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L’incarnazione del Signore, che, fra poco, contempleremo nel Natale, ci spinge a porci una domanda: perché un bambino è tanto importante per noi? Non potrebbe la storia fare a meno di un desolato parto in una grotta di Betlemme per procedere? Assolutamente no.
“Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria quando hai mandato tuo Figlio a prendere su di sé la nostra debolezza; in lui nuovo Adamo hai redento l’umanità decaduta, e con la sua morte ci hai resi partecipi della vita immortale”
(Prefazio Tempo Ordinario III).
L’incarnazione del Signore, che, fra poco, contempleremo nel Natale, ci spinge a porci una domanda: perché un bambino è tanto importante per noi? Non potrebbe la storia fare a meno di un desolato parto in una grotta di Betlemme per procedere? Assolutamente no. Per noi cristiani quel bimbo “avvolto in fasce che giace in una mangiatoia” è il centro di tutta la storia, di tutto il mondo, di tutta la nostra vita. Il fatto che Cristo sia chiamato “nuovo Adamo” ci ricorda proprio questo: che, dopo il peccato di Abramo, dopo il morso alla mela, dopo che un uomo aveva per sempre separato la stirpe umana da Dio, millenni dopo, Nostro Signore ha scelto di tornare fra di noi, per cambiare il tempo e donarci l’eternità. Quanto videro gli occhi di quei poveri pastorelli della Palestina! Che fortuna ebbero quegli uomini, che si credevano abbandonati a loro stessi, che si trastullavano per i campi, portando qualche pecorella al pascolo e, forse, senza nemmeno troppa voglia!
Gesù Cristo scende nel mondo in una “notte splendida”, vuole scendere mirabilmente dalle stelle, vuole donarci di ricongiungerci con Lui. Solo per misericordia e per Amore. L’Amore di Dio, che ama senza confini, perdona sempre e ci invita nel Suo Regno, al termine di tutti i tempi. Lo stesso San Paolo parlava dell’uomo dopo Cristo come d’una ‘nuova stirpe’. E non finisce qui. L’incarnazione del Signore, come pure la Sua morte e resurrezione, non è solo un fatto storico, è qualcosa che continua ad avvenire ogni giorno nei nostri cuori. Seguiamo questa traccia, non lasciamoci distrarre da chi, magari, ci propone anche una calda stanza d’albergo, al posto di una fredda grotta. Solo lì si trova il Signore.
Sia per noi il pargoletto di Betlemme il biglietto da visita del Regno dei Cieli! Noi siamo nati in Adamo, ma siamo stati battezzati in Cristo. La scelta del vecchio Adamo, uomo adulto, maturo e autonomo, è quella della ribellione. La scelta del nuovo Adamo, un divino neonato, è quella dell’Amore. Nostro malgrado, ogni giorno noi scegliamo comunque di vivere secondo l’uomo. Scrive San Giovanni, “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”.
Per un giorno, ora, a Natale, viviamo secondo il nuovo Adamo. Ci sarà il dolore, ci sarà la croce. Ma la luce di un bambino, la luce di Dio ci tenga sempre compagnia e ci scaldi con il Suo conforto. In lumine Tuo videbimus lumen (Sal 35), “Alla Tua luce vediamo la luce”. Solo illuminati da Dio e dal suo Figlio, secondo Adamo, nato per noi, sarà davvero un ‘buon Natale’. Perché questo è il Natale, una rivoluzione dell’umano donata da Dio.