L’orrore delle Messe per i bambini

Quando al centro non c’è Cristo ma la deficienza e l’infantilismo: come allontanare le piccole anime dalla fede.

In ogni parrocchia, in cui si riescono ancora a garantire almeno due Messe festive, non possono mancare le celebrazioni “dedicate” ad alcuni gruppi, con tutta una serie di diversificazioni non codificate né previste dalle rubriche, ma considerate da alcuni zelanti “operatori pastorali” come dogmi intoccabili. Iniziamo quindi ad esporle, ricordando sempre che non è nostra intenzione offendere nessuno:

• Messa del mattino presto: celebrata generalmente non oltre le 8.30, è quella in cui l’età media supera i settant’anni, accompagnata da continui colpi di tosse e scricchiolii di articolazioni; vengono spesso eseguiti brani più tradizionali, a volte addirittura in latino (classico dei classici, il Salve Regina finale);

• Messa di metà mattinata: è quella per i bambini, su cui ci soffermeremo presto;

• Messa di tarda mattinata: inizia in genere alle 11.00 o alle 11.30, è quella per i giovani che hanno fatto tardi il sabato sera (caratteristica che spesso va intesa in senso metafisico e non anagrafico, perché anche il trentacinquenne single che va a bere la birra in oratorio si sente giovane), e in cui si eseguono brani in stile Verbum Panis.

• Messa della sera: è quella di chi la mattina dorme, ma anche di chi ha dovuto lavorare. È la più dimenticata da tutti.

Foto di Richard Hawker su New Liturgical Movement

Veniamo all’oggetto dell’orrore: la Messa per bambini. Anzitutto, non è in sé un problema l’esistenza di una Messa per i più piccoli e le loro famiglie. Per esempio, negli orari del 1911 della cattedrale di Westminster si può trovare che, alle 9 della domenica e delle altre feste di precetto, era prevista una “children’s Mass with sermon”. Possiamo ipotizzare si trattasse di una Messa celebrata da colui che seguiva la catechesi (quello che molti ragazzini chiamano “il don dell’oratorio”), con la traduzione delle letture in inglese (previa proclamazione in latino, ovviamente), una predica di facile comprensione e l’esecuzione di mottetti in volgare. La Messa, tuttavia, resta tale e quale: non si tagliano delle parti, non si cambiano le parole, non vi sono momenti didascalici all’interno della celebrazione.

Il 1° novembre 1973 venne approvato l’infausto Direttorio per le Messe dei fanciulli: l’idea di base è che la Messa può e deve essere adattata in base all’assemblea presente, che è parte attiva; pertanto, di fronte a dei bambini si tagliano le letture (passando talvolta direttamente al Vangelo), si semplificano i testi, si lascia ampio spazio alle didascalie. Tremenda è la prassi di alcune parrocchie che in queste Messe per i bambini prevede canti stupidi con testi senza senso («Vorrei trovarti un nome strano», «perché la festa siamo noi che camminiamo verso Te», ecc.), balli e gesti anche dall’altare, risate continue, battute sagaci e frasi da completare: «Oggi siamo qui per…Ge…ditelo voi bambini…Geeee…».

Potremmo dunque dire moltissime cose e fare un elenco lunghissimo di errori e criticità visti in giro alle Messe per bambini, ma il problema è il principio generale: perché bisogna adattare la struttura di una Messa? Perché si vuole perderel’attenzione su Gesù Cristo, vero centro di tutto? Non è da trascurare il fatto che queste dimostrazioni di infantilismo e di deficienza stufano i bambini non appena diventano più grandi e, ricevuta la Cresima, rifuggono da ogni celebrazione. Le pagliacciate fanno anche ridere, ma non durano: è necessaria la Croce.

Luca Farina

Caposervizio della sezione Liturgia. Si è laureato in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Insegna italiano, storia e geografia all'istituto "Jean Monnet" di Mariano Comense.
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