Già nel mese di maggio si era animata la polemica sulla riapertura delle chiese: è un rischio? Verranno rispettati i protocolli? È giusto tornare?
Tuttavia, poche volte si è data la giusta risposta alle domande: perché le chiese hanno riaperto? Perché è giusto tenerle aperte?
Ebbene, le chiese non devono stare aperte per incontrare la comunità, fare festa insieme o, meglio, non è questo l’obiettivo principale: in chiesa si va per adorare Nostro Signore Gesù Cristo presente nel tabernacolo; per partecipare alla Santa Messa, il Sacrificio di salvezza; per ricevere il Divin Sacramento Eucaristico e fortificarci; per confessare con umiltà i nostri peccati davanti al sacerdote.
Ecco, questi sono i motivi per cui le chiese devono stare aperte: è una questione trascendente, non può ridursi alla semplice immanenza ammantata di quel buonismo un po’ bigotto del “Dobbiamo trovarci insieme, è la festa della comunità!!”, dimenticando che essa si costruisce non sulla simpatia del parroco ma attorno all’altare. Si dimentica anche che la chiesa è casa di Dio, casa di preghiera ( Domus mea domus orationis vocabitur), non è un’assemblea condominiale, un circolo sportivo o la piazza.
Pertanto, se la situazione dovesse aggravarsi, ci permettiamo di farci forieri di questo invito: iniziamo togliendo le attività non necessarie (feste, incontri, riunioni…) e garantendo sempre (quand’anche vengano nuovamente sospese le Messe cum populo) la possibilità di ricevere la Santa Eucarestia e di confessarsi.
Infine, un’ultima nota: riprendiamo a pregare. Chiediamo continuamente a Dio, con fiducia, la grazia di essere salvati dal contagio fisico e, ancor di più, dal peccato.