di Don Riccardo Pecchia
San Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli), 261º vescovo di Roma e papa della Chiesa; nacque a Sotto il Monte (Bergamo) il 25 novembre 1881, da una famiglia di umili origini. Manifestò fin dalla fanciullezza una seria inclinazione alla vita ecclesiastica, frequentò il collegio di Celana. Il 7 novembre 1892 fece il suo ingresso nel seminario minore di Bergamo, dove fu ammesso alla terza classe ginnasiale. Ottenne una borsa di studio e si trasferì al seminario dell’Apollinare di Roma, l’attuale Pontificio Seminario Romano Maggiore, dove completò gli studi e fu ordinato sacerdote il 10 agosto 1904. Dopo un breve soggiorno nel paese natale, nell’ottobre iniziò a Roma gli studi di diritto canonico, interrotti nel febbraio del 1905, quando fu scelto quale segretario personale dal nuovo vescovo di Bergamo Giacomo Radini Tedeschi, dove si mostrò per la dedizione, la discrezione e la sua efficienza. Furono circa dieci anni di intenso impegno accanto ad un vescovo autorevole, dinamico e ricco di iniziative che contribuirono a fare della diocesi bergamasca un modello per la Chiesa italiana. Oltre al compito di segretario, svolse altri numerosi incarichi. Dal 1906 ebbe l’impegno dell’insegnamento in seminario: storia ecclesiastica, patrologia e apologetica. Lo studio della storia gli consentì la pubblicazione degli Atti della Visita Apostolica di san Carlo Borromeo a Bergamo, avvenuta ne 1575, una fatica durata decenni e portata a termine alla vigilia dell’elezione al Pontificato. Nel 1921 papa Benedetto XV lo nominò prelato domestico (che gli valeva l’appellativo di monsignore) e presidente del Consiglio Nazionale Italiano dell’Opera della Propagazione della Fede. Nel 1925 papa Pio XI lo nominò Visitatore Apostolico in Bulgaria, elevandolo alla dignità episcopale, con titolo arcivescovile di Areopoli, dove Angelo Giuseppe scelse come motto episcopale Oboedientia et pax.
Dopo l’ordinazione episcopale avvenuta a Roma il 19 marzo 1925, partì per la Bulgaria con il compito soprattutto di provvedere ai gravi bisogni della piccola e disastrata comunità cattolica. L’incarico inizialmente a termine si trasformò in una permanenza decennale, durante la quale Angelo Giuseppe pose le basi per la fondazione di una Delegazione Apostolica. Il 27 novembre 1934 fu nominato Delegato Apostolico in Turchia ed in Grecia, paesi anche questi senza relazioni diplomatiche con il Vaticano. Durante la Seconda Guerra Mondiale conservò un prudenziale atteggiamento di neutralità, che gli permise di svolgere un’efficace azione di assistenza a favore degli Ebrei, salvati a migliaia dallo sterminio, e a favore della popolazione greca, stremata dalla fame. Inaspettatamente, Pio XII, lo nominò Nunzio Apostolico a Parigi, dove giunse il 30 dicembre 1944. Coerentemente al suo stile di obbedienza, accettò prontamente la proposta di trasferimento alla sede di Venezia dove giunse il 5 marzo 1953, fresco della nomina cardinalizia decisa nell’ultimo Concistoro di Pio XII. Il suo episcopato si caratterizzò per lo scrupoloso impegno con cui adempì i principali doveri del vescovo, la visita pastorale e la celebrazione del Sinodo diocesano. A Venezia poté finalmente esercitare quel lavoro pastorale immediato, a stretto contatto con i sacerdoti e il popolo che aveva sempre desiderato fin dal giorno della sua ordinazione sacerdotale. Alla sua partenza per il Conclave del 1958, per la morte di Pio XII, una grande folla l’accompagnò alla stazione facendogli a gran voce gli auguri di buon viaggio e di buon lavoro. Il 28 ottobre 1958, con grande sorpresa della maggior parte dei fedeli, Giuseppe Angelo fu eletto papa, con il nome pontificale di Giovanni XXIII. Indisse il Concilio Vaticano II, non portandolo a termine per la comparsa di un tumore dello stomaco che lo affliggeva da tempo. Morì il 3 giugno 1963.
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