di Don Riccardo Pecchia
San Pantaleone di Nicomedia, nacque a Nicomedia (attuale Izmit, Turchia) nella seconda metà del III secolo, da una famiglia benestante. Figlio di un senatore, persona facoltosa ed eminente in Nicomedia, di religione pagana; la madre, invece, era cristiana, una donna forte nella fede che non rinnegò mai per compiacenza al marito, pur rimanendo sempre al suo fianco. Ebbe una buona educazione classica e professionale, avviato allo studio della medicina, sotto la guida del celebre medico Eufrosino. La sua intelligenza gli fece raggiungere ben presto una solida competenza nella scienza medica, tanto che lo stesso imperatore Massimiano ne fu tanto colpito da consentire che Pantaleone, anche se giovanissimo e non avesse terminato il corso regolare degli studi, potesse esercitare la professione di medico. L’educazione famigliare e l’ambiente sociale ricco di tanti segni cristiani avevano predisposto l’animo di Pantaleone ad avvicinarsi al cristianesimo. La vera fortuna di Pantaleone non fu tanto quella di aver raggiunto l’ideale di essere medico, ma quella di aver incontrato Ermolao, un sacerdote, che aveva formato una specie di comunità cristiana nella città. Pantaleone dialogando con Ermolao, gli parlò della madre cristiana, delle lacrime da lei versate nel lasciarlo adolescente, del paganesimo del padre e della sua frequenza nella casa imperiale a contatto con il maestro pagano Eufrosino. Il sacerdote gli fece scoprire a poco a poco, attraverso la lettura e la riflessione del Vangelo, le grandi mete della santità. Pantaleone, uomo di scienza e figlio di un pagano colto ed altolocato, pur illuminato nello spirito, non accettò la nuova dottrina se non dopo lunghe riflessioni sul Vangelo.
La conversione di Pantaleone si andava preparando lentamente nel dialogo, nella riflessione e nella preghiera. Il proposito di conversione, maturato dopo prolungata riflessione, trovò incomprensione, risentimento e serio ostacolo in suo padre, attaccatissimo al paganesimo. Ma nell’animo del giovinetto cresceva il desiderio di ricevere il battesimo. Secondo la leggenda Pantaleone dopo aver visto risuscitare alla sola invocazione del Cristo un bambino morto per il morso di una vipera, si fa battezzare. Alla morte del padre Pantaleone, distribuì il patrimonio ai servi e ai poveri, diventò il medico di tutti, suscitando per l’esercizio gratuito della professione l’invidia e il risentimento dei colleghi e la conseguente denunzia all’imperatore. L’imperatore con lusinghe e rimproveri tenta di dissuadere il giovane dal preferire Cristo ad Asclepio. Pantaleone propone una prova tra i sacerdoti pagani e lui: intorno a un paralitico, appositamente convocato, inutilmente si affannano i sacerdoti, invocando tra gli dei anche Asclepio, Galeno e Ippocrate; Pantaleone invece guarisce nel nome di Cristo l’ammalato. Il miracolo suscita la conversione di molti e l’ostinazione dei sacerdoti e dell’imperatore, che alle lusinghe fa seguire una lunga serie di tormenti: condannato al rogo, ma le fiamme si spensero, poi ad essere immerso nel piombo fuso, ma il piombo si raffreddò miracolosamente; a questo punto Pantaleone fu gettato in mare con una pietra legata al collo, ma il masso prese a galleggiare; venne condannato ad fieras, ma le belve che avrebbero dovuto sbranarlo si misero a fargli le feste; fu poi legato ad una ruota, ma le corde si spezzarono e la ruota andò in frantumi. Si tentò anche di decapitarlo, ma la spada si piegò e gli aguzzini si convertirono. Pantaleone pregò Dio di perdonarli. Infine, quando egli diede il suo consenso, gli fu tagliata la testa. Morì il 27 luglio 305; patrono delle ostetriche e dei medici (insieme ai santi Cosma e Damiano).
Ecclesia Dei