’incarnazione.

Il trionfo degli angeli è sempre indirizzato alle lacrime delle donne di Gerusalemme. Le nostre lacrime, dove sono? Pensiamo attentamente al fatto che Gesù si sacrifica per ognuno di noi, e come noi ripaghiamo il suo sacrificio è qualcosa di assolutamente orribile. Perché per pochi piaceri avvelenati, disprezziamo la legge di Dio, e pecchiamo senza freno e senza timori.

E ogni volta che pecchiamo, calpestiamo quel sangue che Gesù ha versato. Guardiamo quel bambino e gli tiriamo uno schiaffo, gratuitamente. Gesù si aspetta che noi piangiamo i nostri peccati, e si aspetta che prima della sua incarnazione, prepariamo la strada alla sua nascita. Ma come possiamo preparare la strada spirituale per Cristo, se non ci umiliamo del nostro nulla, riconoscendo il nostro peccato? Come possiamo aprire le porte a Gesù bambino, se riempiamo il periodo di avvento con tutto, e dico tutto, fuorché la cura dell’anima? Pensiamo alle vacanze, alla neve, al cenone, a dove mangeremo per soddisfare il nostro corpo mortale, e il Natale viene ridotto a un rituale magico dove tutti sorridono e allegramente si godono la vita materiale?

Gesù non chiede questo da noi cristiani, a Natale. Ci chiede di fermarci, di ricordare i Novissimi, e di tornare a lui con la testa bassa. Di gioire per la sua venuta, ma di ricordare il perché di questa venuta.

Prepariamo la strada a Cristo, questo Natale, ricordandoci che quando ha sudato sangue nel Getsemani, lo ha fatto pensando ad ognuno di noi. Chiediamo al Signore la grazia di preparare con vero spirito cristiano la nostra anima alla venuta dell’Emmanuele.

Tag

TEMPLUM DOMINI

Leggi la nostra rivista telematica
Templum Domini

CANALE WHATSAPP

Iscriviti al nostro canale Whatsapp
per contenuti esclusivi

LEGGI ANCHE ...

Alcune riflessioni sui sacrilegi eucaristici della GMG 2023.
L’immagine acheropita (dal greco ἀχειροποίητος, “non fatto da mano umana”) che il Volto Santo rappresenta nella città di Lucca, non
San Carlo Borromeo, nacque ad Arona (Novara) il 2 ottobre 1538, dalla nobile e potente famiglia dei Borromeo. Dopo aver studiato
La persecuzione è una grazia, un dono inestimabile di Dio, che ci conforma a Nostro Signore Gesù Cristo, ponendoci al

TEMPLUM DOMINI

Leggi la nostra rivista telematica
Templum Domini

CANALE WHATSAPP

Iscriviti al nostro canale Whatsapp per contenuti esclusivi

error: Questo contenuto è protetto!