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Sacris solemniis juncta sint gaudia

Nell'annuale festa del Corpus Domini, riflettiamo sull'importanza del Sacramento della Santissima Eucaristia, presenza reale di Nostro Signore Gesù Cristo, con il grande DOM Marmion.

Allorché nella preghiera domandiamo a Nostro Signore di dirci perché ha voluto, nella sua sapienza eterna, stabilire questo ineffabile sacramento, che ci risponde? Ci dice dapprima questa parola che ha fatto sentire la prima volta, quando annunciava agli Ebrei l’istituzione dell’Eucaristia : “Come il Padre che vive mi ha mandato e come io vivo per il Padre, cosi colui che mi mangia vivrà pure per me”, Sicut misit me vivens Pater, et ego vivo propter Patrem, et qui manducat me et ipse vivet propter me. E come se dicesse: il mio desiderio e di comunicarvi la mia vita divina, lo devo il mio essere, la mia vita, tutto a mio Padre. E poiché io devo tutto a lui, io non vivo che per lui; io desidero di un desiderio immenso che voi pure, che dovete tutto a me, non viviate che per me. La vostra vita corporale si sostiene e si sviluppa per mezzo del nutrimento; io voglio essere l’alimento dell’anima vostra, per mantenerne e svilupparne la vita, che sono io stesso. Colui che mi mangia vive della mia vita, io possiedo la pienezza della grazia e ne faccio partecipare coloro, ai quali mi do in nutrimento. Il Padre ha la vita in se stesso; ma egli ha concesso al Figlio di avere pure la vita in se stesso: Sicut enim Pater habet vitam in semetipso, sic dedit et Filio habere vitam in semetipso. E poiché possiedo questa vita, sono venuto per darla piena e abbondante: Ego veni ut vitam habeant et abundantius habeant. Vi faccio vivere poiché do a voi me stesso in nutrimento. Io sono il pane vivente, il pane di vita disceso dal cielo per portarvi la vita divina; io sono quel pane che da la vita del cielo, la vita eterna, di cui la grazia e l’aurora: Ego sum panis vitae, panis vivus qui de caelo descendit. Gli Ebrei nel deserto hanno mangiato la manna, alimento corruttibile, ma io sono il pane sempre vivo e sempre necessario alle anime vostre, poiché, “se voi non lo mangiate, condannerete voi stessi a perire”: Nisi manducaveritis carnem Filii hominis… non habebitis vitam in vobis.

Queste sono parole stesse di Gesù. Non e dunque solamente perché noi l’adoriamo e perché lo offriamo al Padre suo in soddisfazione infinita che Cristo si rende presente sull’altare. Non e solamente per visitarci che viene. Viene perché lo riceviamo come nutrimento dell’anima; perché, ricevendolo, abbiamo la vita, la vita della grazia quaggiù, la vita della gloria lassuù. “Solo il Figlio di Dio, essendo la vita per essenza, può promettere, può dare la vita”. L’umanità santa, che si è degnato di assumere nella pienezza dei tempi, ha sì intimo contatto di vita, ne prende cosi bene la virtù, che da essa scaturisce una sorgente inesauribile d’acqua viva… Non è il Pane di vita, o piuttosto, non è un pane vivo, che mangiamo per avere la vita?

Sacris solemniis juncta sint gaudia

Poiché questo pane sacro e la santa carne di Gesù, la carne viva, la carne congiunta alla vita, la carne tutta ripiena e penetrata da uno spirito vivificante. Se il pane comune, che non ha vita, conserva quella dei nostri corpi, di quale vita ammirabile non vivremo noi che mangiamo un pane vivo, che mangiamo la vita stessa alla mensa del Dio vivente? Chi mai ha sentito parlare di un tal prodigio, che si potesse mangiare la vita? Soltanto Gesù può darci tale cibo. Egli è la vita per natura; chi lo mangia, mangia la vita. O delizioso banchetto dei figli di Dio! Perciò il sacerdote, quando distribuisce la Comunione, dice ad ognuno : “Il corpo di Nostro Signore Gesù Cristo conservi l’anima tua per la vita eterna!”. Corpus Domini nostri Iesu Christi custodiat animam tuam in vitam aeternam.

Ho detto che i sacramenti producono la grazia che significano. Nell’ordine naturale il nutrimento conserva e sostiene, aumenta, restaura e fa sviluppare la vita del corpo. Così è di questo pane celeste. Esso è il nutrimento dell’anima che conserva, ripara, accresce e rallegra in essa la vita della grazia, poiché le dà il Fautore stesso della grazia. La vita divina può entrare in noi per altre porte, ma per mezzo della santa comunione inonda le nostre anime “come un fiume impetuoso”. La comunione è talmente un sacramento di vita che da se stessa rimette e cancella i peccati veniali, ai quali non ci sentiamo più attaccati; fa sì che la vita divina ncll’ anima, riprendendo il suo vigore e la sua bellezza, cresca, si sviluppi e porti abbondanti frutti. O sacro banchetto, in cui l’anima riceve Cristo! O sacrum convivium in quo Christus sumitur… mens impletur gratia. O Gesù Cristo, Verbo Incarnato, Voi, “in cui abita corporalmente la pienezza della divinità”, venite in me per farmi partecipare a questa pienezza. E questa per me la vita, poiché “ricevervi e diventare figlio di Dio”; e aver parte alla vita, che avete ricevuta dal Padre e per la quale Voi vivete per il Padre, a quella vita, che dalla vostra umanità trabocca su tutti i vostri fratelli per mezzo della graziai Venite, che io vi mangi per vivere della vostra vita: Et qui manducat me et ipse vivet propter me.


[Testo tratto da: DOM Columba Marmion, “Cristo vita dell’anima”, Ed. Vita & Pensiero, B. XVIII, 1963.]

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