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Sacrificio e Sacrilegio: l’ennesima grave offesa alla Liturgia.

Durante una celebrazione liturgica, due giovani, vestiti con costumi da bagno, sono stati coinvolti nel rito della consacrazione eucaristica, suscitando una reazione immediata e accesa.

Recentemente, nella città di Huelva, in Andalusia, si è verificato un episodio che ha suscitato forte indignazione all’interno della comunità cattolica. Durante una celebrazione liturgica, due giovani, vestiti con costumi da bagno, sono stati coinvolti nel rito della consacrazione eucaristica, suscitando una reazione immediata e accesa. Le immagini di questo evento, ampiamente diffuse sui social media, hanno messo in evidenza quella che è stata percepita come una grave mancanza di rispetto per il sacramento più sacro della Chiesa cattolica1. Per comprendere la gravità di tale episodio, è importante ricordare l’importanza della consacrazione dell’Eucaristia come viene delineata nel Nuovo Testamento. Durante l’Ultima Cena, riportata nei Vangeli di Matteo, Marco e Luca, così come nella Prima Lettera ai Corinzi di San Paolo, Gesù istituì l’Eucaristia, dicendo ai suoi discepoli: “Fate questo in memoria di me”2. Queste parole non sono semplicemente un comando per commemorare, ma un incarico sacro che conferisce agli apostoli, e ai loro successori, il potere esclusivo di consacrare il pane e il vino, trasformandoli nel Suo Sacratissimo Corpo e Preziosissimo Sangue.

Questo mandato è il cuore della liturgia cattolica, e la consacrazione è un atto sacro che deve essere eseguito con la massima riverenza e rispetto. Il Codice di Diritto Canonico rafforza questa comprensione stabilendo chiaramente che solo il sacerdote ordinato può validamente consacrare l’Eucaristia. Il Canone 900 §1 stabilisce che: il ministro che in persona di Cristo può consacrare l’Eucaristia è il sacerdote validamente ordinato3. Questo principio non è solo una formalità legale, ma una salvaguardia fondamentale della sacralità del sacramento. Solo il sacerdote, infatti, agisce in persona Christi, un ruolo che gli è conferito attraverso il sacramento dell’Ordine. Inoltre, il Canone 907 vieta ai diaconi e ai laici di pronunciare la preghiera eucaristica o di compiere le azioni ad essa riservate, sottolineando ulteriormente la centralità del sacerdote nella celebrazione eucaristica3. San Tommaso d’Aquino, nella sua Summa Theologiae, approfondisce questa materia, spiegando che solo il sacerdote può consacrare l’Eucaristia perché agisce in persona Christi. Nella Terza Parte, Questione 82, San Tommaso chiarisce che il potere di consacrare è legato indissolubilmente all’Ordine sacro, conferito attraverso l’ordinazione sacerdotale4. Egli sottolinea inoltre che l’Eucaristia è il culmine della vita cristiana, e qualsiasi deviazione dalle norme tradizionali che regolano la sua celebrazione non solo mina la dignità del sacramento, ma può anche compromettere la fede dei fedeli. Il Messale Romano, il testo liturgico ufficiale della Chiesa, stabilisce chiaramente come deve essere celebrata la liturgia eucaristica, con particolare attenzione alla preghiera della consacrazione5. Il Messale Romano serve a fornire le istruzioni e le preghiere necessarie per la
corretta celebrazione della Messa, garantendo che essa sia eseguita in modo uniforme e reverente in tutto il mondo. Le rubriche del Messale precisano che solo il sacerdote deve pronunciare le parole della consacrazione e lo deve fare con la massima riverenza. Qualsiasi alterazione o violazione di queste norme, come quella avvenuta a Huelva, rappresenta un grave abuso liturgico che compromette non solo la validità della celebrazione, ma anche la comprensione del mistero eucaristico tra i fedeli.

L’episodio di Huelva è un affronto intollerabile alla sacralità dell’Eucaristia, il sacramento più santo e venerabile della fede cattolica. Non può essere trattato come una semplice mancanza di giudizio o un errore liturgico minore; al contrario, rappresenta una profanazione grave e scandalosa, un’offesa diretta a Cristo stesso, presente nell’Eucaristia. Questo atto dissacrante è un vero e proprio sacrilegio che calpesta la santità della Messa, riducendo la celebrazione eucaristica a una parodia irriverente, priva di qualsiasi riverenza o senso del sacro. È inconcepibile che un rito così centrale e fondamentale per la vita cristiana possa essere distorto e degradato in modo tanto volgare e offensivo. La Messa, cuore pulsante della fede cattolica, è il momento in cui il cielo si unisce alla terra, in cui il sacrificio di Cristo viene reso presente sull’altare. Abusare di questo momento sacro equivale a tradire non solo la fede dei fedeli, ma la stessa essenza del cristianesimo. La celebrazione dell’Eucaristia non può essere ridotta a un atto comunitario spogliato della sua sacralità; essa è, e deve rimanere, un incontro sublime e misterioso con Dio, celebrato con la massima riverenza e conformità alle norme liturgiche. La Chiesa non può e non deve tollerare tali abusi. È imperativo che essa riaffermi con decisione e vigore l’importanza inalienabile della liturgia e della corretta celebrazione della consacrazione. Ogni deviazione, ogni mancanza di rispetto, deve essere fermamente condannata e prevenuta. L’episodio di Huelva deve servire da monito, un richiamo severo a tutti coloro che partecipano alla celebrazione liturgica, affinché comprendano e rispettino la sacralità del mistero eucaristico. La fede dei fedeli deve essere protetta e guidata da una liturgia che onora e glorifica Dio, non da pratiche che lo disonorano. La Chiesa deve intervenire con rigore per assicurare che non avvengano tali profanazioni, e soprattutto riparare alle offese a Dio, con messe di riparazione e adorazione eucaristica.


Note

  1. La irreverente y escandalosa celebración de un sacerdote salesiano de Cádiz, Infovaticana, 30 luglio 2024, disponibile su: infovacana.com.
  2. Nuovo Testamento, Matteo 26:26-28, Marco 14:22-24, Luca 22:19-20; 1 Corinzi 11:23-25.
  3. Codice di Diri o Canonico, Canone 900 §1 e Canone 907.
  4. San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, Terza Parte, Questione 82.
  5. Messale Romano, Edizione Tipica Terza.

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