Search
Close this search box.

Questione sull’ateismo

Riflettiamo oggi sulla questione dell'ateismo.
Introduzione

È bene, al fine di affrontare al meglio la questione, distinguere le due correnti principali che, molto spesso, vengono confuse, mal interpretate e scambiate riguardo la messa in dubbio dell’esistenza di Dio: ateismo e agnosticismo. Mentre quest’ultima è la corrente che sostiene la totale impossibilità da parte dell’intelletto umano di poter conoscere anche solo una minima parte di Dio o di tutto quello che concerne il suo operato, l’ateismo sostiene la non-esistenza o l’assenza di un qualsiasi Dio.

Merito dei mass media e della cultura odierna -specialmente in ambiente europeo-, il discorso su Dio viene taciuto, dato per scontato come “cosa d’altri tempi”. Nella maggior parte dei casi, infatti, quello che viene presentato con il nome di ateismo è in realtà un atteggiamento ricco di pregiudizi nei confronti di qualsiasi tipo di manifestazione e attività religiosa, considerandole come credenze superate, miti medioevali e così via.

Origine dell’ateismo

Il termine greco “ateo” (dal prefisso “ἀ-“: “senza”; e “ϑεός”: “dio”) veniva utilizzato già nell’antica Grecia per indicare quegli individui che non riconoscevano le divinità o i riti appartenenti a una particolare cultura o città: gli stessi seguaci di Gesù, durante i primi secoli dell’era cristiana, erano considerati atei rispetto alle religioni pagane dell’Impero Romano proprio perché proclamavano l’Unico e Vero Dio, rifiutando di scendere a patti con le religioni pagane affiancando Cristo agli altri dei.

Tipi di ateismo 

È importante distinguere dall’ateismo quello che può essere definito come un indifferentismo nei confronti dell’esistenza di Dio: questo, infatti, non trova alcun interesse né nell’affermare né nel negare l’esistenza di una qualsiasi divinità, ritenendo la questione indifferente alla vita umana. Questa corrente di pensiero può essere anche chiamata “ateismo implicito”. L’ateismo esplicito, invece, è quello che avvicina a quella che può essere la concezione odierna e comune dell’ateismo: questa sostiene, in modo esplicito appunto, la non esistenza di Dio, accompagnata da giustificazioni, prove, argomentazioni e teorie.

Verranno di seguito analizzate alcune delle principali ragioni del rifiuto dell’esistenza di Dio. La prima può essere chiamata, insieme a Maritain, pseudo-ateismo. Egli utilizza l’appellativo di pseudo-atei con coloro che, concependo Dio in un modo errato (un Dio tiranno, malvagio, che gode della sofferenza degli uomini, ecc.), lo rifiutano: questi «credono di non credere in Dio» (J. Maritain, Il significato dell’ateismo contemporaneo, p.9), perché stanno guardando, in realtà, a un falso Dio. In molti casi, sostiene Maritain, se gli uomini conoscessero veramente Dio e il suo rapporto con l’uomo, crederebbero nella sua esistenza.

La seconda delle ragioni è l’insieme delle negazioni dell’esistenza di Dio dal punto di vista razionale. Queste sostengono la contraddittorietà dell’esistenza di Dio “secondo ragione”. Queste possono essere di due tipi: a priori e a posteriori.
Le prove a priori sostengono la non-esistenza di Dio per il solo fatto che si stia parlando di Dio e sono, come ogni prova a priori, tendenzialmente le più deboli: Dio non può esistere, dunque Dio non esiste. Le prove a posteriori, invece, sostengono la non-esistenza di Dio in base alla sua incompatibilità con alcuni aspetti della realtà, dati direttamente dall’esperienza, come il male, la libertà e persino l’uomo stesso.

La terza e ultima ragione la troviamo nel totale rifiuto della questione su Dio. Chi si schiera a sostegno di questa tesi sostiene anche che, qualsiasi tipo di religione o credenza soprannaturale, farà il suo corso, andando naturalmente a scomparire, perché il mondo, dominato dal progresso e in continua evoluzione, non avrà più bisogno di credere in Dio. Questo tipo di ateismo, in realtà, può essere considerato più come un anti-teismo: i suoi sostenitori, infatti, mirano unicamente a distruggere la credibilità di una qualsivoglia fede, non mediante argomentazioni e prove a loro sostegno, bensì unicamente con la parola, con una dialettica astrusa, colma di sofismi, finalizzata unicamente a mettere in difficoltà gli interlocutori. Questo movimento che adotta delle pratiche intellettualmente scorrette, il cui fine non è l’invito al ragionamento ma il convincimento, si autoproclama New Atheism.

Conclusione

C.S. Lewis, in una delle sue opere più celebri, Le lettere di Berlicche, immagina una corrispondenza in epistole fra Berlicche, demonio esperto, e Malacoda, giovane diavolo alle prime armi. Così Berlicche descrive la sua esperienza alle prese con un ateo: «Io avevo una volta un paziente, un ateo ben saldo, che era solito recarsi a studiare nella biblioteca del British Museum. Un giorno, mentre stava leggendo, m’accorsi che un certo filo del pensiero cominciava a prendere una direzione sbagliata. Il Nemico (cioè Dio N.d.R.), naturalmente, gli fu in un attimo al fianco. Prima che riuscissi a raccapezzarmi, vidi che il mio lavoro di vent’anni cominciava a barcollare. Se, perdendo la testa, mi fossi messo a tentare una difesa per mezzo di una discussione, sarebbe stata la fine per me. Ma io non sono così sciocco. Senza perder tempo colpii quella parte che in lui era più d’ogni altra sotto il mio controllo, e suggerii che era giunto il momento di andare a fare un po’ di colazione».

Continua Lewis, immaginando il prosieguo del dialogo fra i due diavoli: «Guardati bene dal tentativo di usare la scienza (voglio dire delle vere scienze) come di una difesa contro il cristianesimo. Quelle scienze altro non potrebbero fare che incoraggiarlo a pensare alle realtà che non può toccare né vedere […]. L’ideale è, naturalmente, di non fargli leggere neppure una riga di veramente scientifico, ma di infondergli l’idea generale grandiosa che egli conosce tutta la scienza […]. Ricordati bene che il tuo dovere è di ubriacarlo» (C.S. Lewis, Le lettere di Berlicche, Mondadori, Milano 2015, pp. 7-10).

Considerando questi pochi versi della prima delle lettere che il testo di Lewis contiene, è possibile trarre degli spunti interessanti. Berlicche, infatti, scoraggia il giovane diavolo all’utilizzo delle scienze, delle vere scienze, considerate dai diavoli stessi come delle potenti alleate del Nemico, Dio. In effetti, specialmente con il suo sviluppo in epoca contemporanea, possiamo notare come la scienza stia riuscendo a prendere il posto, che fino alla Scolastica apparteneva di diritto alla filosofia, di ancilla theologiae, ovvero di “accompagnatrice” della teologia, del discorso su Dio.

Ricorda Berlicche a Malacoda, inoltre, che il suo dovere è quello tenere lontano il suo paziente da un qualsivoglia discorso razionale, da prove attendibili, da una ricerca della Verità per ubriacarlo di informazioni, di ideologie, di false scienze in quella che Lewis stesso, tramite il diavolo anziano, definisce come una serie di insegnamenti sconnessi, senza una coerenza interna, che «danzano allegramente tra loro».

Il discorso sull’ateismo può essere concluso citando una delle più celebri frasi del matematico, fisico, teologo e filosofo francese Blaise Pascal: «Dio ha messo nel mondo abbastanza luce per chi vuole credere e ha anche lasciato abbastanza ombre per chi non vuole credere». L’atto di fede è, per definizione, la piena adesione e il pieno assenso volontario da parte dell’uomo, con l’aiuto della Grazia, alla Rivelazione divina. Dio non obbligherà mai l’uomo a credere in Lui e nella sua esistenza: Dio si inginocchia di fronte al libero arbitrio dell’uomo che Egli stesso gli ha donato. L’uomo, tuttavia, è personalmente invitato ad una sincera ricerca della Verità, consapevole che, nonostante la filosofia, la ragione e le scienze empiriche gli forniscano abbastanza prove utili al raggiungimento di Essa egli, su questa terra, non arriverà mai alla conoscenza totale e completa di Dio e dei suoi Misteri.

Tag

TEMPLUM DOMINI

Leggi la nostra rivista telematica
Templum Domini

CANALE WHATSAPP

Iscriviti al nostro canale Whatsapp
per contenuti esclusivi

LEGGI ANCHE ...

San Giovanni di Dio (al secolo Juan Ciudad), nacque a Montemor-o-Novo (Portogallo) l’8 marzo 1495, da genitori di media condizione,
Qualche osservazione sulla talare, sempre meno utilizzata, come a voler ricordare cose che dovrebbero essere ovvie.
La società contemporanea è sempre più scossa da un pensiero positivista che propone costantemente nuove ipotesi parascientifiche che, con l’ausilio

TEMPLUM DOMINI

Leggi la nostra rivista telematica
Templum Domini

CANALE WHATSAPP

Iscriviti al nostro canale Whatsapp per contenuti esclusivi

error: Questo contenuto è protetto!