Quando pensiamo a contesti estremi, e alle Messe lì celebrate, non dobbiamo pensare semplicemente a luoghi dove si vive in prima persona la guerra, bensì a veri e propri campi di battaglia in cui è difficile prevedere cosa possa succedere da un momento all’altro.
Alcuni forse avranno presente il frammento di un film nel quale si vede un sacerdote dire Messa con dei soldati in un campo poco dopo preso di mira dalle bombe nemiche. Si vede il sacerdote rimanere immobile, impassibile, che continua la celebrazione, con il cuore pieno di paura, ma allo stesso tempo fiducioso e speranzoso nella misericordia di Dio.
Inoltre, da immagini e filmati d’epoca, risalenti alle due guerre mondiali, ci vengono mostratecelebrazioni svolte nella semplicità richiesta dalla situazione e con il minimo indispensabile per la celebrazione della Santa Messa.
Ad esempio con paramenti sgualciti, altari arrangiati su assi di legno o addirittura sulle valigette utilizzate per il trasporto delle suppellettili sacre, fino alla mancanza di paramenti e tanto altro. Eppure quelle celebrazioni erano vissute come oggi, spesso, non si è più capaci di fare.
Anche nella semplicità, non veniva meno la dignità della celebrazione, dignità che laici e sacerdoti invece, in alcune occasioni, tramutano in una semplicità per lo più sciatta capace di trasmette ai fedeli solo un senso di superficialità della Messa.
Ciononostante, quei soldati desideravano tanto la Messa, poiché spesso era difficile raggiungere i vari accampamenti per la mancanza di sacerdoti o banalmente per la lontananza. Proprio per questo, aumentava in loro il desiderio di Cristo e il bisogno di nutrirsi di Lui.
I soldati, nella seconda guerra mondiale, dovevano accontentarsi delle poche occasioni a loro disposizione per la celebrazione della Messa, dei sacramenti e dei sacramentali, tanto che i sacerdoti davano loro l’assoluzione generale, e non individuale (ne abbiamo parlato in un articolo sulle assoluzioni collettive) perché non vi era il tempo materiale, a causa dei tanti imprevisti possibili, di ascoltare le confessioni individuali.
Nel 1942, la Confraternita del Preziosissimo Sangue, in America, pubblicò il My Military Missal (il mio messale militare) che conteneva tutti gli strumenti utili alla preghiera dei militari e che poteva facilmente essere inserito in tasca o nello zaino.
Una peculiarità di questo piccolo messale è che questo offriva un Mass-Clock (Orologio della Messa) e una Mass-Clock-Prayer (Preghiera dell’Orologio della Messa) per quei soldati che non avevano la possibilità di partecipare alla Messa domenicale. Tutto quello che bisognava fare era guardare il Mass-Clock, che mostrava tutti i fusi orari del mondo, trovare una zona in cui venivano offerte le Messe mattutine e poi recitare la Mass-Clock-Prayer per unire le proprie preghiere a quelle della Messa scelta.
Mi sono concentrato sulla situazione nel corso della seconda guerra mondiale perché è l’esempio cronologicamente più vicino a noi, ma la liturgia, che è anche frutto dell’esperienza umana, ci porta tanti esempi di “situazioni estreme”, basti pensare alla rubrica, presente nel Missale Romanum del 1962, che indica, in caso di congelamento del vino consacrato (utile specialmente nei Paesi che vivono situazioni di freddo estremo), di sciogliere quest’ultimo a bagnomaria.
Qual è, dunque, il senso di tutto questo discorso?
Oggi spesso riduciamo la liturgia ad uno spettacolo interattivo, riducendo sempre più la parte sacra della Celebrazione, il Mistero della nostra Fede, l’atto d’amore del Padre verso i suoi figli.
La Messa è diventata per molti un’abitudine o, peggio ancora, una consuetudine da vivere soltanto in occasioni particolari (matrimoni, comunioni, cresime ecc.) e spesso siamo anche noi, che la viviamo, o dovremmo viverla, per quella che è realmente, ad alimentare tutto ciò con la nostra superficialità: paramenti logori e maltrattati, suppellettili sacre non curate, poco decoro nei gesti, nei movimenti.
Eppure, la Liturgia e la storia ci insegnano che in ogni caso, in qualunque luogo o situazione, anche la più difficile, la celebrazione della Messa continua a mantenere la sua dignità originaria.
E come mai oggi facciamo tanta difficoltà ad impegnarci nel vivere e nel preparare con dignità e cura le nostre celebrazioni?
Credo che, guardando a questi esempi, si possa riflettere e comprendere che grazie alla cura, all’attenzione e all’intensità con la quale partecipiamo alle nostre Liturgie, potremmo essere d’esempio per gli altri e mostrare la bellezza del seguire Cristo e del Santo Sacrificio.