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Santa Giovanna d’Arco

Meditiamo sulla storia di questa grande Santa, a lungo calunniata, ma autentico esempio di virtù cristiana.

Nel travagliato contesto storico-sociale della Guerra dei cent’anni (1337-1453), che vide contrapposti i due popoli cristiani di Francia e d’Inghilterra in un sanguinoso conflitto che costituì l’ultima fase della lotta intrapresa dai Plantageneti contro la monarchia francese, si staglia, proprio come la luna nel buio della notte più profonda, la figura di una giovane donna, santa e vergine, oggi patrona di Francia. La protagonista della nostra storia è Giovanna d’Arco, la ‘Pulzella di Orléans’, la condottiera delle armate regie francesi, la liberatrice del suolo patrio dall’invasore straniero, l’umile e coraggiosa serva del Signore, testimonianza viva dell’Amore più puro. Jeanne d’Arc nasce nel villaggio francese di Domremy, un piccolo centro rurale situato alla frontiera tra Francia e Lorena, oggi ribattezzato in suo onore Domrémy-la-Pucelle. I suoi genitori sono dei contadini agiati, conosciuti da tutti come ottimi cristiani, dai quali la giovane riceve ‘una buona educazione religiosa, con un notevole influsso della spiritualità del Nome di Gesù, insegnata da san Bernardino da Siena e diffusa in Europa dai francescani. Al Nome di Gesù viene sempre unito il Nome di Maria e così, sullo sfondo della religiosità popolare, la spiritualità di Giovanna è profondamente cristocentrica e mariana. Fin dall’infanzia, ella dimostra una grande carità e compassione verso i più poveri, gli ammalati e tutti i sofferenti, nel contesto drammatico della guerra’ (così il Santo Padre Benedetto XVI nell’Udienza generale del 26 gennaio 2011). Quello che sappiamo sulla Pulzella lo dobbiamo principalmente a due fonti che, ai fini della ricostruzione anche della cronistoria dei fatti, risultano essere due testi-chiave. Il primo, il ‘Processo di Condanna’, contiene la trascrizione dei lunghi e numerosi interrogatori ad opera del collegio giudicante che Giovanna dovette sostenere nell’ultimo periodo della sua vita (febbraio-maggio 1431), testo prezioso non solo perché testimonianza scritta del procedimento giudiziario che vide protagonista la giovane, ma anche perché veicolo di trasporto nel tempo delle stesse parole che la Santa proferì in risposta alle accuse dei giudici. Il secondo testo è anch’esso la trascrizione di un procedimento giudiziario, sempre a carico di Giovanna, ma questa volta riabilitativo, indetto dall’allora Papa Callisto III nel 1456, che prende il nome di ‘Processo di Nullità della Condanna’ o ‘di riabilitazione’; particolarmente prezioso risulta essere quest’ultimo per via degli oltre 120 testimoni oculari che fornirono testimonianze dirette sulla persona della Pulzella inerenti praticamente tutti i diversi periodi della sua vita. È però dal testo del ‘Processo di Condanna’ che scopriamo come la vita religiosa di Giovanna maturò come esperienza mistica già a partire all’età di 13 anni, periodo in cui cominciò a sentire le ‘voci’, precisamente di San Michele Arcangelo, di Caterina di Alessandria, di Margherita di Antiochia, nonché probabilmente anche di altri santi e sante. Attraverso tali ‘voci’ Giovanna si sentì chiamata sia ad intensificare la sua vita cristiana (ed in questo contesto si erge la scelta del voto di castità) che ad una missione politica di importanza cruciale per la storia francese ed europea, ovvero sia la liberazione della Francia dalle truppe del re d’Inghilterra e far proclamare il Delfino Carlo re di Francia. In un’epoca quale la nostra, che sembra innalzare a modello etico e comportamentale l’uomo passivo, rinunciatario, astrattamente d’accordo su ogni cosa e praticamente contrario a tutto, la spiritualità che promana dalla figura della santa di Domremy potrebbe a certuni risultare, come minimo, anacronistica, legata ad un passato medievale oramai tramontato già da secoli e seppellito sotto i colpi della ragione illuminista. Ebbene, tale modo di pensare indurrebbe sicuramente in errore. L’agiografia di Giovanna racconta e trasmette un messaggio estremamente attuale, poiché messaggio incentrato a sua volta sul messaggio evangelico.

Non è ‘solo’ la storia di una ragazzina praticamente analfabeta, sicuramente ignara di tecniche e tattiche militari, che battaglia dopo battaglia e vittoria dopo vittoria, sconfigge e scaccia un esercito estremamente ben organizzato e potente come quello inglese, no! È il meraviglioso racconto di una giovane, innamorata di Gesù, che una volta sentitasi chiamata ad una particolare forma di santificazione del corpo e dello spirito non esita un secondo a rispondere con un sonoro ‘Sì!’, un ‘Sì’ che tutti noi siamo chiamati a rispondere con l’umiltà del ‘cuore dei piccoli’ (Lc 10,21) agli appelli di Nostro Signore. Giovanna, ben consapevole adesso della missione che si sentì assegnatale, cominciò quello che è stato definito il suo anno di azione (Benedetto XVI), a cui farà seguito un anno di passione. L’opera di liberazione ebbe tutti i caratteri della cavalcata epica: dopo aver raggiunto il Delfino di Francia Carlo (futuro Carlo VII Re di Francia) a Chinon ed essere stata sottoposta da quest’ultimo al vaglio di una commissione composta da alcuni teologi dell’Università, che in lei non videro nulla di male, ma solo una buona cristiana, la giovane santa, a soli 17 anni, assunse il comando dell’esercito. La compagine militare francese era demotivata e mal organizzata, situazione ben poco agevole ai fini della vittoria militare dovuta a vari fattori, come ad esempio la durata estenuante del conflitto e la mancanza di vittorie particolarmente significative. Nonostante ciò la giovane condottiera non mancò d’animo e diede il via ad una vasta opera di riorganizzazione e ristrutturazione dell’esercito, anche e soprattutto morale, arrivando ad imporre regole di carattere religioso che beneficarono moltissimo le schiere soldatesche: fu imposto uno stile di vita quasi monastico, furono fatte allontanare le prostitute che seguivano i soldati, banditi i saccheggi e le violenze, vietate le bestemmie, fortemente consigliate le Confessioni e le preghiere, due volte al giorno, intorno allo stendardo della Pulzella, al richiamo del suo confessore Jean Pasquerel. Ammirata e rispettata dagli uomini della truppa, Giovanna si mise dunque a capo delle stesse e nel giro di un arco di tempo considerevolmente breve liberò dall’occupazione inglese le città di Orléans (8 maggio 1429), vittoria che le valse poi il famoso titolo di ‘Pulzella’, cioè la vergine, di Patay (18 maggio 1429) e di Reims. Quest’ultima acquistò ancor più importanza dato che permise l’incoronazione e la consacrazione di Carlo VII, in ossequio alla plurisecolare tradizione inaugurata dal re franco Clodoveo, battezzato all’interno della cattedrale di Reims dal vescovo della città San Remigio nella notte di Natale del 496. Lo stesso sovrano Carlo VII però, una volta asceso alla dignità regale, tentò un’opera di riavvicinamento alla monarchia inglese, tentativo diplomatico di pace tentato anche da Giovanna prima dell’avvio della sua campagna militare, non andato però a buon fine per via del rifiuto da parte del sovrano d’Inghilterra. La ‘strategia’ del nuovo re di Francia non piacque alla giovane eroina francese che decise dunque di continuare la lotta contro l’invasore in maniera autonoma. Due forze opposte e simili congiurano però contro la Pulzella. Gli inglesi, incapaci di accettare la sconfitta per mano di una ragazzina, e gli stessi francesi, generali ed ecclesiastici, che temono un loro allontanamento dalle posizioni di potere della corte francese in favore della giovane, oramai famosa tra i soldati. In questo clima di tensione maturò un vero e proprio tradimento: durante la liberazione di Compiègne, qualcheduno sollevò il ponte levatoio prima che la santa potesse mettersi in salvo, sancendo di fatto la sua cattura per mano dei borgognoni, francesi alleati della corona inglese; cominciava il suo anno di passione. Processata a Rouen, in Normandia, da un collegio giudicante composto da una cinquantina tra gli uomini più dotti di Francia e Inghilterra come vescovi, avvocati e prelati di vario grado, la Pulzella rispose alle accuse mosse nei suoi confronti di idolatria, scisma ed apostasia, sempre con coraggio, precisione e correttezza, non mancando mai di manifestare un profondo e consapevole amore per Dio, di cui ne è un esempio la risposta ad un interrogativo che le venne posto, in cui le si chiedeva se, fra l’altro, fosse in grazia di Dio, alla quale la Pulzella replicò: “Se ci sono, Iddio mi custodisca; se non ci sono, Iddio voglia collocarmici perché preferirei morire che non essere nell’amore di Dio”. Attraverso una serie di innumerevoli irregolarità tecnico-giuridiche del processo ed un pregiudizio comune praticamente a tutti i giudici della corte si arrivò alla sentenza di condanna a morte del 24 marzo 1431, successivamente irrogata tramite il rogo. Il 30 maggio 1431 sale sul rogo allestito nella piazza del Vieux-Marché di Rouen. Muore bruciata viva, pronunciando più volte il Nome di Gesù e con gli occhi fissi sulla grande croce astile che frate Isembard de la Pierre ha portato per lei su sua richiesta. A seguito della conquista di Rouen (1450) ad opera delle forze guidate dal re Carlo VII, fu aperta un’inchiesta in loco che sancì la completa e totale riabilitazione di Giovanna d’Arco, sancita poi anche dal Papa Callisto III nel 1456 con il Processo di Nullità della Condanna. Beatificata nel 1909 da Papa san Pio X, Giovanna fu poi canonizzata da Papa Benedetto XV nel 1920 ed è oggi patrona di Francia, della telegrafia e della radiofonia. La sua è una storia ricca di significato, una testimonianza preziosissima dell’Amore di Dio e per Dio; che le sue mirabili gesta possano essere d’ispirazione per quanti cercano di realizzare una piena, completa e veritiera giustizia umana, irraggiungibile senza la luce della Fede che deve illuminare ogni scelta.

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