“Ti rendo grazie, Signore Gesù Cristo, che ti sei degnato di ascrivere nel tuo libro la tua martire. (…) accogli la tua ancella nel grembo tuo, tu che siedi nel trono, mia luce, perla preziosa, che sempre ho amato”.
La fede autentica e profonda della giovane martire Giustina ha da sempre affascinato i cuori dei fedeli padovani e non solo. Lei prima testimone della fede, ha irrorato con il suo sangue i solchi della nascente Chiesa patavina, seguita poi da altri grandi araldi di Cristo.
Giustina apparteneva a una nobile famiglia patavina, e mentre la giovane si trova in città, vi sopraggiunge il crudele imperatore romano Massimiano, che aveva fatto istituire un tribunale in Campo Marzio per immolare i credenti. La beatissima Giustina, mentre si affretta a visitare i servi di Dio, è sorpresa dai soldati presso Pontecorvo e portata al cospetto di Massimiano. Dopo una serie di domande sprezzanti circa la sua fede cristiana, la sollecita con minacce a sacrificare al dio Marte. Di fronte alla costanza e alla saldezza della sua fede in Cristo, il crudele imperatore, pieno d’ira, emana la sentenza: “Giustina afferma di rimanere vincolata alla religione cristiana; e non intende obbedire alle nostre ingiunzioni, comandiamo pertanto che sia uccisa di spada”.
Dopo una preghiera, Giustina, mentre tiene le ginocchia piegate a terra, l’imperatore stesso pone fine alla sua vita, pugnalandola al fianco.
Il corpo della martire fu sepolto fuori del pomerio, ad oriente della città, nei pressi del teatro romano.
La basilica costruita da Opilione sul sepolcro di Giustina si conservò fino al 1117, quando un terremoto la distrusse completamente. I monaci benedettini che già officiavano la chiesa, forse fin dal sec. VIII, la ricostruirono meno splendida della prima; ma, sorta e rapidamente propagatasi la Congregazione Benedettina di S. Giustina, fondata appunto nella chiesa della santa da Ludovico Barbo nel 1418, i monaci costruirono in onore della martire un tempio piú degno che, iniziato nel 1521, fu completato nel 1587. Sotto l’altare maggiore della chiesa, nel 1627 fu collocato il corpo di Giustina in una doppia cassa di piombo e di cipresso coperta da un velo d’oro.
La diffusione della Congregazione Benedettina di S. Giustina, che elesse la martire come sua speciale patrona, insieme con s. Benedetto, contribuí grandemente a propagare il suo culto in Italia e in Europa. In modo particolare Venezia la elesse a speciale patrona di tutti i suoi domini, dopo la vittoria di Lepanto, riportata appunto nel giorno festivo della santa, nel 1571; da allora, a perenne riconoscenza si cominciarono a coniare le Giustine fino alla caduta della repubblica, con il motto: “Memor ero tui Justina Virgo”.
Oggi, dopo un periodo di illanguidimento, caudato specialmente dalla soppressione del monastero, nel 1810, e dalla susseguente chiusura della chiesa per le leggi napoleoniche, il culto della santa riprende lentamente nuovo vigore, favorito anche dalla riapertura del monastero avvenuta nel 1919.
L’integrità e la purezza della fede di Santa Giustina sia di sprone e di esempio per molti giovani del nostro tempo, perché consacrino la propria vita al Cristo, il solo che può salvare la nostra anima dalla morte eterna.