In occidente la sua figura si fuse poi con quella del centurione romano, che al momento della morte di Gesù gridò: «veramente costui era Figlio di Dio» (Mt 27,54), e che successivamente, quando il corpo di Gesù doveva essere deposto dalla croce perché stava per iniziare il sabato, giorno di festa per gli ebrei, in cui non si potevano lasciare i cadaveri dei condannati a morte esposti per evitare di spezzargli le ossa delle gambe, come prescriveva la legge, per un atto di pietà, preferì colpirgli il costato con la lancia, dal quale sgorgò sangue e acqua. Comandò poi i soldati messi di guardia al sepolcro di Gesù, e dopo la sua Risurrezione, andò assieme alle altre guardie dai sommi sacerdoti a riferire l’accaduto. Questi tentarono di corromperli con doni e promesse affinché testimoniassero falsamente che i soldati di guardia al sepolcro si erano addormentati, permettendo che i seguaci di Gesù ne trafugassero il corpo, per poi dire che era risorto. Mentre gli altri soldati si lasciarono corrompere, Longino rifiutò di dire il falso, anzi contribuì a diffondere a Gerusalemme il resoconto della Resurrezione di Cristo. Per questo motivo cadde in disgrazia agli occhi dei notabili della città, che decisero di farlo uccidere, il centurione però avendo scoperto questo disegno, lasciò l’esercito romano assieme a due commilitoni e ritornò in Italia da Gerusalemme, nella sua città natale Anxanum (l’attuale Lanciano), qui avrebbe predicato e donato tutti i suoi averi ai poveri, prima di essere catturato e giustiziato per decapitazione; patrono dei militari e ciechi.