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Maria: Madre di Cristo o Madre di Dio?

Il dubbio se la Madonna sia la madre di Cristo o la madre di Dio potrebbe sembrare una questione di poco conto, quasi senza senso. È fondamentale, tuttavia, al fine di entrare al meglio nella comprensione di questa parte della teologia mariana, arrivare a scoprire il come e il perché questi due titoli – apparentemente molto simili – siano nati e si siano sviluppati nel corso della storia della Chiesa per arrivare fino ai giorni nostri.
Alcuni tratti della Madonna

Il solo dei quattro Vangeli che riporta l’episodio dell’Annunciazione e che pone un’attenzione particolare sulla Madonna è il Vangelo secondo Luca. Qui, la maggior parte del primo capitolo, è dedicato «a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe» (Lc 1, 26-27). Questa vergine, di nome Maria, accoglie l’annuncio dell’angelo Gabriele e, con esso, anche la chiamata, la vocazione affidatagli direttamente da Dio. Grazie al suo assenso nei confronti di quest’ultima e al supporto della Grazia divina, Maria diventa a tutti gli effetti la Madre di Gesù.

“Madre di Cristo” secondo il Catechismo

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci dà una definizione chiara di Maria come madre di Cristo: «[…] Numerosi Padri e dottori della Chiesa vedono nella Donna annunziata nel “protovangelo” la Madre di Cristo, Maria, come “nuova Eva”. Ella è stata colei che, per prima e in maniera unica, ha beneficiato della vittoria sul peccato riportata da Cristo: è stata preservata da ogni macchia di peccato originale e, durante tutta la sua vita terrena, per una speciale grazia di Dio, non ha commesso alcun peccato» (CCC 411). Grazie a questo articolo del Catechismo, che riassume in modo sintetico e molto chiaro la missione di Maria, possiamo dire, con la certezza donataci dalla Chiesa e dalla Tradizione, che Maria è la Madre di Cristo.

La dottrina cristologica di Nestorio

Tuttavia, può, questo titolo mariano – Madre di Cristo – può considerarsi a tutti gli effetti corretto? Questo dubbio si insinuò anche nel pensiero di molti pastori nel corso della storia della Chiesa. Tra la fine del IV secolo e la prima metà del V, uno dei personaggi che suscitò più scalpore all’interno della Chiesa fu Nestorio (386-451 d.C.), teologo e arcivescovo di Costantinopoli dal 428 al 431 d.C. Egli, tuttavia, è ricordato principalmente per aver diffuso, nella quasi totalità della Chiesa Orientale, dottrine teologiche che saranno condannate come eretiche dal Concilio di Costantinopoli (381 d.C.) e dal Concilio di Efeso (431 d.C.). Uno dei grandi dibattiti filosofici e teologici all’epoca di Nestorio consisteva nel discorso sulla natura umana e sulla natura divina. Secondo il pensiero classico greco, il quale ha influenzato in modo significativo tutta la teologia della Chiesa Orientale e Occidentale, ogni uomo, in quanto persona, sarebbe caratterizzato dalla sua natura umana. Questa concezione della natura e della persona ha gettato le basi fin dai tempi di Aristotele per una concezione metafisica della realtà. Come conciliare, però, la presenza in Cristo della natura umana e della natura divina? Nestorio tenta di risolvere la questione della doppia natura di Gesù, introducendo un’altra persona in Gesù. Se, come sostiene la metafisica, ad ogni persona corrisponde una sola natura, in Gesù Cristo, secondo la dottrina nestoriana, sarebbe presente una persona per ogni natura: il risultato consiste nella doppia natura e doppia persona di Cristo. Per Nestorio, tuttavia, questa unione sarebbe più morale che sostanziale: viene, qui, presa in causa anche la consustanzialità tra Padre e Figlio. A difesa della retta dottrina intervennero, contro Nestorio, Cirillo di Alessandria e i Padri Cappadoci, in particolare Gregorio di Nazianzo (329-390 d.C.), o Nazianzeno. Egli, smentirà la dottrina del “doppio Gesù” dimostrando la presenza delle due nature, divina e umana, nella sola persona di Cristo.

Madre di Cristo o Madre di Dio?

Direttamente collegata alla dottrina cristologica, Nestorio formula anche una dottrina riguardante la Madonna: ella viene da lui definita come Christotokòs, ossia Madre di Cristo. La Madonna, infatti, secondo Nestorio, non sarebbe la madre del figlio di Dio, ma semplicemente di un uomo all’interno del quale Dio è presente non per consustanzialità (stessa sostanza), ma per ispirazione, come accade nel caso dei profeti. Il Concilio di Efeso (431 d.C.), grazie anche al contributo teologico dei Padri – in particolare di Gregorio Nazianzeno, il quale formulò la dottrina della Theotokòs (Madre di Dio) in contrapposizione alla dottrina nestoriana della Christotokòs – ha proclamato Maria come Madre di Dio, per il concepimento umano del Figlio di Dio nel suo seno. Questo, inoltre, conferma anche la smentita dell’eresia, ariana e nestoriana, della negazione di consustanzialità tra Padre, Figlio e Spirito Santo all’interno della Santissima Trinità. Esplicita il Catechismo in uno dei suoi articoli: «[…] colui che Maria ha concepito come uomo per opera dello Spirito Santo e che è diventato veramente suo Figlio secondo la carne, è il Figlio eterno del Padre, la seconda Persona della Santissima Trinità. La Chiesa confessa che Maria è veramente la Madre di Dio» (CCC 509).

Conclusione

I titoli mariani di “Madre di Cristo” e “Madre di Dio” sono da considerare entrambi corretti. Questi sono tutt’oggi adoperati quotidianamente dalla Chiesa Cattolica e più volte citati all’interno del Catechismo. Nella storia della Chiesa, in seguito all’eresia nestoriana, si è sempre cercato di adoperare questi appellativi in maniera chiara ed esplicita, al fine di evitare ulteriori sviste e cadute nell’elaborazione e negli studi teologici. In battuta finale è possibile dire che entrambi i termini sono, certamente, corretti: possono, tuttavia, diventare erronei nel momento in cui venga considerato uno dei due senza tener in considerazione l’altro.

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