Search
Close this search box.

San Gennaro e il mistero della liquefazione – Quando la fede lascia il posto all’illusione vuota dell’uomo

Atto di fede o corsa a uno spettacolo folcloristico?

Chiedo perdono fin da subito ai signori lettori per il titolo provocatorio. Il mio “richiamo” non vuole costituire assolutamente una contestazione aperta al culto della fede attraverso la venerazione delle reliquie; io stesso sono stato generato nella fede della Chiesa, più precisamente a Mantova dove nella Basilica Concattedrale si custodiscono e si venerano le reliquie del Preziosissimo Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo, portate secondo la tradizione dal soldato romano Longino. 

Il mio vuole essere uno stimolo per recuperare una prospettiva cristocentrica che molto spesso si tende a ecclissare, se non addirittura, a dimenticare preferendo la venerazione di una reliquia.

Partendo da una verità imprescindibile, va’ detto che nel momento in cui ci si accosta alla venerazione di un Santo attraverso una sua reliquia, siamo dinanzi a un’esperienza di fede. È la fede di un uomo vissuta e sigillata nel momento storico in cui egli l’ha portata avanti e che in alcuni casi, come per San Gennaro, ha raggiunto l’apice della sua testimonianza in un atto di amore chiamato martirio. Permettetemi una piccola opinione personale: per descrivere il martirio non ho utilizzato un appellativo che lo definisce come l’atto maggiore oltre il quale non v’è nulla, se non l’amore di Dio stesso, perché a mio avviso in ciascuna esperienza di fede il Signore ci chiama a un atto di amore “estremo” che può concretizzarsi in varie manifestazioni, dal martirio all’accettare e affrontare una malattia personale o altrui con fede. Dunque, dietro l’ampolla contenente il sangue di San Gennaro, si cela anzitutto la sua esperienza di fede cristiana, il suo legame d’amore con Dio, che si manifesta a noi concretamente (a distanza di molti secoli) attraverso il suo sangue. 

È necessario un brevissimo accenno biografico che delinea il contesto in cui è vissuto e in cui si è consumato  il suo martirio. Gennaro, vissuto a cavallo tra il III e il IV secolo d.C., fu fedele cristiano e pastore, divenendo infatti vescovo di Benevento. 

L’imperatore romano, a quel tempo, era Diocleziano, uno dei più dediti alla persecuzione dei cristiani. Per il suo impegno pastorale, e per la sua fede praticata e vissuta, mai rinnegata, anche in sede di condanna, morì decapitato. L’esecuzione avvenne presso la solfatara di Pozzuoli.

Subito dopo la sua morte, la figura di San Gennaro divenne un riferimento per i cristiani del posto tanto che con il tempo andò a consolidarsi il culto alla sua persona. Solo nel secolo successivo le reliquie di San Gennaro furono trasportate a Napoli per volere della città. Con l’insediamento della famiglia D’Angiò, il culto verso il Santo conobbe un crescendo anche tramite la realizzazione dei preziosissimi reliquiari, ancora oggi componenti principali del tesoro di San Gennaro.

Circa la storia del sangue, le cose andarono  diversamente: il sangue venne fin da subito raccolto in ampolle di vetro da una pia donna di nome Eusebia e poi custodite, con molta probabilità , dalla comunità locale per giungere infine  a Napoli assieme ai resti del corpo del Santo. 

Dopo questa parentesi, è possibile fare un confronto sul prodigio della liquefazione. Innanzitutto la Chiesa  definisce tale fenomeno con il termine di prodigio, riconoscendogli  quindi  origini naturali e non attribuibili  all’intervento divino, condizione essenziale per connotarlo come miracolo. Questa importante premessa dovrebbe aiutare noi fedeli cristiani a ricollocare correttamente il fenomeno della liquefazione del Sangue di San Gennaro per non esaltarlo e considerarlo oltre la propria rilevanza e importanza di fede attribuitagli dalla Chiesa stessa. Questo testimonia quanto sia  importante educarci all’uso corretto della terminologia indicatoci dalla Chiesa, proprio per evitare derive di fede e discostamenti dalla centralità  della nostra fede, posta bensì in Gesù Cristo.  

L’evento prodigioso della liquefazione del sangue di San Gennaro avviene in tre occasioni: il sabato precedente la prima domenica di maggio, il 19 settembre, festa patronale e il 16 dicembre, giorno in cui, grazie  all’intercessione del Santo, la città è stata risparmiata da un’imminente eruzione del Vesuvio. 

La prima domanda che studiosi e curiosi hanno giustamente posto è se si trattasse davvero di sangue, sostanza che, come ampiamente dimostrato, se conservata in condizioni non ideali, finisce per seccarsi, deperendosi nella sua natura organica e biologica. La Chiesa, avendo sempre posto il divieto all’apertura dell’ampolla e all’analisi del suo contenuto, ha dovuto predisporre altri metodi analitici per rispondere alle domande che venivano poste sulla natura del liquido.  Le analisi spettroscopiche (basate sullo studio dei riflessi e delle interazioni ottenute da un fascio di luce che colpisce la sostanza in questione)  hanno dimostrato la presenza di emoglobina senza porre la certezza assoluta che si tratti di sangue. Altre analisi di natura fisica si sono concentrate nel classificare la sostanza contenuta come tissotropica, ovvero all’apparenza solida ma che, a seguito di sollecitazioni esterne, diviene subito liquida.

Questa teoria però non può essere convalidata  perché, in alcune circostanze, il sangue si è rivelato già sciolto all’apertura dell’urna, mentre in altre circostanze, anche dopo varie sollecitazioni, non si è disciolto.

Nel corso degli anni, vari sono stati i tentativi di riprodurre al “buio” la sostanza contenuta nell’ampolla al fine di riprodurne le caratteristiche chimico fisiche che ne spiegassero la natura e il cambiamento di stato della materia, partendo da un fluido particolarmente denso tendente al solido fino a giungere all’ottenimento della medesima sostanza resa liquida per agitazione.

Ad oggi la scienza non è stata in grado di spiegare con assoluta certezza la natura e l’origine del contenuto delle ampolle che la tradizione associa gelosamente al sangue di San Gennaro (anche a motivo del rifiuto fermo e costante da parte della Chiesa di un’indagine scientifica delle reliquie).

Questo dimostra che non c’è il timore di “perdere fedeli”, anche qualora si dovesse dimostrare la non autenticità  della reliquia in questione. In fondo, l’insegnamento della Chiesa in materia è sempre stato molto chiaro: non bisogna fondare la propria fede sulla validità o meno della reliquia, ma sul rimando fondamentale che essa ci offre, ovvero alla paternità di Dio e alla figura e all’insegnamento di Gesù Cristo. La vita di un Santo, anche attraverso un oggetto materiale che ci ricollega ad esso, deve essere uno specchio per i fedeli in cui riconoscere la presenza del Dio Trino nel nostro vissuto quotidiano.

Preghiamo affinché la Chiesa celeste dei Santi aiuti la Chiesa terrena in questo arduo compito di evangelizzazione perchè a stretto contatto con la dimensione umana e la sua emotività ancor prima che con la dimensione di fede.

Forse è un bene che alcuni misteri della nostra fede terrena rimangano tali: potrebbe essere molto sconcertante  per i credenti scoprire che il culto a cui loro tanto si erano aggrappati nei secoli, ponendo tutti i loro auspici in esso piuttosto che nel legame sacramentale battesimale, era vano e tutte le loro speranze così mal riposte.
San Gennaro, perdonaci se spesso nella devozione alla tua figura di Santo prevale l’aspetto folcloristico invece che la tua testimonianza di fede, di dono, e di legame profondo con Dio e la Sua Chiesa.

Tag

TEMPLUM DOMINI

Leggi la nostra rivista telematica
Templum Domini

CANALE WHATSAPP

Iscriviti al nostro canale Whatsapp
per contenuti esclusivi

LEGGI ANCHE ...

Non sempre il prossimo è capace di amarci. Ecco uno spunto per capire come comportarsi, in tale scenario.
Le preghiere ai piedi dell'altare introducono nella celebrazione della Messa in modo particolare. In questo articolo scopriamo qual è la

TEMPLUM DOMINI

Leggi la nostra rivista telematica
Templum Domini

CANALE WHATSAPP

Iscriviti al nostro canale Whatsapp per contenuti esclusivi

error: Questo contenuto è protetto!