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Santa Caterina da Siena

Santa Caterina da Siena, al secolo Caterina Benincasa, fu una religiosa, mistica e teologa senese che, all’età di sedici anni, entrò nel Terz’ordine domenicano dove dedicò la sua vita alla preghiera intensa, alle opere di carità verso bisognosi e al dialogo fraterno con i potenti dell’epoca.

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Santa Caterina da Siena, al secolo Caterina Benincasa, fu una religiosa, mistica e teologa senese che, all’età di sedici anni, entrò nel Terz’ordine domenicano dove dedicò la sua vita alla preghiera intensa, alle opere di carità verso bisognosi e al dialogo fraterno con i potenti dell’epoca.

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Santa Caterina da Siena, al secolo Caterina Benincasa, nacque a Siena il 25 marzo 1347. Ventiquattresima figlia del tintore di panni Jacopo Benincasa e di Lapa di Puccio de’ Piacenti, ella ebbe una sorella gemella di nome Giovanna che morì dopo poche settimane di vita. La famiglia Benincasa apparteneva alla piccola borghesia senese e, secondo i costumi dell’epoca, cominciò le trattative matrimoniali per Caterina sin dall’età di dodici anni: inizialmente la giovane accettò ma in seguito se ne pentì, dichiarando di essersi consacrata a Cristo sin dalla tenera età di sette anni. Purtroppo, il desiderio di Caterina incontrava un forte ostacolo poiché nel Medioevo abbracciare la vita religiosa richiedeva anche il versamento di una dote, dote che Caterina non possedeva. La giovane senese non si lasciò abbattere da questa difficoltà e mantenne duro, animata da un profondo amore per il Signore e da un completo abbandono in Lui. Secondo la tradizione, un giorno Jacopo sorprese Caterina immersa nella preghiera e, in quell’occasione, egli si rese effettivamente conto che il suo desiderio di prendere i voti non era dettato da un capriccio momentaneo ma era frutto di una vera vocazione, quindi, comandò che nessuno ostacolasse le intenzioni di sua figlia.

Caterina scelse il Terz’ordine domenicano, meglio conosciuto come l’Ordine delle Mantellate, ma ella era troppo giovane per entrarvi: a nulla valse l’intercessione della madre presso la priora, perché l’Ordine erano solito accogliere donne mature e vedove e non giovani vergini. Provvidenzialmente, Caterina venne colpita da una malattia che la portò ad avere febbri molto alte e una serie di pustole che ne deturparono il viso, facendola così somigliare ad una donna anziana e sgraziata. In questo frangente Caterina supplicò la madre perché parlasse nuovamente alla priora e facendole riferire che sarebbe morta se non l’avessero accettata nell’Ordine; a quelle parole la priora mandò alcune consorelle a sincerarsi delle intenzioni della giovane e, dopo il loro resoconto, Caterina venne ammessa nel Sacro Ordine, ricevendo l’abito domenicano nel 1363 nella Basilica di San Domenico. Le difficoltà iniziali non mancarono per la neo-sposa di Cristo: ella non era abituata alla penitenza, alla preghiera comune e, tra l’altro, le risultava difficile leggere i testi delle preghiere in latino dato che era priva di un’istruzione. Ella chiese ad una consorella di insegnarle il latino, quel tanto che bastava per leggere almeno i testi delle preghiere comuni ma a nulla valsero i suoi sforzi: la conseguenza di questo fallimento fu l’isolamento dalla comunità durato circa tre anni.

Ad una vita di preghiera, Caterina affiancò un’intensa attività caritativa rivolta ai poveri, agli ammalati, ai mendicanti, ai carcerati, perché in loro vedeva il Cristo povero e sofferente: tra i vari episodi, si ricorda quello in cui ella donò gli abiti ai più bisognosi, il mantello ad un pellegrino e l’assistenza amorosa verso una lebbrosa, assistenza che venne ripagata con percosse ed insulti. Inoltre, ella assistette gli ammalati dell’ospedale di Santa Maria della Scala, in particolare coloro che soffrivano di malattie contagiose, mettendo così a rischio la propria vita. Con il trasferimento dei fratelli da Siena a Firenze, Caterina decise di restare nella sua città natale insieme alla madre Lapa: da questo momento, dopo il 1370, ella cominciò ad essere seguita da un gruppo di uomini e donne denominato “La bella brigata” che l’aiutava nella preghiera, nelle attività caritative, nelle esperienze mistiche e nella corrispondenza che intratteneva con personalità illustri dell’epoca. Infine, dopo un anno di prova, ella poté pronunciare i voti perpetui ed essere così un membro effettivo delle Mantellate.

Santa Caterina da Siena

Nonostante il suo analfabetismo, ella scrisse ben 300 lettere avvalendosi dell’aiuto dei membri della sua brigata. Tra l’altro, prese l’audace iniziativa di indirizzare alcune lettere al Papa, lettere dalle quali sgorga un amore profondo e vivo per la Chiesa e caratterizzate da toni forti e al tempo stesso dolci e materni dove la prosa si mescola con la poesia. Gli argomenti trattati nelle sue trecento lettere spaziano dalla vita religiosa ai problemi politici e morali della Chiesa, dall’impero ai vari Stati europei del XIV secolo. I suoi interventi non furono visti di buon occhio dai suoi contemporanei e Caterina venne tacciata di protagonismo e costretta a presentarsi al Capitolo dell’Ordine Domenicano, tenutosi a Firenze nel 1374, per rendere conto del suo operato. In lei non venne trovata colpa alcuna ma i padri domenicani del capitolo presero la decisione di assegnarle un confessore affinché la guidasse e consigliasse, ovvero fra Raimondo da Capua.

Dopo essere rientrata da Firenze, Caterina continuò ad occuparsi degli ammalati ma la sua fama si diffuse anche nella città di Pisa, città nella quale si recarono due membri del “La Bella Brigata”, dove ella si recò su invito del signore di Pisa Piero Gambacorti: secondo la tradizione fu proprio nella chiesa di Santa Cristina a Pisa, nella Domenica delle Palme del 1375, che Caterina ricevette le stigmate invisibili mentre pregava dinanzi al Crocifisso. In quello stesso anno Caterina fece da paciere tra la Repubblica di Firenze e la Santa Sede, poiché la città di Firenze aderì ad una politica antipapale: per l’occasione Caterina inviò il suo confessore e due frati domenicani perché la precedessero con una lettera ma tale gesto non fu sufficiente e portò la mistica senese ad intraprendere un viaggio verso la Francia per raggiungere il Sommo Pontefice ad Avignone. Giunta nella città nel 1376, Caterina venne ricevuta dal Papa ma anche in questo caso la sua mediazione non portò a nulla. Secondo la tradizione fu proprio in questa occasione che Caterina disse al papa che egli doveva tornare a Roma poiché questa è la volontà divina: il 13 settembre dello stesso anno papa Gregorio XI lasciò Avignone per raggiungere Roma.

Dopo una vita piena di amore verso Dio e verso i fratelli, Caterina si spense il 29 aprile del 1380 nella solennità dell’Ascensione del Signore, poco prima di Mezzogiorno. Venne canonizzata da Papa Pio II, il cardinale senese Enea Silvio Piccolomini, nel 1461, proclamata compatrona d’Italia da Papa Pio XII nel 1939, proclamata dottore della Chiesa da papa Paolo VI il 4 ottobre 1970 e infine proclamata compatrona d’Europa da Giovanni Paolo II nel 1999.

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