Primo dolore: LA PROFEZIA DI SIMEONE
Affinché la devozione ai dolori di Maria si radichi nel nostro cuore, consideriamo una ad una le spade che trafissero il Cuore Immacolato della Vergine.
I Profeti avevano descritta la vita di Gesù in tutti i particolari, specialmente iella Passione. La Madonna, che cono;ceva le profezie, accettando di divenire Madre dell’Uomo dei dolori, sapeva bene a quante sofferenze- sarebbe andata incontro.
È cosa provvidenziale non conoscere le croci che Dio ci riserva nel corso della vita; la nostra debolezza è tale che resterebbe schiacciata al pensiero di tutte le tribolazioni future. Maria Santissima, affinché soffrisse e meritasse di più, ebbe una conoscenza dettagliata delle pene di Gesù, che sarebbero state anche pene sue. Per tutta la vita portò in pace nel cuore la sua amarezza amarissima.
Presentando Gesù Bambino al Tempio, senti dirsi dal vecchio Simeone: « Questo Bambino è posto in segno di contraddizione … Ed una spada trapasserà la tua stessa anima » (S. Luca, II, 34).
Ed invero, il cuore della Vergine senti sempre la trafittura di questa spada. Amava senza limiti Gesù e si doleva che un giorno sarebbe stato perseguitato, chiamato bestemmiatore ed indemoniato, sarebbe stato condannato innocentemente e poi ucciso. Dal suo Cuore materno non si allontanava tale visione dolorosa e poteva dire: Il mio- diletto Gesù è per me un mazzetto di mirra! –
Scrive il Padre Engelgrave essere stata rilevata a Santa Brigida questa sofferenza. La Vergine disse: Nutrendo il mio Gesù, io pensavo al fiele ed all’aceto che i nemici gli avrebbero dato sul Calvario; rivolgendolo nelle fasce, il mio pensiero andava alle corde, con le quali sarebbe stato legato come un malfattore; quando lo contemplavo addormentato, me lo figuravo morto; quando miravo quelle sue sacre mani ed i piedi, pensavo ai chiodi che l’avrebbero trafitto ed ‘ allora i miei occhi si riempivano di lacrime ed il mio Cuore era straziato dal dolore. –
Anche noi abbiamo ed avremo nella vita la nostra tribolazione; non sarà la spada acuta della Madonna, ma certo per ogni anima la propria croce è sempre pesante. Imitiamo nella sofferenza la Vergine e portiamo in pace la nostra amarezza.
A che giova dirsi devoti della Madonna, se nel dolore non ci si sforza a rassegnarsi ai voleri di Dio? Non si dica mai quando si soffre: Questa sofferenza e troppa; supera le mie forze! – Il dire così è una mancanza di fiducia in Dio ed un affronto alla sua bontà e sapienza infinita.
Gli uomini conoscono i pesi che i loro giumenti possono portare e non danno ad essi un peso più forte, per non aggravarli. Il vasaio sa quanto tempo la sua creta deve rimanere nel forno, per essere cotta al grado di calore che la renda pronta agli usi; non ve la lascia né più né meno.
Bisogna non aver riflettuto mai per osare dire che Dio, Sapienza infinita e che ama di amore infinito, possa caricare le spalle delle sue creature di un fardello troppo pesante e possa lasciare più a lungo di quanto occorra nel fuoco della tribolazione.
ESEMPIO Nelle Lettere Annuali della Compagnia di Gesù si legge un episodio, avvenuto ad un giovane indiano. Questi aveva abbracciata la Fede Cattolica e viveva da buon cristiano. Un giorno fu preso da forte tentazione; non pregò, non rifletté al male che stava per compiere; la passione lo aveva accecato.
Decise di uscire da casa per commettere un peccato. Mentre si avviava all’uscio, udì queste parole: – Fermati! … Dove vai? –
Si voltò e vide un prodigio: l’immagine della Vergine Addolorata, ch’era alla parete, si animò. La Madonna staccò dal suo petto la piccola spada e riprese a dire: Su, prendi questa spada e ferisci me, anziché il Figlio mio, col peccato che vuoi commettere! –
Il giovane, tremante, si prostrò a terra e con vera contrizione chiese perdono, piangendo dirottamente.