di Don Riccardo Pecchia
San Bernardino da Siena (al secolo Bernardino degli Albizzeschi), nacque a Massa Marittima (Grosseto) il 8 settembre 1380, da una nobile famiglia di origine senese. Rimasto, a soli 6 anni, orfano di entrambi i genitori, fu allevato dagli zii paterni e acquistò una buona formazione classica, filosofica, giuridica e teologica. Licenziato in diritto canonico, aderì alla Compagnia dei Disciplinati dedicandosi alla cura degli appestati nell’ospedale di Nostra Signora della Scala; pensava anche di entrare fra gli Eremitani di Sant’Agostino, a 22 anni, l’8 settembre 1402, entrò nell’Ordine dei Frati Minori del convento di San Francesco a Siena; all’inizio del noviziato distribuì i suoi beni ai poveri e nel 1404 fu ordinato sacerdote. Iniziò un’intensa attività come predicatore girando e predicando con forbito linguaggio per tutta l’Italia settentrionale. La sua predicazione fu così incisiva da essere da stimolo di rinnovamento per la Chiesa e per il movimento francescano.
Nelle sue prediche insisteva sulla devozione al Santissimo Nome di Gesù. Si ritiene che grazie a lui il cristogramma JHS (Jesus Hominum Salvator, Gesù Salvatore degli uomini) sia entrato nell’uso iconografico comune e sia divenuto familiare alla gente. Infatti, ai fedeli che ascoltavano le sue prediche venivano fatte baciare delle tavolette di legno incise con il monogramma JHS sormontato da una croce e accerchiato da un sole d’oro. Nel 1425 predicò tutti i giorni per sette settimane nella città di Siena. Gli ambienti degli usurai e quello delle case da gioco gli si dimostrarono particolarmente ostili, tanto da far intentare contro di lui un processo per eresia sostenuto a Roma nel 1427, dalla Santa Inquisizione. Fu completamente assolto dall’accusa d’eresia, ebbe anche l’autorizzazione di usare il trigramma e di riprendere la sua predicazione, sulla scia dell’entusiasmo che anche a Roma suscitò il fascino della sua parola e della sua personalità, che il pontefice fu talmente colpito dalle sue prediche da volerlo nominare Predicatore della Casa Pontificia, ma Bernardino rifiutò per umiltà. Bernardino andò da papa Martino V, il 4 luglio 1427, che lo nominò vescovo di Siena, ma egli rifiutò. A più riprese rifiutò la carica di vescovo, per dedicarsi appieno alla sua vocazione di predicatore e missionario: nel 1427 per la città di Siena, nel 1428 per quella di Viterbo, nel 1431 per quella di Ferrara e nel 1435 per quella di Urbino. Nel 1437 divenne vicario generale dell’Ordine degli Osservanti. Il 22 luglio 1438 veniva nominato ministro generale di tutti i francescani italiani. In realtà Bernardino sentiva pesante la sua carica, anche, e, forse, soprattutto perché le numerose incombenze ch’essa comportava gli sottraevano del tempo che egli voleva dedicare a quello che sentiva, il suo dovere più alto, quello della predicazione alle folle. Nel 1444, pur essendo molto malato partì per il suo ultimo giro di predicazione, su invito del vescovo, si recò a L’Aquila, anche per tentare di riconciliare due fazioni che in città si affrontavano apertamente, ma fu costretto ad arrestarsi all’Aquila, nel convento di San Francesco, per un malore. Morì il 20 maggio 1444.
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