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Non vi lascerò orfani, dice il Signore

Nella festa di Pentecoste, i cristiani ricordano la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, riuniti intorno alla Madre del Signore (Atti, capitolo 2). La festa si celebra il 50esimo e ultimo giorno del periodo pasquale. Nel 2022, la Pentecoste cade domenica 5 giugno.

La Pentecoste, che celebriamo questa domenica, è il periodo liturgico successivo alla Pasqua. Celebra la discesa dello Spirito Santo sulla Chiesa. La discesa dello Spirito Santo inaugura una nuova era per il popolo di Dio.

Il termine Pentecoste deriva dal greco e significa cinquantesimo giorno. Il nome Pentecoste fu dato originariamente alla festa ebraica delle Settimane, che cadeva il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua. In questo giorno, i primi frutti del raccolto di grano venivano offerti al Signore (Levitico 23:15-21 e Deuteronomio 16:9-11). Il secondo capitolo degli Atti inizia dicendo che la festa delle Settimane era appena trascorsa.

In Atti 2:1-41 lo Spirito Santo discese sugli Apostoli. Questo avvenne dieci giorni dopo l’Ascensione di Gesù. Gesù aveva chiesto ai suoi apostoli di pregare e i loro nove giorni di preghiera vengono considerati dalla tradizione cattolica come la prima forma di novena.

Quando lo Spirito Santo scese sugli Apostoli, essi predicarono la Buona Novella di Gesù Cristo. Miracolosamente, persone di molte lingue e nazioni diverse potevano capire gli Apostoli nelle loro lingue. Questo miracolo rifletteva il desiderio di Dio che il Vangelo fosse predicato a tutti e che tutti i popoli della terra fossero uniti nella fede; e questa intenzione è espressa nella preghiera di colletta della Messa di Pentecoste:

Dio onnipotente ed eterno, che hai racchiuso la celebrazione della Pasqua nel tempo sacro dei cinquanta giorni, rinnova il prodigio della Pentecoste: fa’ che i popoli dispersi si raccolgono insieme e le diverse lingue si uniscano a proclamare la gloria del tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Non vi lascerò orfani, dice il Signore

Un’altra meraviglia della Pentecoste fu l’apparizione di lingue di fuoco che si posarono sugli apostoli. Come il fuoco del roveto ardente apparso a Mosè, così sempre il fuoco è presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Un fuoco che arde ma non brucia. Un fuoco che purifica. Dio non lasciò dubbi sul fatto che la Pentecoste fosse un evento importante nella storia della Chiesa e che lo Spirito Santo fosse veramente presente.

Le lingue di fuoco miracolose, insieme alla capacità degli Apostoli di parlare in diverse lingue, possono sembrare i segni più impressionanti della Pentecoste. Tuttavia, l’effetto più importante e duraturo della Pentecoste è la testimonianza e la predicazione del Vangelo.

Pietro, guida degli apostoli, si mise davanti alle folle e predicò. Predicò con audacia e convinzione. Si consideri che fino a quel momento gli Apostoli non avevano predicato affatto. Solo dieci giorni prima, gli Apostoli pensavano ancora che la missione di Gesù fosse quella di restaurare un regno terreno a Israele (cfr. At 1,6). Ora, invece, Pietro riconosce la missione di Gesù e predica con coraggio, invece di rimanere impaurito nascosto in una stanza.

L’audacia che lo Spirito Santo ha dato agli Apostoli a Pentecoste ha dato loro il coraggio e la saggezza di predicare a molte nazioni e popoli. Questo, a sua volta, ha portato alla diffusione del cristianesimo e alla conversione di migliaia di persone. Il giorno di Pentecoste furono battezzate circa tremila persone (Atti 2:41).

La Pentecoste possiamo definirla come il compleanno della Chiesa perché, è lì in quel cenacolo, alla presenza di Maria, che nasce la Chiesa; da quel momento gli apostoli portarono il messaggio di Cristo a tutto il mondo. L’autorità che Cristo ha dato ai suoi apostoli attraverso lo Spirito Santo si estende oggi attraverso i vescovi. Lo Spirito Santo continua a guidare la Chiesa. Infatti, Sant’Agostino diceva che lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa. Come l’anima dà vita al corpo, così anche lo Spirito dà vita alla Chiesa.

La Pentecoste ha inaugurato un tempo nuovo della Chiesa attraverso la quale Cristo opera in diversi modi per la nostra salvezza:

Il giorno di pentecoste, con l’effusione dello Spirito Santo, la Chiesa viene manifestata al mondo. Il dono dello Spirito inaugura un tempo nuovo nella «dispensazione del mistero»: il tempo della Chiesa, nel quale Cristo manifesta, rende presente e comunica la sua opera di salvezza per mezzo della liturgia della sua Chiesa, «finché egli venga» (1 Cor 11,26). In questo tempo della Chiesa, Cristo vive e agisce ormai nella sua Chiesa e con essa in una maniera nuova, propria di questo tempo nuovo. Egli agisce per mezzo dei sacramenti; è ciò che la tradizione comune dell’Oriente e dell’Occidente chiama «l’economia sacramentale»; questa consiste nella comunicazione (o «dispensazione») dei frutti del mistero pasquale di Cristo nella celebrazione della liturgia «sacramentale» della Chiesa.

In altre parole, anche se dalla sua Ascensione Gesù non è più fisicamente presente sulla terra, Gesù non ci ha lasciati soli. Anzi, è ancora presente a noi in altri modi. Gesù ci ha lasciato i sacramenti, attraverso i quali lo Spirito Santo trasmette la grazia di Dio in modo tangibile. La Pentecoste segna l’inizio di questo nuovo tempo sacramentale in cui viviamo oggi. Lo fa perché i ministri dei sacramenti, sacerdoti e diaconi, hanno il potere di celebrare i sacramenti perché lo Spirito Santo agisce attraverso di loro. Lo Spirito Santo conforma il ministro a Cristo. Chi si nutre e si accosta con frequenza ai sacramenti viene conformato anch’esso a Cristo.  Accostiamoci dunque con frequenza ai sacramenti, nutriamoci del corpo di Cristo nella santa Eucarestia, memoriale dell’ultima cena e presenza reale di nostro signore Gesù Cristo. Proprio  nel discorso dell’ultima cena, Gesù avverte i suoi discepoli che soffriranno come lui sta per soffrire.  Ma non parla solo di sofferenza.  Né si aspetta che sopportino stoicamente tale sofferenza con la sola forza di volontà.  Infatti, come ha già avvertito Pietro, sa che non possono, umanamente parlando, resistere alla tempesta che stanno per affrontare, né alle tempeste che la Chiesa dovrà affrontare in futuro (Gv 13,38).  Come presto scopriranno, lo abbandoneranno tutti.  È il meglio che la loro umanità decaduta possa fare.

Ma Gesù non lascerà gli apostoli alla loro umanità decaduta.  Promette di nuovo di inviare lo Spirito Santo, il Paraclito.  In Giovanni 14:16-17 ci viene detto che lo Spirito è un altro Paraclito, che significa avvocato, difensore, guida, amico.  L’implicazione è che Gesù sia il primo Paraclito e che lo Spirito Santo – l’altro Paraclito – viene quindi a continuare e completare l’opera iniziata da Cristo.  Questo è esattamente il quadro che Luca dà in Atti 1:1, quando ci dice che il suo Vangelo descrive ciò che Gesù “cominciò” a fare e a insegnare.  Negli Atti, si capisce che lo Spirito sta portando avanti ciò che Gesù ha iniziato, perché è lo Spirito di Cristo stesso (Romani 8:9).  E lo Spirito è ancora più intimo con la Chiesa di quanto non lo fosse il Gesù terreno, perché la investe, rendendo i membri del Corpo di Cristo capaci di fare ciò che non potrebbero fare con le loro forze naturali.

Viviamo dunque questi giorni in preghiera intensa con tutta la Chiesa e insieme con la Madonna, chiediamo l’effusione dello Spirito Santo su di noi, per celebrare la Pentecoste come momento di rinnovamento delle nostre promesse battesimali, e come momento in cui possiamo riprendere il cammino insieme con i fratelli in Cristo, in unione con lo Spirito Santo verso l’incontro con il Padre nella Gerusalemme celeste.

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