di Don Riccardo Pecchia
San Giovanni evangelista, era figlio di Zebedeo e fratello di san Giacomo apostolo. I due fratelli sono detti Βοανηργές “figli del tuono” (Mc 3,17); di entrambi, nei Vangeli sinottici, Gesù deve talvolta frenare lo zelo intemperante e l’ambizione. Ma il Quarto Vangelo, secondo l’opinione tradizionale, ci presenta come proprio autore “il discepolo che Gesù amava”, che nel corso dell’Ultima Cena appoggia il capo sul petto di Gesù, e nonostante fosse scappato con gli altri apostoli durante l’arresto nel Getsemani, è l’unico dei discepoli presenti durante la crocifissione di Gesù, al quale affida sua madre Maria (Gv 19,26-27); a Pietro e a lui, dopo la risurrezione, Maria Maddalena annuncia che la pietra del sepolcro è tolta, così che entrambi vi accorrono, ma il discepolo arriva per primo (Gv 20,3-8).
Si tratta dunque di un apostolo, strettamente legato a san Pietro. Ed è Pietro infatti che, sul Lago di Tiberiade, dove tra i presenti sono ricordati i figli di Zebedeo, dopo aver ricevuto l’incarico e la profezia che lo riguardano, domanda al Risorto che sarà di costui, e Gesù risponde: «Se io voglio ch’egli rimanga finché io venga, a te che importa?»; ma il testo sottolinea che questa risposta non significa, come alcuni credevano, che il discepolo non sarebbe morto. Si discute se sia anche da identificare, come parecchi credono, con “il discepolo” conosciuto dal sommo sacerdote che accompagna Pietro e gli fa aprire la porta (Gv 18,15-16) e con il compagno di Andrea che abbandona san Giovanni il Battista per seguire Gesù (Gv 1, 37-41). Ma accanto a Pietro, Giovanni appare anche negli Atti degli apostoli (3,3-11; 4, 13) dove è uno degli apostoli più importanti; e tra le “colonne” della Chiesa, con Giacomo e Cefa (san Pietro), è ricordato inoltre da san Paolo (Galati 2,9). La tradizione, attestata soprattutto da sant’Ireneo e dalle notizie conservate da Eusebio di Cesarea, aggiunge che fu relegato nell’isola di Patmos, dov’ebbe le rivelazioni esposte nel Libro dell’Apocalisse, e che visse a lungo a Efeso, fino ai tempi di Traiano. D’altra parte, la profezia di Gesù ai figli di Zebedeo, «berrete la coppa che io bevo e sarete battezzati del battesimo di cui io sono battezzato» (Mc 10,39), e che appare realizzata nel martirio di san Giacomo (Atti 12, 2), ha indotto molti studiosi a pensare che anche Giovanni subisse la sorte del fratello
Ecclesia Dei
in collaborazione con Don Riccardo Pecchia.