Il 27 maggio 1893 veniva ordinato presbitero don Nazareno Patrizi. La sacra ordinazione si svolse nella basilica di S. Giovanni in Laterano, per imposizione delle mani del cardinal vicario Lucido Maria Parocchi. Era la vigilia della Ss.ma Trinità.
Don Nazareno proveniva da una famiglia di Bellegra, nella diocesi abbaziale di Subiaco, con una tradizione di ecclesiastici al servizio della curia romana. Ognuno di questi sacerdoti, dal 1719, fu titolare di un beneficio giuspatronato, detto “Beneficio Pesce” in virtù del cognome del fondatore. Esso per alcuni fu indispensabile, al fine di garantire il titulus ordinationis.
Dal Concilio di Trento fu normato il titulus ordinationis, suddiviso in titulus beneficii, titulus patrimonii e titulus pensionis (cioè una rendita fissa costituita a favore dell’ordinando con beni privati dello stesso oppure di un terzo o con beni ecclesiastici). Mediante il titulus beneficii i vescovi attingevano ad un beneficio ecclesiastico, come mezzo di sostentamento del clero. Tuttavia, i benefici non erano sufficienti per tutti i presbiteri secolari, pertanto fu istituito il titulus patrimonii, che doveva essere sussidiario dinanzi ad un’eventuale assenza di un titulus beneficii. Questo divenne nei fatti il titolo privilegiato, perché sopperiva all’insufficienza di titoli del beneficio e sgravava la diocesi dall’obbligo di mantenere il proprio clero.
Don Nazareno, tuttavia, non poté usufruire del Beneficio Pesce, che dopo l’unità d’Italia era stato damaniato dallo Stato. Quindi, non avendo sacro patrimonio né pensione, con grandi difficoltà riuscì ad essere ordinato a titolo del servizio alla diocesi di Roma.
Partì svantaggiato, rispetto ai suoi antenati, eppure riuscì da solo e con l’aiuto della Provvidenza ad arrivare più in alto di quanto credesse. Canonico dei Ss. Celso e Giuliano, professore, avvocato rotale, segretario d’ablegazione, prelato pontificio (da cappellano segreto di Pio X fino a prelato domestico di Pio XII e Giovanni XXIII); rifiutò addirittura una nunziatura apostolica che Benedetto XV gli propose.
Quando morì, il 4 febbraio 1959, scrisse: “lascio un nome onorato di cui la famiglia può ben gloriarsi […] voglio sperare saprete tener presente la mia memoria”.
Forse quest’ultima volontà è stata rispettata, almeno un minimo, con la nascita di un fondo archivistico che ne coltiva la memoria, presso l’archivio dell’abbazia territoriale di Subiaco. Inoltre, tutte le attività in suo onore e la documentazione del fondo archivistico sono indicate nel volume Per Mons. Nazareno Patrizi. Rassegna di una memoria, un opuscolo che sintetizza i luoghi della memoria del prelato, nella speranza che si continui a serbarne il ricordo e conoscerne il valore storico.
Note
- Cf. D. Bracale, Patrizi di Bellegra. Presbiteri al servizio della Curia Romana dal XVIII al XX secolo, seconda edizione, Roma 2020.
- Cf. C. Burgazzi, Il Sostentamento del Clero. Indagine storico‑giuridica circa la formazione dei canoni 1272‑1274‑1275 del “Codex Iuris Canonici” 1983 e la loro applicazione in ambito europeo, Pontificia Università Lateranense, Città del Vaticano 2002.
- Archivio dell’Abbazia Territoriale di Subiaco (= AATS), Fondo Patrizi-Bracale.
- AATS, Fondo Patrizi-Bracale, istituito il 6 agosto 2020.
- D. Bracale, Per Mons. Nazareno Patrizi. Rassegna di una memoria, Roma 2021.