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Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo

Un risveglio drammatico per chi ancora credente o ha ancora un po’ di buon senso si è trovato dinnanzi a manifesti con messaggi blasfemi, imprecazioni e bestemmie "en plein air", su manifesti affissi sui tabelloni pubblicitari del Comune di Napoli.

Un risveglio drammatico per chi ancora credente o ha ancora un po’ di buon senso si è trovato dinnanzi a manifesti con messaggi blasfemi, imprecazioni e bestemmie “en plein air”, con scritte a caratteri cubitali su manifesti affissi sui tabelloni pubblicitari del Comune di Napoli. A fianco e di fronte a scuole, chiese, supermercati, farmacie, insomma: senza alcuna possibilità di tenervi lontano lo sguardo, manco a volerlo. Alcune associate a immagini e personaggi della Disney, altre con colori che richiamano i partiti e la campagna elettorale. I manifesti sono opera di artisti che hanno esposto le proprie opere nella mostra “Ceci n’est pas un blasphème”, un festival, se così si può chiamare, delle arti “per la libertà d’espressione contro la censura religiosa”. L’evento è persino patrocinato dal Comune di Napoli, il quale spiega di non aver autorizzato l’affissione dei manifesti tanto da ordinarne la rimozione. Un notevole passo indietro quello del Comune che però a ragion veduta ha scatenato lo sgomento di molti cattolici. Nessuna voce però giunge dall’episcopio, né tanto meno da Roma, probabilmente ciechi dinnanzi a simili azioni irrispettose messe in atto da chi invece il rispetto lo predica e lo pretende. Ma si sa, nel mondo ci sono cittadini di diverse categorie e noi cattolici siamo al fondo della classifica, tanto da non essere nemmeno considerati se di fatto c’è chi pensa che bestemmiare non sia un’offesa.

Queste sono le cose che rendono immondo l’uomo

Eppure, se non volessimo ragionare secondo la legge di Dio ma con quella dell’uomo, dal 1999 la bestemmia, che non ricade più tra i reati, è considerata un illecito amministrativo, soggetta dunque a sanzione. Dunque, anche se non viene considerato un reato, il legislatore ne riconosce la grave mancanza di rispetto che tale espressione potrebbe recare a chi professa la propria fede. Si perché con la sentenza del 18 ottobre 1995, la Corte Costituzionale estese la condotta sanzionabile all’offesa alla divinità venerata in ogni credo religioso, non più solo a quella venerata nella religione cattolica. In altre parole, chiunque professi un credo religioso può rivalersi su chi usa espressioni ingiuriose o con epiteto offensivo verso Dio e i santi.

Nonostante ciò, c’è anche chi prova a difendere simili manifestazioni di odio. Cinzia Sciuto di MicroMega.net, afferma che: “Gli scandalizzati […] non colgono minimamente il senso di quei manifesti, che associano la bestemmia non a immagini sacre ma a grandi marchi, colpendo quindi non tanto il senso del sacro e del religioso in sé ma denunciando in un colpo solo le Chiese che diventano marchi e i marchi che diventa Chiese”. È pur vero che la misericordia di Dio non conosce limiti, ma “chi deliberatamente rifiuta di accoglierla attraverso il pentimento, respinge il perdono dei propri peccati e la salvezza offerta dallo Spirito Santo. Un tale indurimento può portare alla impenitenza finale e alla rovina eterna” (Catechismo della Chiesa Cattolica).

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