Una storia di santità dal principio insolita quella di Juan Ciudad, che nasce a Montemor-o-Novo, presso Evora (Portogallo) l’8 marzo 1495.
All’età di otto anni scappò di casa e arrivò nella penisola iberica. La sua prima tappa fu a Oropesa, in Nuova Castiglia. Lì nessuno conosceva le sue origini, e la gente del posto cominciò a chiamarlo “Giovanni di Dio”, un soprannome molto spesso utilizzato e attribuito agli orfanelli. Questo appellativo lo accompagnerà per tutto il resto del suo cammino di vita.
Per sopravvivere si dedicò ai lavori agricoli e al pascolo dei greggi. Compiuti i ventisette anni scelse di arruolarsi tra i soldati di ventura. Partecipò anche alla celebra battaglia di Pavia del 1525, che vide scontrarsi gli eserciti dell’imperatore Carlo V e di Francesco I re di Francia, schierandosi con l’armata vincitrice, ovvero quella di Carlo V. Prese parte anche alla difesa di Vienna dall’assedio ottomano.
Chiusa la parentesi militaresca, grazie ai guadagni derivati dal suo servizio di soldato, vagò per tutta Europa giungendo persino in Africa, a Gibilterra e a Granata, nell’attuale Andalusia, regione meridionale della Spagna. Qui, dopo aver praticato diversi lavori, decise di aprire una piccola libreria.
Ma fu una predicazione del benedetto Giovanni D’Avila che lo sollecitò a cambiare totalmente stile di vita. Vendette ogni suo bene, rinunciando anche ai vestititi, e iniziò a predicare e mendicare per le strade di Granata.
Celebre il suo invito, divenuto poi emblema di una benemerita istituzione: «Fate del bene, fratelli, a voi stessi». Quanto riusciva a racimolare, lo redistribuiva tutto ai più bisognosi senza tenere nulla per sé.
Questo suo comportamento convinse alcuni, che per fare il suo bene, sarebbe stato meglio rinchiuderlo in manicomio. Infatti, all’epoca non era insolito considerare un così drastico cambio di vita e tali pratiche come frutto di pazzie.
I cruenti metodi di cura che venivano utilizzati nei manicomi (pari alle torture inflitte ai prigionieri) gli provocarono atroci sofferenze. Juan Ciudad venne scambiato come qualcuno che necessitava di essere liberato da demoni e venne comunque annichilita la sua persona. Resosi quindi conto dell’ignoranza con la quale ci si approcciava e con cui si cercava di guarire queste malattie, appena si concluse il suo periodo al manicomio, avviò un ospedale assieme all’aiuto e alla carità di alcuni benefattori. Nonostante fosse sprovvisto di qualsiasi studio e competenza in campo medico e scientifico, la carità e la sua bontà di cuore lo portarono a essere un medico migliore dei medici stessi nell’approcciarsi alle persone affette da malattie psichiatriche.
Famoso è l’episodio durante il quale, essendo scoppiato un incendio nel suo ospedale, si prodigò a salvare i malati rimanendo miracolosamente illeso dalla furia delle fiamme e del calore.
Di gran anticipo sui tempi, quasi fosse un profeta, mise a punto un metodo analitico e psicoanalitico che sarà elaborato in seguito da personaggi del calibro di Freud. La cura dello spirito era, per Giovanni di Dio, una premessa fondamentale e imprescindibile per una benefica cura del corpo.
Giovanni raccolse tutti i suoi collaboratori in un’unica grande famiglia religiosa denominata Fratelli Ospedalieri, poi divenuti e conosciuti come i Fatebenefratelli. Giovanni morì a soli cinquantacinque anni, nel giorno del suo compleanno, l’8 marzo 1550. Fu trovato in ginocchio e con la croce in mano.
Al momento della sua canonizzazione fu nominato come protettore dei librai, degli ospedali e di quanti si adoperano per restituire la salute agli infermi.
Giovanni di Dio si accostò alle fragilità dei “matti” con uno sguardo lungimirante e, oserei affermare, dai confini profetici perché aveva intuito che tali sofferenze richiedono di mettere in pratica la pietà cristiana e di infiammare il cuore di carità. Del pietismo e della commiserazione queste creature non se ne fanno nulla. Giovanni di Dio aveva compreso che il Signore ci grida di accogliere questi esseri umani per ciò che sono, e in quella che per loro è la normalità del vivere quotidiano.
San Giovanni di Dio aiutaci ad avere un cuore grande e un cuore aperto per accogliere con un “semplice” amore queste creature, anche loro fatte ad immagine e somiglianza di Dio.