Sant’Ambrogio: Patrono di Milano

Sant'Ambrogio è una delle figure più importanti della storia della Chiesa di Milano.

Sant’Ambrogio è una delle figure più importanti della storia della Chiesa di Milano. Nasce nel 339 a Treviri, in Germania, da una nobile famiglia romana della Gens Aurelia. Suo padre era governatore delle Gallie, quindi un importante funzionario imperiale. 

Interessante a proposito della nascita di S. Ambrogio, che tanto spiega sulla sua vita e su ciò che farà della stessa, ossia il miracolo delle api: Ambrogio ha pochi mesi di vita, forse un anno soltanto. Dorme placido nella sua culla, quando uno sciame d’api gli copre il volto, entrando e uscendo dalla sua bocca come in un favo. La balia è spaventata e cerca di scacciare gli insetti, temendo possano far del male al bambino. Ma il padre la ferma, intuisce che non è un fatto normale e, con paterna trepidazione, attende l’evolversi del prodigio. Infatti, poco dopo le api si levano in volo a così grande altezza da sottrarsi allo sguardo umano. Il padre, colpito dall’evento, esclama: se questo bambino vivrà, diventerà qualcosa di grande». E così fu. 

Lo sciame d’api doveva rappresentare il suo parlare dolce come il miele, lo stesso attributo che caratterizzava Giovanni Crisostomo ossia Boccadoro, vescovo di Costantinopoli.

Quando il padre improvvisamente morì, Ambrogio con la sorella Marcellina (Santa) e la madre ritornarono a Roma. Qui continuò gli studi, imparò il greco e divenne un buon poeta e un oratore. Proseguì poi gli studi per la carriera legale ottenendo molti successi in questo campo come avvocato, finché l’imperatore Valentiniano lo nominò nel 370 governatore, con residenza a Milano. Fu un uomo di fede, cultura e diplomazia, al di sopra delle parti e dei partiti, prendendosi cura di tutti senza distinzioni, specialmente dei poveri. Questo modo di agire conquistò tutta la popolazione, tant’è che il Popolo di Dio lo volle come vescovo. S. Ambrogio, infatti, divenne vescovo per acclamazione popolare potremmo dire, nonostante non fosse ancora battezzato. Fu consacrato vescovo in pochi giorni e intraprese immediatamente una vita di austerità, studio e preghiera. Si dedicò alla predicazione e alla difesa della fede contro le eresie, in particolare contro l’arianesimo. Diventato, quindi, vescovo di Milano nel 374 cambiò vita radicalmente, rompendo ogni legame con la vita precedente: donò infatti le sue ricchezze ai poveri, le sue terre e altre proprietà alla Chiesa, tenendo per sé solo una piccola parte per provvedere alla sorella Marcellina, che anni prima si era consacrata Vergine nella Basilica di San Pietro durante una solenne liturgia di Natale, presente il Papa Liberio.

La Chiesa cattolica del tempo di Ambrogio attraversava una grave turbolenza dottrinale: la presenza cioè dell’eresia ariana, originata e predicata da Ario. Questi negava la divinità di Cristo e la sua consustanzialità col Padre, affermando che anche lui era una semplice creatura, scelta da Dio come strumento di salvezza. S. Ambrogio si impegnò fermamente nel combatterla, essendo un’eresia che ebbe un’estensione drammaticamente enorme, avendo seguaci addirittura tra gli imperatori e le imperatrici e ponendo il Santo nella posizione di doversi scontrare con tali figure. Nel 386 venne approvata una legge che autorizzava le assemblee religiose degli ariani e il possesso delle chiese e, di fatto, bandiva quelle dei cristiani cattolici: pena di morte a chi non obbediva.

Ambrogio incurante della legge e delle conseguenze personali, si rifiutò di consegnare agli ariani anche una sola chiesa, arrivando in questo modo le minacce anche contro di lui. Il popolo, temendo per il proprio vescovo, si barricò nella basilica insieme con lui e le truppe imperiali circondarono e assediarono la chiesa, decisi a farli morire di fame. S.  Ambrogio, nel periodo di “assedio”, insegnò ai suoi fedeli salmi e cantici composti da lui stesso e raccontò al popolo tutto ciò che era accaduto tra lui e l’imperatore Valentiniano, riassumendo il tutto con la famosa frase: “L’imperatore è nella Chiesa, non sopra la Chiesa”.

Fu l’Imperatore Teodosio che liberò il popolo di Milano dall’assedio di Valentiniano.. La riconoscenza di Ambrogio all’imperatore tuttavia non gli impedì di affrontarlo in ben due occasioni, quando ritenne che il suo comportamento era riprovevole e condannabile pubblicamente. In particolare lo ritenne responsabile della strage del 390 in Tessalonica dove vennero massacrati anche donne e bambini senza distinzione di colpevoli ed innocenti. All’accusa di S. Ambrogio Teodosio abbassò la testa e si umiliò davanti al popolo di Dio, in penitenza fuori dalla chiesa chiedendo l’elemosina.

Ambrogio visse e operò totalmente e incessantemente tutto per Cristo e tutto per la Sua Chiesa. Il suo amore a Cristo era inscindibile dal suo amore alla Chiesa. Operare per far crescere l’amore a Cristo significava per lui lavorare, soffrire, studiare, predicare, piangere, rischiare la vita davanti ai potenti del tempo per la Chiesa, popolo di Dio, perché Ambrogio era profondamente convinto che “Fulget Ecclesia non suo, sed Christi lumine” (La Chiesa risplende non di luce propria ma di quella di Cristo), senza dimenticare mai che “Corpus Christi Ecclesia est”, (Il Corpo di Cristo è la sua Chiesa), quindi i fedeli possono benissimo dire tutti: “Nos unum corpus Christi sumus”.

Uno dei luoghi più iconici legati a Sant’Ambrogio è la basilica a lui dedicata a Milano. Fondata dallo stesso Ambrogio nel IV secolo, la basilica è un esempio straordinario di architettura paleocristiana e medievale. Al suo interno si trovano i resti del santo, custoditi in una cripta che è meta di pellegrinaggio per i fedeli di tutto il mondo.

La basilica non è solo un luogo di culto, ma anche un simbolo dell’identità milanese. L’arte, l’architettura e la spiritualità che permeano questo luogo rappresentano l’eredità di Sant’Ambrogio e il suo ruolo nella storia della città.

La figura di Sant’Ambrogio è strettamente intrecciata con la storia e l’identità di Milano. Il suo esempio di fede, saggezza e coraggio rimane vivo nella memoria collettiva, ispirando generazioni di fedeli e cittadini. La sua eredità, celebrata nella basilica e nelle tradizioni milanesi, è un monito a perseguire ideali di giustizia, cultura e spiritualità nella vita quotidiana.

Edoardo Consonni

Edoardo Consonni

Vice-direttore di Ecclesia Dei, ha conseguito il diploma presso il liceo scientifico “Blaise Pascal” di Busto Arsizio. Dottore in Fisica, ha completato gli studi per diventare dottore magistrale presso l’Università degli Studi di Milano.
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