Primo Comandamento – parte 1

E Dio pronunziò tutte queste parole [dicendo]: -Io sono il Signore Dio tuo, […] Non avrai altro Dio dinanzi a me.

La scorsa puntata, (per chi se la fosse persa qui) ci siamo lasciati con l’assunto che il decalogo, lungi dall’essere un’ingiusta oppressione voluta da un Dio crudele desideroso di limitare il libero arbitrio delle sue creature, è, all’opposto, l’unico sentiero che, se percorso, ci permetterebbe di raggiungere la vera felicità. Questo non lo dico io, un Pinco Pallino qualsiasi, ma è anzi Dio stesso ad averlo confermato, allorquando nel libro dell’Esodo, prima di promulgare la Legge, per mezzo di Mosè ricorda al suo popolo (gli ebrei) la potenza con la quale li liberò dalla schiavitù in Egitto e la bontà con la quale li protesse. Come l’aquila porta i suoi figli sul dorso facendo loro da scudo col proprio corpo, così Dio si pose fra gli Egiziani ed il popolo suo e lo difese: «Voi stessi avete veduto quel che io ho fatto agli Egiziani, e come vi ho portati sulle ali qual aquila, e vi ho presi per me.» (Es 19, 4). Con infinita bontà, Dio vuol far intendere al popolo che la Legge che sta per dargli non è oppressione, né giogo, ma è una liberazione spirituale dal male, un tratto del suo amore speciale, tant’è vero che subito dopo prosegue con l’annunzio del premio e dei frutti per chi la osserverà: «Se dunque voi udirete la mia voce ed osserverete il mio patto, voi sarete fra tutti i popoli la mia eletta porzione, poiché mia è tutta la terra. E voi sarete mio regno sacerdotale e nazione santa.» (Es 19, 5-6). 

Dio parlando agli Ebrei parla a tutto il mondo, promulga la sua Legge sul Sinai guardando a tutti i secoli, e dice: «Io sono il Signore Dio tuo, che ti trassi dalla terra di Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altro Dio dinanzi a me. Tu non farai scultura né immagine alcuna di ciò che è nel cielo, o quaggiù in terra, o nelle acque sotto terra. Tu non adorerai tali cose, né ad esse presterai culto, poiché io sono il Signore Dio tuo, forte e geloso, che punisco l’iniquità dei padri nei figli, fino alla terza e quarta generazione di coloro che mi odiano; e fo misericordia per migliaia [di generazioni] a coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti.» (Es 20, 1-6). 

Ecco la legge fondamentale, il primo comandamento: «non avrai altro Dio dinanzi a me, poiché io sono il Signore Dio tuo». Si presti bene attenzione al fatto che Dio non fa mai le cose a caso e che, dunque, se i precetti sono stati da Lui emanati secondo un ordine ben preciso, ciò significa che esiste anche una gerarchia tra essi: i primi tre comandamenti, ad esempio, riguardano i nostri doveri verso Dio, ed essendo Egli ontologicamente superiore a tutto e tutti, è chiaro che si meriti i primi posti, quelli migliori; il resto dei comandamenti, invece, avendo come oggetto una materia ontologicamente inferiore ai primi tre, quale i nostri doveri verso il prossimo, semplicemente vengono dopoNe consegue precipuamente che il primo è il comandamento tra tutti più importante, e in secondo luogo che i peccati che si commettono contro di esso sono in assoluto i più gravi. Andremo in questa sede a sciorinare pian piano quali sono tali peccati, ma ritengo necessario fare prima alcune considerazioni. 

Innanzitutto, nel dire «non avrai altro Dio all’infuori di me»Dio ci dimostra come, volente o nolente, ognuno di noi abbia un dio (con la d minuscola) in cui crede, ovvero qualcuno o qualcosa che nella propria vita occupa il primo posto (quello che spetterebbe al Signore), un idolo a cui non sa rinunciare e per il quale farebbe di tutto. Per qualcuno tale dio è il successo, per altri il denaro, per altri ancora il lavoro, il fidanzato, la moglie, lo sport, un’ideologia… Come prima cosa bisognerebbe, dunque, identificare il nostro vitello d’oro e, se c’è, eliminarlo, così da poter restituire all’unico vero Dio il posto che gli spetta. Con l’affermare «Io sono il Signore Dio tuo», infatti, Dio non sta facendo altro che manifestare e ribadire, oltre che la sua esistenza, anche la sua assoluta sovranità su di noi. In quanto sue creature, da Lui tratte dalla polvere e dal fango, non possiamo fare altro che adorarlo, obbedirgli, riconoscergli il culto e i sacrifici che spettano a Lui solo (motivo per il quale si definisce con l’espressione forte di «Dio geloso») e «amarlo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente» (Mt 22, 37). Il decalogo ci insegna a fare precisamente questo. 

Entrando nel merito vediamo, procedendo per punti, quali sono i peccati più gravi che offendono il primo comandamento: 

  • Idolatria;
  • Pratiche occulte e superstizione; 
  • Uso sacrilego dei sacramenti (Comunione e Confessione);
  • Irriverenze ed irreligiosità;
  • Peccati contro la fede (eresie);
  • Peccati contro la speranza;
  • Peccati contro la carità;

IDOLATRIA

Nel Catechismo di san Pio X, si definisce idolatria il «dare a qualche creatura», per esempio ad una statua, ad un’immagine, ad un uomo, «il culto supremo di adorazione dovuto a Dio solo». Come già anticipato in precedenza, nella Sacra Scrittura si trova espressa questa proibizione con le parole: «Tu non farai scultura né immagine alcuna di ciò che è nel cielo, o quaggiù in terra, o nelle acque sotto terra. Tu non adorerai tali cose, né ad esse presterai culto.» (Es 20, 4-5). 

Come si intende, Dio vieta la creazione e l’adorazione di qualsivoglia immagine raffigurante false divinità: gli egiziani, ad esempio, veneravano il sole sotto la figura di Osiride e la luna sotto la figura di Iside, «sculture di ciò che è lassù nel cielo»; adoravano il bue, il vitello, il cane, il coccodrillo ed altri animali acquatici, «sculture di ciò che sta quaggiù in terra o nelle acque sotto terra». È tale tipo di culto ad essere assolutamente vietato. Al contrario, con queste parole Dio non proibisce le immagini sacre, come stoltamente sostengono i protestanti ed altri eretici. A ragione di ciò, basti considerare che sarà Egli stesso ad ordinare a Mosè, oltre alla fabbricazione dell’Arca, anche la costruzione di due statue di Cherubini d’oro da porre ai lati del propiziatorio: «e farai due Cherubini d’oro lavorati a martello, dall’una e dall’altra parte del propiziatorio. Un cherubino da un lato e uno dall’altro.»(Es 25, 18-19). 

L’idolatria dunque, per i motivi di cui sopra, è un peccato gravissimo, e come tale è duramente punito. Si ricordi infatti l’episodio biblico del vitello d’oro, a causa del quale Dio addirittura minacciò Mosè di sterminare l’intero popolo ebraico. Ciò non avvenne, ma solo perché Mosè intercedette per loro. Tuttavia, una volta sceso dal Sinai, si rese conto egli stesso della gravità di tale peccato, e volendo riparare l’onore di Dio in mezzo ad un popolo tanto sfrenato, ordinò l’uccisione di tremila uomini. L’ingrato comportamento degli ebrei di allora, comunque, non deve stupirci, né tantomeno inorgoglirci poiché non è tanto diverso da ciò che accade oggi. Che cosa fa il mondo ingrato, mentre Dio si rivela in tanti modi? Si manifesta nella creazione, nella Provvidenza, nei ricami della grazia, si rivela per la Chiesa Cattolica, ed il mondo eleva idoli nefandi, innanzi ai quali tresca in tutti i modi, offendendo il Signore. La prevaricazione degli Ebrei era figura della prevaricazione di tutti i tempi: a Dio si è sostituito l’idolo delle creature, si è sostituito il denaro, lo Stato, la scienza, la Patria, e l’umanità si è data al sollazzo, allo sfogo di tutte le sue più umilianti passioni. 

PRATICHE OCCULTE E SUPERSTIZIONE

Si chiama superstizione qualunque devozione contraria alla dottrina e all’uso della Chiesa, come anche «l’attribuire ad un’azione o ad una cosa qualunque una virtù soprannaturale che non ha». È una forma di superstizione, quindi, il credere che le cose possano riuscire qualora si compiano alcuni gesti scaramantici, che gli astri esercitino certi influssi o che gli amuleti scaccino la sfortuna. Per un cristiano che possa chiamarsi tale sono banditi cornetti, corna e ferri di cavallo, consultazione di oroscopi o peggio ancora di tarocchi, sciocche credenze quali gettare il sale dietro le spalle, non passare sotto ad una scala, il gatto nero che attraversa la strada. Piuttosto, è di gran lunga migliore ricorrere alla preghiera e ai Sacramenti: il buon andamento della nostra vita, infatti, non dipende da strani oggetti o formule, ma solo ed esclusivamente dalla benedizione di Dio. Sforzandoci di vivere nella sua grazia, tutto ci sarà dato in sovrappiù. Tra le condotte direttamente contrarie al primo comandamento abbiamo poi tutte le forme di occultismo e di «culto dato al demonio». Chi ricorresse ad esso o lo invocassecommetterebbe un peccato enorme, essendo il demonio il più perverso nemico di Dio e dell’uomo. Il mondo dell’occulto comprende tutte quelle attività che hanno a che fare con la vita oltre la morte e con la previsione del futuro, ovvero realtà la cui conoscenza di per sé, per volere dell’Altissimo, è negata all’uomo. Il vangelo stesso, con la parabola del ricco epulone, ci ammonisce,dicendoci che tra il regno dei vivi e il regno dei morti è posto un limite preciso ed invalicabile: «Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi.» (Lc 16, 26). Ancora, pensiamo all’episodio di negromanzia in cui cadde re Saul, narrato nel primo libro del profeta Samuele e che Dio condannò aspramente proprio per bocca di questi. L’uomo deve quindi contentarsi di quanto la fede insegna a proposito, e di più non deve domandare: dopo la morte, ogni anima si presenterà al cospetto di Dio, sarà giudicata particolarmente sulla base delle proprie azioni e successivamente assegnata al Paradiso, al Purgatorio o all’Inferno. Il futuro, inoltre, è conoscibile e conosciuto solo ed esclusivamente da Dio, padrone assoluto del tempo, in cui tutto è eterno presente, e perciò pecca chiunque pensi di potersi sostituire a Lui dedicandosi ad attività che pretenderebbero di conoscerlo. Gravissimi peccati che rientrano in questo gruppo sono: la negromanzia (ovvero l’arte di interrogare i morti), le sedute spiritiche (nelle quali vengono evocati i morti tramite dei medium), la scrittura automatica (in cui un medium, cadendo in trance, scriverebbe i messaggi dettatigli da un defunto) o la registrazione automatica (attraverso la quale viene evocato uno spirito che inizierebbe a parlare, tramite il medium, con la stessa voce del defunto in questione). Si badi che chiunque si intrattenga in attività di questo tipo, anche se per diletto, espone se stesso e gli altri a pericoli indicibili sia per il corpo che per l’anima, poiché, come molti esperti del settore affermano, entrano in contatto non già con i morti, bensì con demoni fatti e finiti. Lo stesso accade per chiunque si rivolga ad un mago per conoscere il futuro: è il demonio che parla per bocca di quel mago e non c’è da stupirsi se talvolta le sue predizioni si avverano: è un essere intelligente e molto astuto, particolarmente capace di prevedere la maggior parte dei così detti “futuri contingenti”, ossia tutti quegli eventi che dipendono esclusivamente dalla libertà dell’uomo o dai casi fortuiti. 

Altri peccati che hanno come oggetto la proibita conoscenza del futuro sono: la chiromanzia (cioè la lettura del futuro attraverso i segni della mano), la cartomanzia (con la quale, per conoscere gli avvenimenti futuri, si utilizzano carte e tarocchi), la magia (mai bianca e sempre nera, cioè utilizzata per procurare mali di tipo malefico attraverso fatture, legature, malocchi, talismani o amuleti), la pranoterapia, particolari forme di ginnastica come lo yoga ed infine il satanismo. Fenomeno, quest’ultimo, oggi diffusissimo, il quale si tratta del vero e proprio culto di latria reso al demonio per ricevere da lui benefici, ricchezza e piaceri. Nel sottogruppo di questo orribile e deplorevole peccato, si annovera la consacrazione a satana (sancita da un patto scritto col sangue), la partecipazione ad atti di culto rivolti a satana (come la messa nera) e l’affiliazione ad una setta satanica. Ci si espone, poi, agli influssi malefici dei nemici di Dio ogni qualvolta si partecipi o si approvino eventi o cerimonie di chiara origine satanica (come le moderne usanze di Halloween, ad esempio). 

Continueremo la nostra discussione sul primo comandamento il mese prossimo, andando ad analizzare gli usi sacrileghi dei Sacramenti, le irreligiosità e le irriverenze. Alla prossima puntata!


BIBLIOGRAFIA:

  • Catechismo Maggiore di San Pio X
  • Dolindo Ruotolo, La Sacra Scrittura, psicologia-commento-meditazione
  • Leonardo Maria Pompei, I dieci comandamenti, 2023

Luana Manuli

Caposervizio della sezione Spiritualità Religiosa. Ha conseguito il Diploma di liceo linguistico presso l’Istituto Daniele Crespi di Busto Arsizio. Attualmente studia Scienze della Comunicazione presso l’Università degli studi dell’Insubria.
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