"Non mi piace andare a Messa"
Utilizzare il criterio del piacere-non piacere per giudicare cosa fare o cosa non fare nella vita è una cosa piuttosto infantile. È il classico modus operandi dei bambini. Le mamme lo sanno meglio di chiunque altro. Per questo, è poco consigliabile procedere nella vita lasciandosi trascinare da questo impulso. Possiamo immaginare tutte le attività di importanza fondamentale che rifiuteremmo con questo pretesto se fosse valido: “Non mi piace questa medicina che mi ha prescritto il medico”, “Non mi piace fare la dieta”, “Non mi piace fare sport”, “Non mi piace studiare, andare a scuola o all’università”, “Non mi piace andare al lavoro (preferirei dormire fino a tardi)”, ecc. Se ci reggessimo sulla base di questa legge capricciosa finiremmo per ammalarci, per essere licenziati, per non andare a scuola o all’università, e non svilupperemmo molti dei nostri talenti. Bisogna maturare per scoprire che i sacrifici e le rinunce sono una parte fondamentale della vita e sono esperienze di grande valore perché ci permettono di crescere e di dispiegare in pienezza la nostra esistenza. Con un po’ di sforzo e perseveranza, molte delle attività che all’inizio ci costano (e che quindi non ci piacciono) con il tempo iniziano ad acquisire il sapore della familiarità, della sana routine della buona abitudine, del sacrificio che libera, del rito capace di dare un senso profondo alla vita; e così, a poco a poco, ci vengono svelati la bellezza e il grande valore che ci si nascondevano a prima vista. Nel caso dell’Eucaristia, è straordinario poter scoprire la presenza reale di Dio e la possibilità di condividere con Lui un’ora di questa vicinanza.