Questo era un qualcosa di molto pericoloso dato che proprio l’imperatore Diocleziano nel tentativo di arginare l’espansione del culto della religione cristiana all’interno dei confini dell’Impero Romano, aveva dato vita ad una vera e proprio persecuzione peraltro molto violenta poiché quanti si professavano cristiani su territorio romano venivano condannati a morte. Nel corso dell’anno 304, una volta che venne messo a conoscenza del fatto che in seguito a una indagine molto attenta all’interno della sua legione erano stati scoperti circa una quarantina di suo compagni d’arme professare la religione cristiana e quindi arrestati in attesa di giudizio, decise di costituirsi anche lui. Il tutto avvenne nella città di Lauriacum (odierna Lorch, Austria), con Floriano che essendo certo di come i propri compagni d’arme e soprattutto di religione, fossero ormai destinati ad una cruenta morte, prese la decisione di condividerla anche lui e quindi si consegnò agli incaricati di effettuare la persecuzione. Prima di entrare in città, però, si imbatté in alcuni soldati, ai quali manifestò di essere cristiano; fu perciò arrestato e condotto dal preside Aquilino. Dopo un interrogatorio condotto dal preside Aquilino che per l’appunto presidiò quella giuria, durante l’interrogatorio Floriano ammise la “propria colpa” di essere cristiano, fu flagellato e non riuscendo a farlo sacrificare agli dei, lo condannò ad essere gettato nel fiume Anesius (Enns). Gli furono legate mani e piedi, e con al collo legata una pesante macina di pietra, fu gettato nel fiume. Morì il 4 maggio 304; patrono dei pompieri e contro gli incendi.