Quelle inutili scuse per non andare a Messa – II

Quante volte troviamo scuse per non andare alla Messa domenicale; d'estate è colpa del caldo, d'inverno del freddo… insomma ogni scusa è buona, non curanti però del terzo comandamento del Decalogo: "ricordati di santificare le feste".

continua dalla prima parte: Quelle inutili scuse per non andare a Messa – I


“Non mi piace andare a Messa”

Utilizzare il criterio del piacere-non piacere per giudicare cosa fare o cosa non fare nella vita è una cosa piuttosto infantile. È il classico modus operandi dei bambini. Le mamme lo sanno meglio di chiunque altro. Per questo, è poco consigliabile procedere nella vita lasciandosi trascinare da questo impulso. Possiamo immaginare tutte le attività di importanza fondamentale che rifiuteremmo con questo pretesto se fosse valido: “Non mi piace questa medicina che mi ha prescritto il medico”, “Non mi piace fare la dieta”, “Non mi piace fare sport”, “Non mi piace studiare, andare a scuola o all’università”, “Non mi piace andare al lavoro (preferirei dormire fino a tardi)”, ecc. Se ci reggessimo sulla base di questa legge capricciosa finiremmo per ammalarci, per essere licenziati, per non andare a scuola o all’università, e non svilupperemmo molti dei nostri talenti. Bisogna maturare per scoprire che i sacrifici e le rinunce sono una parte fondamentale della vita e sono esperienze di grande valore perché ci permettono di crescere e di dispiegare in pienezza la nostra esistenza. Con un po’ di sforzo e perseveranza, molte delle attività che all’inizio ci costano (e che quindi non ci piacciono) con il tempo iniziano ad acquisire il sapore della familiarità, della sana routine della buona abitudine, del sacrificio che libera, del rito capace di dare un senso profondo alla vita; e così, a poco a poco, ci vengono svelati la bellezza e il grande valore che ci si nascondevano a prima vista. Nel caso dell’Eucaristia, è straordinario poter scoprire la presenza reale di Dio e la possibilità di condividere con Lui un’ora di questa vicinanza.

Quelle inutili scuse per non andare a Messa – II
“I miei figli faranno molto rumore, preferisco non dare fastidio”

Questa è un’idea talmente antievangelica che sicuramente è venuta al diavolo. Anche gli apostoli sono caduti nella trappola della falsa preoccupazione esterna e protocollare: “Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: ‘Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il regno di Dio. In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso’. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva” (Mc 10 13-16). Non lo dico io. È la Parola di Dio stesso.

“Non capisco cosa dice il prete”

Fai uno sforzo, abbi pazienza. Avvicinati dopo la Messa a chiedere. Medita sul Vangelo e ricorda: il centro della Messa non è il sacerdote, né l’omelia, ma il sacrificio riconciliatore di Cristo e la sua presenza reale. Prega anche perché lo Spirito Santo illumini i sacerdoti (li ispiri).

Quelle inutili scuse per non andare a Messa – II
“In che parte della Bibbia sta scritto che andare a Messa è un dovere?”

In primo luogo non siamo la religione “del libro” come veniamo chiamati in genere. La fonte della Rivelazione è duplice: la Sacra Scrittura e la Tradizione. Sminuire la seconda è un grave errore. Sono molte le testimonianze dei primi Padri e di altri documenti che mostrano chiaramente come le prime comunità cristiane si riunissero ad ascoltare la Parola e a celebrare l’Eucaristia. Ovviamente queste pratiche non derivano dalla creatività apostolica. Al contrario, sono l’espressione coerente di un’ampia gamma di passi biblici in cui il messaggio di Dio è esplicito. Eccone solo alcuni: “Ricordati del giorno di sabato per santificarlo” (Es 20, 8); “Preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in me” (Lc 22,19); “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo?”(1 Cor 10,16); “’Come può costui darci la sua carne da mangiare?’ Gesù disse: ‘In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda’… Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: ‘Forse anche voi volete andarvene?’. Gli rispose Simon Pietro: ‘Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna’” (Gv 6, 51-55, 66-68).

“A Messa vanno solo le persone anziane”

Non è vero. Dipende dal luogo, anche se è vero che in molte zone dell’Europa è così. Gli anziani ci danno una lezione di vita in questo senso: per la saggezza acquisita nel corso degli anni e per l’approssimarsi di sorella morte, riescono a intravedere con maggior chiarezza l’essenziale della vita che è invisibile agli occhi e rischiano, come farebbero pochi giovani, per compiere quel salto di fede e vivere controcorrente e con coerenza la propria fede. Molti ricominciano ad andare a Messa e a pregare abitualmente perché sanno che lì trovano il “farmaco d’immortalità, antidoto per non morire, ma per vivere in Gesù Cristo per sempre” (Sant’Ignazio di Antiochia).


Fonte: Aleteia

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