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Riflessione sul tempo del Coronavirus e l’affidarsi a Dio, Pater misericordiæ

di Luca Niutta

“Non vi rivolgete a me, ma volete voi che io mi adatti alle
vostre idee; non siete infermi che domandano al medico la
cura, ma, che gliela suggeriscono. Non fate così, ma pregate
come vi ho insegnato nel Pater: “Sia santificato il tuo nome”,
cioè sii glorificato in questa mia necessità; “venga il tuo
regno”, cioè tutto concorra al tuo regno in noi e nel mondo;
“sia fatta la tua volontà”, ossia PENSACI TU.”

(Dall’atto di
abbandono di Don Dolindo Ruotolo)

Il libro di Giobbe si presenta nella Bibbia come l’intera storia di un uomo che ha deciso di abbandonarsi completamente alla Volontà del Padre, così, nei tempi più moderni possiamo dire di trovare questa stessa volontà anche nei meriti dei Santi… basti pensare a Santa Veronica Giuliani, a Santa Teresa del Bambin Gesù che scrive un intero Atto d’Offerta all’Amore Misericordioso, o in San Giovanni Paolo II e in tantissimi altri.

Stiamo vivendo dei giorni pieni di dolore e di sofferenza, molti di noi hanno paura della morte, della sofferenza e della malattia. Pensavamo di essere i padroni del mondo e della nostra natura umana, ma questo virus ha rotto tutte le nostre certezze e ci ha buttato in faccia l’unica certezza: il dolore e soprattutto la morte. Essi derivano infatti dal peccato originale e dalle
conseguenze che esso ha avuto sul mondo. Davanti a queste cose, il comportamento che dovrebbe caratterizzare ognuno di noi è la fiducia, l’abbandono e la speranza della Risurrezione futura, perché si, noi Cristiani spesso ci siamo dimenticati e ci dimentichiamo di annunciarla al mondo e agli altri… Sant’Agostino davanti alla morte della madre, Santa Monica, non si è disperato davanti al Signore ma l’ha solamente affidata il Signore, ringraziandolo anche in quella situazione: “Signore, non ti chiedo perché me l’hai tolta, ma ti ringrazio perché me l’hai data”, un altro esempio, che potrebbe sembrare, ad oggi scandaloso, può essere tratto dalla Vita di
Santa Teresina, che all’età di 4 anni, nella sua semplicità di bambina ha augurato alla madre di morire, ma non per cattiveria o perché era stata presa dal furore, ma per amore, rispose infatti alla mamma: “Oh, come vorrei che tu morissi, povera Mammina mia!…””è perché tu possa andare in Cielo, giacché tu dici che bisogna morire per andarci!”.

Dobbiamo però, a mio parere sia con la Sacra Scrittura, sia con la Tradizione che con gli scritti dei Santi, interrogarci sul motivo di questa Pestilenza. Non possiamo sostenere che essa non sia permessa da Dio, infatti tutto è inserito nella Sua opera e nel Suo volere e non dobbiamo
nemmeno farci vincere dalla tentazione di chiedere al Signore di fare il nostro volere, ma dobbiamo sempre riuscire a capire e a leggere il Suo, anche arrabbiandoci.

In queste giornate, ci saremmo certamente domandati se questa pandemia sia o no un castigo divino… questa è una questione alquanto complessa, soprattutto dal punto di vista linguistico. Il termine “castigo” in italiano si presta a varie interpretazioni in base al contesto in cui viene inserita, contesto tematico, sociale e temporale. Il termine castigo non è sbagliato, ma è sbagliato parlarne nel contesto postmoderno. Il termine, forse, più corretto da utilizzare è flagello nel tal senso: esso è un castigo che noi ci tiriamo addosso allontanandoci da Dio, ma egli che è Padre di
Misericordia ci cerca continuamente per salvarci. In questa dinamica rientrano tantissime variabili, spesso a noi sconosciute, l’opera di Dio va giudicata nella storia, non nel contesto “presente” perché la sventura in generale è si castigo, ma soprattutto occasione di ritorno al Padre. “Il peccato offende l’uomo stesso che lo commette, offende la società, offende Dio. Esige un castigo.” San Paolo VI.

Se leggiamo questo in modo sbagliato potremmo pensare che Dio sia la fonte del male, ma Lui NON è la fonte del male, quindi non lo manda, ma lo PERMETTE per un bene maggiore (il ritorno a Lui, ad esempio), un vangelo che abbiamo ascoltato durante la Quaresima diceva: “Nè lui ha peccato, né i suoi genitori, ma è perché in Lui siano manifestate le opere di Dio” (Gv, 9,3)
è certamente un agire misterioso… Dio permette tutto ciò per un bene superiore, come la conversione, la penitenza, la riflessione sulla finitezza del mondo.

Cosa dobbiamo fare oggi? Sentiamo, anche da preti o teologi che è inutile pregare! Ma no, questo non è possibile, chi sostiene questo si è allontanato dalla vera Fede!!! Dio può certamente allontanare o abbreviare il male, ne abbiamo la prova nel passo del profeta Giona a Ninive. L’unica certezza è che questo Virus non viene da Dio, ma da noi stessi, poiché frutto del peccato e della morte. Il Catechismo insegna infatti che il peccato ha sempre una ricaduta. Scrive San Giovanni Bosco: “E voi, sacerdoti, perché non correte a piangere, tra il vestibolo e l’altare, invocando la sospensione dei flagelli? Perché non prendete lo scudo della Fede e non andate sopra i tetti, nelle case, nelle vie, sulle piazze, in ogni luogo, anche inaccessibile, a portare il seme della mia parola? Ignorate, forse, che essa è la terribile spada a due tagli che abbatte i miei nemici e che infrange l’ira di Dio e degli uomini?”

Il dolore e la sofferenza ci accompagnano per tutta la vita, in questo tempo e in questa società sempre più persone pensano che una vita sofferente sia meglio non viverla e stanno diventando favorevoli all’eutanasia, ma questo non è possibile! La vita è sacra dal concepimento fino alla morte naturale… diventiamo più umani e difendiamo la vita sempre! Accompagniamo però con le preghiere e con le opere i nostri amici e conoscenti che soffrono in questi giorni, senza dimenticare di badare anche a noi stessi.
Annunciando a tutti che il Signore è risorto e ci dona la vita immortale!

“Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto.
Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta! Il tuo desiderio sia vedere Dio, il tuo timore,
perderlo, il tuo dolore, non possederlo, la tua gioia sia ciò che può portarti verso di lui e vivrai
in una grande pace.”

(Santa Teresa d’Avila)

Ecclesia Dei

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