La città eterna ha reso il suo saluto al Vescovo di Roma. Il corteo ha percorso le strade della città eterna, gli applausi hanno accompagnato il passaggio, gli onori terreni sono stati tributati con ogni cura e solennità.
Roma ha compiuto il suo dovere, e lo ha fatto secondo il linguaggio della storia, della tradizione e della civiltà.
Eppure, al di là dei riti e delle parole, il cristiano non può non volgere lo sguardo verso un’altra realtà, invisibile ma più reale di ogni cerimonia: il Mistero dell’incontro tra l’anima e il suo Creatore.
Ogni morte, e in particolare quella di un Pontefice, è avvolta nel velo dei Novissimi: morte, giudizio, inferno, paradiso. Non come monito esterno, ma come verità che plasma la fede, che la nutre, che la tiene desta.
Mentre i popoli gli rendono onore, una domanda silenziosa si fa largo tra i cuori: ha ricevuto il conforto dei sacramenti? È stato assistito dalla Chiesa che ha servito? Ha avuto la grazia di pronunciare l’Eccomi definitivo davanti al Signore della Vita?
Domande che la pietà cristiana non può scacciare, domande che un tempo costituivano la vera preoccupazione alla morte di un pastore d’anime. Non l’apparenza, ma la sostanza: non il corteo, ma l’anima; non gli onori, ma la grazia.
Nel tripudio delle forme, rischiamo di dimenticare che il compito più alto della Chiesa è accompagnare le anime all’incontro con Dio. Per ogni cristiano, per ogni sacerdote, per ogni Pontefice, la morte non è un epilogo, ma un passaggio: una soglia che introduce al compimento delle promesse battesimali.
Così, mentre Roma saluta il suo Vescovo, il cuore credente si inginocchia in silenzio. Non per giudicare, ma per pregare.
Perché ciò che importa, alla fine, non è l’applauso degli uomini, ma il giudizio di Colui che scruta i cuori. Non è l’onore del mondo, ma la fedeltà vissuta davanti al Volto di Dio.
Nel segreto di questo mistero, senza clamore, si leva l’unica supplica che la Chiesa ha sempre insegnato ad elevare per i suoi defunti:
Signore, accogli il tuo servo nella Tua misericordia. Perdona ciò che deve essere perdonato, purifica ciò che deve essere purificato, compi nella Sua anima l’opera che Tu solo conosci.
E mentre le campane suonano e i cortei avanzano, la vera domanda risuona tra le cupole eterne:
Roma saluta. Ma Dio, l’ha accolto? Noi siamo chiamati ad elevare questa preghiera perché il Signore lo accolga tra le sue braccia. Così sia!
Alex Vescino
Direttore