di Don Riccardo Pecchia
San Pasquale Baylón (Pascual Baylón Yubero), nacque a Torrehermosa (Spagna) il 16 maggio 1540, da una famiglia di umile condizione. I suoi genitori l’avevano avviato al lavoro in tenera età, mandandolo dietro il gregge di famiglia e più tardi come garzone di un ricco allevatore. La sua preparazione scolastica fu rudimentale, imparò a leggere da solo, esercitandosi sui libri di preghiere, mentre pasceva il gregge di famiglia o di altri. Era tanto devoto quanto scrupoloso, assiduo nella preghiera, ma anche preoccupato di rifondere i danni causati dal passaggio delle pecore nei vigneti altrui. A 18 anni chiese di essere ammesso al noviziato presso il convento di Santa Maria di Loreto della Congregazione dei Frati Minori riformati alcantarini, fondati da san Pietro d’Alcantara, ma gli venne opposto un netto rifiuto, sarà ammesso solo due anni dopo. Nel frattempo, lavorando presso il ricco allevatore Martino Garcia, che lo aveva preso a ben volere, rifiutò l’offerta di quest’ultimo di divenire suo erede. Infine la fama della sua santità, e di alcuni prodigi compiuti, gli aprì le porte del convento di Santa Maria di Loreto, a 21 anni, dove poté emettere i voti religiosi il 2 febbraio 1564, come “fratello laico”, non sentendosi degno di aspirare al sacerdozio.
Fin dall’inizio della sua vita religiosa trascorreva lunghe ore in preghiera, inginocchiato sulla nuda terra davanti al Santissimo Sacramento, qualche volta fino a notte inoltrata o addirittura all’alba; mostrava inoltre grande devozione nel servire la Messa. In contrasto con la sua ammirevole vita claustrale, un episodio avvenuto durante la “guerra di religione” ce lo mostra sotto una luce diversa ma non meno degna. Fu inviato, nel 1576, in Francia a portare una lettera al ministro generale dell’Ordine dei francescani riformati e non sappiamo come o perché fu scelto lui, né se quelli che lo mandarono erano informati dei pericoli. Pasquale viaggiò fino alla città di Orléans senza conoscere, evidentemente, alcuna parola francese e, malgrado i pericoli, riuscì a consegnare le lettere nonostante le ripetute incursioni degli ugonotti. Fu preso anche a sassate e una ferita alla spalla fu fonte di dolore per il resto della vita. Riuscì a far ritorno al suo convento e a riprendere la vita nascosta, come aveva fatto prima di questo viaggio, continuando, come molti altri fratelli laici francescani, ad aiutare i poveri e gli ammalati che venivano a chiedere aiuto al convento. Morì il 17 maggio 1592, a 52 anni, il giorno di Pentecoste, nel convento del Rosario di Villarreal; patrono dei congressi eucaristici e protettore dei cuochi e pasticcieri perché, secondo la leggenda, sarebbe l’inventore dello zabajone, il suo culto si diffuse a Napoli nel periodo della dominazione spagnola, nella tradizione popolare napoletana il nome di Pasquale Baylón è spesso accostato all’universo femminile quale santo protettore; da qui l’invocazione: «San Pasquale Baylonne protettore delle donne, fammi trovare marito, bianco, rosso e colorito, come te, tale e quale, o glorioso san Pasquale!»
Ecclesia Dei