«Per la maggior Gloria di Dio e per la salvezza delle anime»

Il momento di studio, anzi, è per lo studente il fulcro della sua vita cristiana, in quanto riveste la duplice funzione di svolgimento dei propri doveri di figlio dell’unico Padre e di preghiera al Signore Dio.

«O Maria, Madre mia, Trono della Sapienza Eterna, donami la grazia di studiare con applicazione, imparare con facilità e memorizzare con fermezza e sicurezza per la maggior Gloria di Dio e per la salvezza delle anime». Ecco una preghiera che, al pari di tutte le cosiddette “preghiere prima dello studio”, sta finendo nel dimenticatoio. Al giorno d’oggi, infatti, pressoché nessun giovane conserva più la santa abitudine di levare lo sguardo a Dio prima di inabissarsi nei meandri dello studio. I risultati? Ore di studio a casa inconcludenti, lezioni in classe che sembrano dilatarsi a dismisura e rallentare il giro delle lancette sul quadrante dell’orologio e una voglia di mettersi sui libri ogni giorno minore. 

Eppure, la ragione è molto semplice. Lo studio, infatti, non è una semplice parentesi della nostra vita che noi abbiamo il dovere di relegare al minor minutaggio possibile, in modo da avere tempo da dedicare allo svago e al piacere tipici di uno spirito autoconservativo di sapore così poco cristiano. Il momento di studio, anzi, è per lo studente il fulcro della sua vita cristiana, in quanto riveste la duplice funzione di svolgimento dei propri doveri di figlio dell’unico Padre e di preghiera al Signore Dio. Lo studio di discipline a noi via via più gradite rappresenta l’opportunità più grande lasciataci dal Padre per giungere a conoscere i meccanismi più profondi della nostra indole di uomini e della natura stessa che ci circonda. E allora, poste queste premesse, come non desiderare di cominciare lo studio proprio chiedendo a Dio di assisterci in questa opera di incontro con lui?

Il problema, in poche parole, non sta nell’abbandono esteriore di una pratica santa e pia, ma in una mancanza interiore, ovvero nell’assenza di Dio nella vita scolastica dei giovani che popolano il nostro mondo. Prima ancora di costringerci a spendere parole e parole gratuite, quasi fossimo pappagalli ammaestrati, domandiamoci: perché studio? Per dovere? Forse, per piacere? Tutto ciò non basta. Le nostre preghiere saranno vere e sincere solo quando riconosceremo di accostarci allo studio come via profonda per conoscere il Padre attraverso gli interessi e i «talenti» che Lui stesso ci ha donato. Altrimenti, a cosa serve studiare? «Studere, studere, post mortem quid valere?»

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Luca De Zordo

Redattore presso la redazione di Ecclesia Dei.
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