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Sacerdos

Chi è il Sacerdote?

Il sacerdote è l’uomo di Dio (2 Tim. 3, 17), infatti “nessuno assume da sé questo onore, ma solo chi è chiamato da Dio” (Ebr. 5, 4). Il Signore sceglie e chiama gli uomini alla vocazione e li separa da tutti gli altri: “segregato per il Vangelo” (Rom. 1, 1). Egli li segna con un carattere sacro che durerà in eterno e lo investe dei divini poteri del Sacerdozio ministeriale perché sia consacrato esclusivamente alle cose di Dio.

Con la consacrazione, nelle mani del vescovo, il Sacerdote viene consacrato anima e corpo e diviene un essere tutto sacro, configurato a Gesù Sacerdote. È per questa conformità a Gesù che egli è “ministro di Cristo fra le genti” (Rom. 15, 16), guida e maestro delle anime (Matt. 28, 20).

S. Gregorio Nisseno scrive: Colui che ieri era confuso col popolo, diventa suo maestro, suo superiore, dottore delle cose sante e capo dei sacri misteri”. Ciò avviene ad opera dello Spirito Santo, poiché “non è un uomo, non un angelo, non un arcangelo, non una potenza creata, ma lo Spirito Santo quegli che investe del Sacerdozio” (S. Giovanni Crisostomo). Lo Spirito Santo configura l’anima del Sacerdote a Gesù, impersona Gesù in lui, di modo che “il Sacerdote all’altare opera nella stessa Persona di Gesù” (S. Cipriano), ed “è padrone di tutto Dio” (S. Giovanni Crisostomo). Non ci sarà da meravigliarsi, allora, se la dignità del Sacerdote viene considerata “celestiale” (S. Cassiano), “divina” (S. Dionisio), “infinita” (S. Efrem), “venerata con amore dagli stessi Angeli” (S. Gregorio Nazianzeno), tanto che “quando il Sacerdote celebra il Sacrificio Divino, gli Angeli stanno vicini a lui, e in coro intonano un cantico di lode in onore di colui che si immola” (S. Giovanni Crisostomo). E ciò avviene ad ogni S. Messa!

Il Santo poverello d’Assisi non volle diventare Sacerdote perché si riteneva troppo indegno di così eccelsa vocazione. Venerava i Sacerdoti con tale devozione da considerarli suoi “Signori”, poiché in essi vedeva solamente “il Figlio di Dio”; e il suo amore alla Eucaristia si fondeva con l’amore al Sacerdote, il quale consacra e amministra il Corpo e Sangue di Gesù. In particolare, venerava le mani dei Sacerdoti, che egli baciava sempre in ginocchio con grande devozione; e anzi baciava anche i piedi e le stesse orme dove era passato un Sacerdote.

Il bacio delle mani del Sacerdote è una espressione delicata di fede e di amore a Gesù che il Sacerdote impersona. Più si ha fede e amore, più si è spinti a prostrarsi dinanzi al Sacerdote e a baciare quelle mani “sante e venerabili” (Canone Romano) fra cui Gesù si fa amorosamente presente ogni giorno. Il Santo Curato d’Ars diceva: “Si dà un gran valore agli oggetti che sono stati deposti, a Loreto, nella scodella della Vergine Santa e del Bambino Gesù. Ma le dita del Sacerdote, che hanno toccato la Carne adorabile di Gesù Cristo, che si sono affondate nel calice, dove è stato il suo Sangue, nella pisside dove è stato il suo Corpo, non sono forse più preziose?”. 

E’ pur vero che questo atto di venerazione spesso è stato premiato da Dio con veri miracoli. Nella vita di S. Ambrogio, si legge che un giorno, appena celebrata la S. Messa, il Santo fu avvicinato da una donna paralitica che volle baciargli le mani. La poveretta riponeva grande fede in quelle mani che avevano consacrato l’Eucaristia: e fu guarita all’istante. Lo stesso, a Benevento, una donna paralitica da quindici anni, chiese al Papa Leone IX di poter bere l’acqua da lui adoperata durante la S. Messa per l’abluzione delle dita. Il Santo Papa accontentò l’inferma in questa richiesta umile come quella della Cananea che chiese a Gesù “le briciole che cadono dalla mensa dei padroni” (Matt. 15, 27). E fu subito guarita anch’essa.

Dunque veneriamo il Sacerdote e siamogli grati perché ci dona Gesù; ma soprattutto preghiamo per la sua altissima missione, che è la missione stessa di Gesù: “Come il Padre ha mandato Me, così io mando voi” (Giov. 20, 21).

Ecclesia Dei
Fonte fatima.com

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