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San Guglielmo da Vercelli, nacque a Vercelli nel 1085, da una nobile famiglia. Rimasto ben presto orfano, i parenti lo allevarono con una cura affettuosa, decise fin da giovane di condurre vita di penitenza.
San Guglielmo da Vercelli, nacque a Vercelli nel 1085, da una nobile famiglia. Rimasto ben presto orfano, i parenti lo allevarono con una cura affettuosa, decise fin da giovane di condurre vita di penitenza. Aveva solo 14 anni, quando smessi i panni nobiliari, vestito solo di un’umile mantella e a piedi nudi, partì pellegrino per San Giacomo di Compostella (Spagna), portando intorno al corpo due catene di ferro; aveva chiesto a un fabbro che le saldasse in modo che gli fosse impossibile liberarsene. Questo primo pellegrinaggio penitenziale durò non meno di cinque anni, trascorsi meditando e parlando di Dio con tutti gli uomini che incontrava. Tornato dalla Spagna, sempre più animato da fervore religioso, Guglielmo percorse l’Italia, fermandosi in ogni città e in ogni luogo dove vi fossero santi da venerare e illustri chiese da visitare. Presso Taranto Guglielmo fu assalito dai dei ladroni, che, delusi per il magro bottino, lo ridussero in fin di vita. Egli scorse in quell’evento un segno della divina provvidenza, era svanita la certezza che il suo cammino dovesse condurlo oltremare. Per averne conferma, durante il periodo di convalescenza si rivolse a san Giovanni da Matera. I colloqui tra i due si protrassero per 15 giorni, e la conclusione fu che Guglielmo per il bene di molti doveva rimanere in Italia e rinunciare alla sua impresa. Le sue ultime incertezze svanirono quando pochi giorni dopo il Signore stesso gli apparve in visione predicendogli la fondazione della Congregazione verginiana.
Guglielmo si fece eremita e cominciò a percorrere l’Italia meridionale alla ricerca di un luogo opportuno per la sua vita solitaria e meditativa. Fu così che nel 1118 giunse ai piedi del monte Partenio o Montevirgiliano, un’aspra zona montuosa tra Nola e Benevento: il suo cammino ascetico era giunto finalmente a una meta. Nei primi tempi Guglielmo visse in solitudine, ma presto fu raggiunto da uomini, sia chierici che laici, che volevano essere suoi discepoli; si formò una comunità. In poco tempo Guglielmo, che per tutta la vita era stato pellegrino ed eremita, si ritrovò a capo di una congregazione di monaci desiderosi di vivere secondo le sue regole. Tuttavia di regole Guglielmo ne impartì davvero poche; egli si limitò soprattutto a dare buon esempio e qualche raccomandazione orale. La vita quotidiana in cima al monte Partenio, resa già difficile dalle aspre condizioni climatiche, era improntata a un rigoroso regime penitenziale, ed era suddivisa fra varie attività lavorative, preghiere e l’esercizio della carità verso i poveri. Lì fondò, nel 1124, il santuario dedicato a Maria Vergine per cui quel monte avrebbe preso il nome di Montevergine. Da qui ebbe origine la Congregazione verginiana dell’Ordine si San Benedetto. L’afflusso di fedeli fu per i sacerdoti l’occasione per esercitare il loro ministero, e la vita eremitica che Guglielmo ricercava risultava compromessa. Inoltre, i suoi confratelli mal tolleravano quello stile di vita troppo austero e pieno di privazioni. Cresciuta troppo la comunità di Montevergine, nel 1128, Guglielmo lasciò la sua fondazione insieme ad altri cinque eremiti e si stabilì sul Monte Laceno, dove fu raggiunto da san Giovanni da Matera. Giovanni si ritirò poi sul Gargano fondandovi un monastero, invece Guglielmo continuò a stabilire comunità prima sul Monte Cognato, nella pianura di Goleto, nel territorio di Sant’Angelo dei Lombardi, dove iniziò una nuova esperienza monastica, un doppio monastero costruito per lo più da donne. Successivamente fondò molti altri monasteri della stessa regola, ma rimase pressoché stabilmente al Goleto a parte diversi viaggi in Puglia in più occasioni. Morì il 25 giugno 1142; patrono dell’Irpinia.