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… saprete tener presente la mia memoria …

Il 4 febbraio 1959 Mons. Nazareno Patrizi rendeva l’anima a Dio. Egli lasciò i suoi cari, dopo una vita dedicata al servizio della Santa Sede e del prossimo. Sperava solo che la famiglia ne tenesse presente la memoria, come scrisse nelle sue ultime volontà: “La casa nostra era la prima della zona per merito dei nostri antenati. Lascio un nome onorato di cui la famiglia può ben gloriarsi. Voglio sperare saprete tener presente la mia memoria”.

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Il 4 febbraio 1959 Mons. Nazareno Patrizi rendeva l’anima a Dio. Egli lasciò i suoi cari, dopo una vita dedicata al servizio della Santa Sede e del prossimo. Sperava solo che la famiglia ne tenesse presente la memoria, come scrisse nelle sue ultime volontà: “La casa nostra era la prima della zona per merito dei nostri antenati. Lascio un nome onorato di cui la famiglia può ben gloriarsi. Voglio sperare saprete tener presente la mia memoria”.

Il 4 febbraio 1959 [1] Mons. Nazareno Patrizi rendeva l’anima a Dio. Egli lasciò i suoi cari, dopo una vita dedicata al servizio della Santa Sede e del prossimo.

Sperava solo che la famiglia ne tenesse presente la memoria, come scrisse nelle sue ultime volontà:

“La casa nostra era la prima della zona per merito dei nostri antenati. Lascio un nome onorato di cui la famiglia può ben gloriarsi. Voglio sperare saprete tener presente la mia memoria”.

Mons. Nazareno Patrizi con i suoi fratelli

Egli era nato il 30 maggio 1866. La sua “casa” proveniva da Bellegra, zona nella quale i Patrizi avevano una tradizione di imprenditori agricoli ed ecclesiastici, dagli inizi del XVIII secolo.

La figura di Mons. Nazareno Patrizi è stata progressivamente dimenticata, per quasi sessant’anni, e la sua memoria è stata relegata a pochi ricordi imprecisi e intorbiditi dalle nebbie del tempo.

Negli anni recenti, si è tuttavia ridestata la memoria del Monsignore e dei suoi antenati, attraverso la nascita del fondo archivistico Patrizi-Bracale, presso l’archivio abbaziale di Subiaco, e una serie di ricerche storiche e pubblicazioni, che hanno conferito scientificità e concretezza storica ai ricordi sbiaditi [2]. Con un proficuo approfondimento, attraverso gli archivi storici statali, diocesani e della Santa Sede, è emersa vigorosamente la storia di Mons. Nazareno Patrizi. Un chierico che seppe distinguersi, pur provenendo dalla provincia, e senza gli incoraggiamenti che ebbero i suoi antenati presbiteri, nati, cresciuti ed operanti nelle maglie dello Stato Pontificio [3]. Mons. Nazareno visse l’epoca post-unitaria, con la crisi dei benefici ecclesiastici e la lenta, ma inesorabile, laicizzazione della società.

Passo dopo passo, col solo aiuto dello zio Mons. Pietro Patrizi, studiò con grandi sacrifici economici, venne ordinato presbitero a 26 anni e si fece strada nel mondo ecclesiastico.

Durante l’anno insegnava agli adulti nella primaria associazione cattolica artistico-operaia. In estate andava in missione a Torrenova e alla Cervelletta, zone sperdute nella campagna romana.

Viveva principalmente delle elemosine delle messe, finquando nel 1899 la segreteria di stato gli assegnò il ruolo di canonico dei Ss. Celso e Giuliano in banchi. Era un canonicato romano di grande prestigio, poiché quella chiesa era ab immemorabili cappella papale.

Concorse e vinse come avvocato ecclesiastico, rotale e postulatore delle cause dei santi. Con grande soddisfazione fu inviato pontificio presso le corti di Spagna e Vienna. Nel 1903 Pio X lo iscrisse nella corte pontificia come cappellano segreto. Nel 1905, difendendo la Santa Sede dalle conseguenze politiche dell’unità d’Italia, scrisse La dotazione imprescrittibile e la legge delle guarentigie. Benedetto XV, che lo conosceva dai tempi della gioventù, lo avrebbe voluto nunzio apostolico in America Latina. Mons. Nazareno era già incaricato d’affari della conferenza episcopale argentina, ma rinunciò alla nunziatura. Disubbidì al papa, per rimanere nella diocesi di Roma e non interporre un oceano tra lui e la sua famiglia.

Era rimasto orfano da bambino ed aveva un forte legame coi due fratelli più piccoli.

Per decenni intrattenne rapporti internazionali con notabili ed aristocratici, quali il can. José Benevides, suo maestro di spagnolo e oggi Beato; Mons. Peter Vay; Mons. Gyula Zichy; la contessa Anna Gould; Louis Stanislaus Burdett; l’arciduca Giuseppe Francesco d’Asburgo Lorena; i Doria Pamphilj ed altri nomi sia della nobiltà romana che dei prelati pontifici e del sacro collegio.

Mons. Nazareno Patrizi, nel paese avito di Bellegra, fu un benefattore generoso e un pastore di anime, restaurando a sue spese i luoghi di culto della zona ed avendo creato la congregazione della Santissima Addolorata.

A settantacinque anni, il 27 maggio 1941, divenne prelato domestico. Questa era una nomina che solitamente si conferiva a prelati della curia romana verso i quarant’anni di età, ma Mons. Patrizi aveva rinunciato all’episcopato e questo rifiuto gli precluse, per diverso tempo, l’ottenimento di altre nomine pontificie.

Morì diciotto anni dopo, assistito maternamente dalla perpetua Marianna Patrizi, alla quale lasciò una lettera ricolma di affetto. Nella sua vita aveva profuso ogni bene, materiale e spirituale, alla Chiesa, alle terre avite, ai bisognosi, alla famiglia ed ai cari. Egli fu un presbitero che seppe svolgere la propria missione con umanità e dando l’esempio. Fintantoché egli visse, fu facile prendere quanto egli elargì. Ben più difficile è stato restituirgli qualcosa, oggi. Mantenerne la memoria è un riconoscimento, una corrispondenza d’affetto e un contributo alla storia di Bellegra e, soprattutto, della Chiesa.

Mons. Nazareno Patrizi in abito prelatizio con stemma

Note

  1. Sulla lapide tombale i dati anagrafici sono differenti, ma i documenti riportano chiaramente che egli sia nato il 30 maggio 1866 e morto il 4 febbraio 1959. Cf. AATS, 1.A.12.c.Patrizi Nazareno e Roma, Certificati Anagrafici e di Stato Civile, atto di morte n. 199, p. 1, s. 1, anno 1959.
  2. Cf. D. Bracale, Mons. Nazareno Patrizi. Da Bellegra alla Corte Pontificia, Roma 2020.
  3. Cf. D. Bracale, Patrizi di Bellegra. Praesbiteri al servizio della Curia Romana dal XVIII al XX secolo, seconda edizione, Roma 2020.

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