Questi sono i fiori della nostra vita che olezzano soavemente per il Cristo, che mandano buon profumo a Dio, onde dice l'Apostolo: Perché noi siamo il buon profumo di Cristo per Dio (II Corinti, 2, 15).
Il Signore ci ha dunque elargito la Quaresima perché durante questo tempo, cosí come fa tutta la natura, noi concepiamo i germi delle virtú per produrre il frutto della giustizia nel giorno della Pasqua.
Ora, nello stesso spazio di quaranta giorni, il Cristo s'è esercitato (Matteo, 4, 2), non per progredire Egli stesso, ma per mostrare a noi come progredire verso la salvezza. In Lui non v'era spina di peccato da trasformare in fiore; poiché era egli stesso il fiore nato non da spina ma da verga, come dice il profeta: Uscirà una verga dalla radice di Jesse, e un fiore salirà su dalla radice (Isaia, 11, 1).
La verga infatti era Maria, gentile, semplice e vergine, che germinò il Cristo come un fiore dalla integrità del suo corpo.
Il Signore dunque ha stabilito per noi questa osservanza quaresimale digiunando egli stesso ininterrottamente per quaranta giorni e notti senza voler mangiare.
Ma infine, dice l'Evangelista, ebbe fame. Come può dunque essere che, non avendo sentito fame né sete per cosí tanti giorni, dopo abbia avuto desiderio di mangiare? Ebbe fame, certo; e non possiamo negare che abbia desiderato di mangiare: perché desiderava non il cibo degli uomini ma la loro salvezza, non agognava banchetti di vivande terrene ma bramava la santificazione delle anime immortali.
Infatti il cibo del Cristo è la redenzione dei popoli, cibo del Cristo è l'adempimento della volontà del Padre, come disse Egli stesso: Mio cibo è di fare la volontà del Padre che mi ha mandato (Giovanni, 4, 34).
Quindi dobbiamo anche noi sentire la fame, non di quel cibo che si imbandisce sulle mense di questo mondo, ma di quello che si coglie dalla lezione delle divine Scritture!
Poiché quello nutre il corpo per il tempo, questo ristora l'anima per l'eternità.
(Dalla raccolta antologica: Sermoni di S. Massimo, Il Tempo della Santa Quaresima, Vescovo di Torino, édita dalle Ed. Paoline nel 1975)