Il Santo Abate Antonio, venerato il 17 gennaio di ogni anno, da Dio ricevette l’ispirazione «di ritirarsi nel deserto, per servirti in un nuovo modello di vita cristiana», ma tale contributo all’organizzazione della vita monastica è solo uno degli apporti del Nostro alla successiva storia ecclesiastica, dovendosi anche ricordare la sua lotta contro l’arianesimo e l’ispirazione per la fondazione dell’ordine dei Canonici regolari di Sant’Antonio di Vienne.
Nell’articolo del 10 novembre 2023 avente per tema «la vita religiosa tra passato e futuro: quali caratteristiche aveva alla sua nascita e quali sono i tratti fondamentali per il suo futuro», lo scrivente aveva identificato nella lezione evangelica «se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» la pietra angolare di tutta l’esperienza monastica, il fondamento scritturistico della radicale scelta di vita di tutti quegli uomini e quelle donne che avendo «lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome» avranno in cambio il centuplo rispetto a quanto abbandonato in questo secolo e la vera vita che più non avrà fine. Non bisogna dimenticare che tali versetti ispirarono profondamente anche l’esistenza terrena di Antonio. Egli, nato il 12 gennaio del 250 nella città egiziana di Coma da una famiglia a vocazione agricola, ma di agiata condizione economica, appena ebbe udito simili parole, vendette le sue ingenti ricchezze, ereditate in seguito alla prematura scomparsa di entrambi i genitori, affidò la sorella minore a un gruppo di vergini consacrate, affinché fosse convenientemente educata, e si ritirò in contemplazione dei Divini Misteri.
Dall’Editto di Milano «che concedeva la libertà di culto ai cristiani dopo una fase di violente persecuzioni», tramandatoci dal latino De mortibus persecutorum di Lattanzio e dalla greca Historia ecclesiastica di Eusebio di Cesarea, all’Editto di Tessalonica Cunctos populos «con il quale il Cristianesimo diventò la sola religione accettata nell’Impero» la religione cristiana si espanse sempre più sia dal punto di vista geografico che da quello sociale e divenne sempre più organica nei confronti dell’ordinamento politico e amministrativo vigente, con la conseguenza che ci furono uomini che si ritirarono completamente dal consesso civile, volendo radicalmente vivere il soteriologico messaggio gesuano: sono i cosiddetti anacoreti, da san Paolo di Tebe alla beata Giuliana da Norwich, autrice delle Rivelazioni dell’amore divino, un volume che «contiene un messaggio di ottimismo fondato sulla certezza di essere amati da Dio e di essere protetti dalla sua Provvidenza». Tra gli anacoreti è da considerare, almeno per una fase della sua esistenza, anche il santo protagonista del presente contributo, il quale ben presto comprese che una vita fatta solamente di preghiera sarebbe stata incompleta, dato che all’orazione era necessario e opportuno aggiungere la preghiera, anticipando di circa due secoli l’ora et labora della regola benedettina.
«Per una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé: li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto», si legge nel Libro della Sapienza di Salomone, erroneamente attribuito a Filone di Alessandria, «il principale anello di congiunzione fra la filosofia greca, la cultura ebraica e il cristianesimo», da spiriti eccellenti quale San Girolamo e San Bonaventura da Bagnoregio. Veramente il beato Antonio fu diabolicamente tentato, come pittoricamente testimoniato dalle Tentazioni di sant’Antonio, tela di Paul Cezanne del 1875, ma vinse meritando di fiorire come palma e di crescere come cedro del Libano «piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dio», nella gloria della beatifica visione paradisiaca
La vita di Antonio proseguì con progressivi periodi di isolamento, ma contemporaneamente operò nella direzione spirituale di discepoli, tanto che viene considerato il primo abate della Chiesa cattolica. Tutta la sua esistenza fu dominata da uno sacro zelo, «perché il nostro Dio è un fuoco divoratore», che si espresse particolarmente nella sua lotta contro l’eresia ariana, per la quale «in quanto Figlio, il Logos-Cristo non poteva avere la stessa pienezza di divinità del Creatore, principio ingenerato di tutta la realtà che non può dividere con altri la propria essenza (ousia)». Gli fu a fianco Sant’Atanasio, che ne scrisse la biografia nella Vita Antonii, fonte di ispirazione ancora nel XIII secolo per la Legenda aurea.