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Piccole riflessioni… di “Riflesso”

“Scosso e profondamente turbato di quanto ho udito da S.E.R. Mons. Franco Moscone, domenica 3 gennaio, in merito alla sua necessità di sottolineare come la comunione in bocca sia un “abuso”, ho ritenuto anche io necessario fare alcune osservazioni. A tal motivo mi sono affidato ad un sacerdote di cui per vari motivi non posso fare il nome, ma che personalmente garantisco essere di provata fede cristiana e dottrina cattolica. A nome di tutta la redazione lo ringrazio pubblicamente per come in poche e semplici parole sia riuscito a chiarire che solo le mani consacrate del sacerdote possono toccare il Corpo di Nostro Signore Gesù Cristo. A voi tutti auguro una buona lettura!”

Alex Vescino
Direttore

Molte persone chiedono a gran voce ai sacerdoti e ai teologi rimasti cattolici di ergere la voce contro gli scandali attuali, di impugnare il calamo di scriba veloce e correggere e protestare e impugnare tutte le follie propalate dagli uomini della chiesa di oggi. “Impossibile!” Rispondo. Neanche se uno avesse tutti gli occhi di Argo, tutta la forza di Eracle e tutto il fiato di Eolo potrebbe stare dietro alla rapidità compulsiva con la quale vengono concepite e partorite quelle che, se non fossero gravissimi vulnera alla fede, sarebbero idiozie sine sociis.

Ma se, infine, occorre dire qualcosa… qualcosa sia detto chiaramente.

Diciamo qualcosa del Vescovo Franco Moscone che il 3 gennaio, mentre celebra la festa della Santa Famiglia (così vuole il calendario riformato), mette in guardia gli sparuti fedeli dai “falsi spiritualismi” che in questo momento gli sono “di particolare preoccupazione” (sic!). Si capisce che nella nostra società, tutta rorida (per citare la “rugiada” novellamente restituta alle prose liturgiche della volgar lingua) di spiritualità, i falsi spiritualismi non possono che assorbire tutte le energie intellettuali dei nostri Presuli; essendo oggi la famiglia cattolica il fondamento stesso della societas christiana in cui viviamo non occorre certo richiamare i fondamenti dottrinali e morali su cui essa si erge, essendo essi a tutti per sé evidenti e da tutti egualmente stimati e parimenti ritenuti. Certamente meglio istruire i fedeli circa il pericolo della comunione in bocca.

Ed ecco gli argomenti.

Primum:
la comunione in bocca non si può fare per motivi di obbedienza (sottointeso all’intesa Governo Italiano – CEI).

Secundum:
la comunione in bocca non si può fare per motivi “biblici”: “Gesù ha detto «prendete» non «ingoiate». Si prende con le mani, che è l’organo che afferra”.

Tertium:
la comunione in bocca non si può fare perché è un “abuso” (sic!): “abbiamo falsamente spiritualizzato ciò che Gesù ha voluto come materia e come fisico, come carne perché noi siamo carne”.

Rispondiamo, dunque.

1. Ad primum

In materia di Culto divino, si deve obbedienza solamente a Dio e alla Chiesa (quella custode della tradizione, ovviamente). Anche la Congregazione del Culto Divino ha recentemente ribadito che non è possibile negare ai fedeli la recezione dei sacramenti secondo le norme vigenti; poiché la CEI non è superiore alla Congregazione non può emanare norme “restringenti” senza approvazione; la norma CEI pertanto non è stringente. In ogni caso, il rispetto dovuto a Dio, che è norma di legge naturale, imporrebbe di disobbedire una norma di diritto positivo che la contrastasse.

Notiamo anche che l’Intesa CEI-Governo in oggetto non contiene nessun obbligo esplicito di ricevere la comunione in mano, bensì impone di distribuire la comunione “stando attenti a non toccare la mano dei fedeli”. Infine, notiamo che tale “Intesa” non è stata convertita in un decreto-legge, dunque non introduce alcuna fattispecie di reato.

2. Ad secundum

E’ un’esegesi strampalata, priva di fondamento. Mt 26, 26: “Λάβετε φάγετε, τοῦτό ἐστιν τὸ σῶμά μου”. Il verbo greco lambano significa genericamente “prendere”, senza specificare le modalità dell’apprensione; al contrario esso ha un significato del tutto generico e può riferirsi anche all’apprensione intellettuale, assumendo l’accezione di “comprendere, percepire” (nulla di più “spirituale”, dunque), oppure può riferirsi all’apprensione figurata, significando genericamente il raggiungimento di qualcosa (es. raggiungere l’età, guadagnare stima, accettare qualcosa, etc.). Il testo evangelico, dunque, si potrebbe tradurre senza alcuna forzatura “ricevete, mangiate”; con ciò che la forza probante degli argomenti scritturistici del nostro novello Girolamo si rivela inconsistente.

3. Ad tertium

La dottrina cattolica insegne che ogni minimo frammento dell’Eucaristia è il corpo, il sangue, l’anima e la Divinità di Nostro Signore Gesù Cristo, perciò la prassi della Chiesa da sempre ha riservato grandissima attenzione e cura all’aspetto “fisico” del Sacramento eucaristico. Nel rito di sempre, dopo la Consacrazione, il sacerdote non disgiunge più il pollice e l’indice che hanno “toccato fisicamente” le Sacre Specie, per evitare la dispersione anche della più piccola particella di materia; le Specie eucaristiche sono deposte sul lino benedetto o nei vasi di metallo prezioso appositamente consacrati proprio perché sono oggetti destinati a entrare a “contatto fisico” con Dio stesso; solo le mani consacrate del sacerdote possono toccare una materia tanto eccelsa.

Ora la dottrina cattolica – e la prassi che ne discende – è stata sovente accusata di “eccessivo “fisicismo”, mai di “spiritualismo”. Si pensi all’espressione “conficere sacramentum” (letteralmente, “confezionare il sacramento”), tanto comune negli scritti cattolici perché tanto confacente alla mens iuridica romana, che ha fatto sovente raccapricciare i moderni teologi, tutti intenti a correggere il presunto materialismo della dottrina sacramentaria tradizionale. Si pensi ancora alla dottrina della “causalità fisica della grazia”, tipica del tomismo, che è stata impugnata dai novatori come un’aberrazione. Stante tutto ciò, il nostro Presule accusa la prassi tradizionale di aver operato un’indebita spiritualizzazione dei sacramenti? Quali siano le categorie mentali che regolano il suo pensiero resta davvero un mistero!

Non pago di tale “rovesciamento”, egli afferma pure che la Chiesa ha insegnato l’errore.

Sono personalmente convinto che la Chiesa di sempre non abbia mai insegnato l’errore. Tuttavia, se un Presule può pensare e predicare che la Chiesa ha sbagliato e sbaglia, vogliamo per un istante considerare plausibili le sue parole e, come in uno specchio, porgergliele “di riflesso”, denunciando il suo errore.

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