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Memorie del Rito Ambrosiano I

Parte prima, Capo Primo. Volume "Memorie Relative al Rito Ambrosiano, alla sua liturgia, alle sue rogazioni, ed ad altre cerimonie". Epoca: primo decennio del '900.

Capo Primo – Parte Prima

§ I. Antichità del Rito Ambrosiano

Ella è volgare opinione (Cosí i RR. MM. Cisterc. nelle Antich. Lomb. Mil. Vol. III.) sino dall’undecimo secolo tramandataci da Landolfo il vecchio (Lib. I. c. a. et seq. ap. Rer. Ital. Script. V. IV.), e per mancanza di criterio adottata eziandio da alcuni recenti nostri scrittori che il rito, il quale nella Chiesa Milanese si pratica, come anche l’istituzione di vari ordini ed uffizi del clero di essa, tutto attribuir si debba a S.Ambrogio. Quanto dal vero si scosti tale asserzione si dimostrerà a suo luogo, dove l’enumerazione farassi di qui’ riti, dei quali Egli è stato veracemente l’istitutore. Qualunque sia l’epoca della fondazione della Chiesa di Milano, dubitar non si può che sino dalla prima sua origine non siavisi celebrata la liturgia, amministrati i sacramenti, e quel culto esteriore esercitato, proprio della cristiana religione; tutte cose, che senza sacre cerimonie e riti sacri non avrebbero potuto praticarsi. Ma poichè fra questi riti, si vedrà, alcuni ve ne sono simili ed accostantisi a quelli, che particolari sono della Chiesa greca, egli perciò è assai verisimile, che da quei primi nostri vescovi, greci di nazione, siano stati dalle Chiese, in cui educati furono, nella Milanese trapiantati. Nel dover di questi, oltre S.Barnaba, che gli Scrittori delle cose patrie riconoscono per fondatore di essa, e S. Anatalone, che dicesi essere stato il suo successore, si collocano un Calimero, un Miroclete ed un Eustorgio. Ov’abbia luogo questa congettura, che a noi ragionevol sembra, ne segue che tali riti abbian ad essere i più antichi ed i più autentici della nostra Chiesa, ed anteriori a quelli, che S.Ambrogio vi ha introdotto. Se molti come di quelli, cosí di questi riti vi si osservano tuttora, molti nondimeno di essi, coll’andar dei secoli vi sono stati aboliti o cambiati, e più altri nuovi eziando formati, ec.

§ II. Dell’Ufficiatura e delle altre preci nè diversi periodi dei primitivi tempi

È ella stata del tutto priva la Chiesa Milanese di uffizi divini avanti S.Ambrogio? È egli stato il primo che li abbia introdotti? O veramente son essi di più recente istituzione? I sullodati Monaci Cistercensi nelle sovracitate Antichità, ec. cosí rispondonsi. Benchè assai scarse ed incerte sieno le notizie, che hannosi di questa nostra Chiesa avanti che S.Ambrogio ne fosse eletto a vescovo; pure essendo stata già da lungo tempo avanti lui la religione cristiana in Milano piantata, ove allignato aveva e prosperato felicemente, dubitar non si può che non vi sia stato insieme introdotto ciò, che all’esterior forma della Chiesa si appartiene; celebrazione cioè della liturgia, partecipazione dei sacramenti, catechismi, lezioni delle sacre scritture, spirituali colloqui, varie preci e per vari stati di persone, recitazioni di Salmi e di sacri inni ed altre simili pratiche religiose, le quali erano, per la maggior parte, d’apostolica istituzione ed a tutte le altre primitive chiese comuni.

Finchè durarono le persecuzioni contro i cristiani, eseguir non si potevano tali atti se non di nascosto e quasi furtivamente. Ma da che, per la pace sul principio del quarto secolo compartita da Costantino augusto con legge data da Milano, cominciò la cristiana religione ad essere libera e ad alzare il capo, potè altresí ne’ sacri pubblici templi esercitar le sue funzionino maggior decoro e splendore, fissarne i giorni e le ore in eseguirle, accompagnandole con nuovi riti e con più ampie cerimonie. Con tutto ciò, sebbene alcune disposizioni si fossero già date per le pubbliche preci nelle chiese, ed anche ripartite già fossero le ore sí del giorno, che della notte da intervenirvi i fedeli, non consta in che precisamente consistessero queste preci e quale ne fosse la distribuzione. Non consta nemmeno che i fedeli assistessero tutti quotidianamente nelle chiese alle suddette preci, e che ad esse fossero in special modo obbligate le persone del clero. Essendo in quei primi tempi assai scarso il clero, il quale altronde era di continuo impiegato sotto il proprio vescovo nell’attendere ai bisogni spirituali di tutto il popolo, sembra anzi che gli ecclesiastici avrebbero dovuto esserne disperati, o almeno concorrervi allora soltanto che fossero stati liberi dalle altre più pressanti incombenze. Il voler dunque nei primi periodi del libero esercizio della cristiana religione ravvisar Uffizio ed ore canoniche quotidiane come nelle altre cosí ancora nella Chiesa Milanese, egli è un confondere la moderna coll’antica ecclesiastica disciplina.

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