"Posso stare con Dio ovunque, non ho bisogno di un luogo fisico per sentirlo vicino"
Se un amico mi dicesse che non ha bisogno di incontrarmi fisicamente né di venire a casa mia o di compiere gesti concreti, sensibili, espliciti per manifestare il suo affetto per me perché gli basta conservarmi nella sua memoria (nel suo cuore), inizierei a dubitare della sua amicizia. Qualcuno potrebbe replicare dicendo: “Ma quando un amico muore rimaniamo legati in questo modo”. Sicuramente, ma non del tutto. Non si va forse a Messa nell’anniversario della sua morte? Non gli si portano dei fiori al cimitero? Perché lo facciamo? Perché in fondo è il movimento naturale del nostro amore che dall’interno trabocca e si manifesta esternamente. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori diceva che “se qualcuno avesse sofferto per un amico ingiurie e ferite e venisse a sapere che l’amico, sentendo parlare dell’accaduto, non vuole ricordarlo dicendo ‘Parliamo d’altro!’, che pena proverebbe per l’atteggiamento dell’ingrato! Al contrario, che consolazione sperimenterebbe accertandosi che l’amico professa di testimoniargli eterna gratitudine e che lo ricorda sempre, parlandone con tenerezza!”. La Messa è il memoriale che frequentiamo noi amici di Gesù, perché non possiamo (né vogliamo) dimenticare ciò che ha fatto per noi. Come se non bastasse, inoltre, non ricordiamo il sacrificio del nostro Amico solo come una cosa del passato, ma come un qualcosa che si rende presente, permettendoci di parteciparvi perché “il sacrificio eucaristico è il rinnovamento del sacrificio della croce. Come sulla croce tutti eravamo inseriti in Cristo, così nel sacrificio eucaristico siamo tutti immolati in Cristo e con Cristo” (Sant’Alberto Hurtado).