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Satana contro Gesù – VIII

C'è un altro modo di interrogare qui sotto. Se interroghiamo attraverso le parole, interroghiamo anche attraverso la sofferenza. Quante volte la tortura ha estratto confessioni! Poiché i trucchi del linguaggio non hanno avuto successo, Satana ricorrerà ora alla violenza.

Mons. Agostino Lemànn

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C'è un altro modo di interrogare qui sotto. Se interroghiamo attraverso le parole, interroghiamo anche attraverso la sofferenza. Quante volte la tortura ha estratto confessioni! Poiché i trucchi del linguaggio non hanno avuto successo, Satana ricorrerà ora alla violenza.

Satana contro Gesù – VIII

C’è un altro modo di interrogare qui sotto. Se interroghiamo attraverso le parole, interroghiamo anche attraverso la sofferenza. Quante volte la tortura ha estratto confessioni! Poiché i trucchi del linguaggio non hanno avuto successo, Satana ricorrerà ora alla violenza. All’astuzia del serpente succederà la ferocia del leone, tamquam leo rugiens.

Nell’attribuire questo cambiamento di tattica al diavolo, non pensiamo di procedere per supposizioni. C’è un libro ispirato, il libro della Sapienza, scritto quasi due secoli prima di Gesù Cristo, dove troviamo profeticamente annunciati quelli che sarebbero stati gli ultimi tentativi di Satana e dei giudei, i suoi scagnozzi, di costringere Gesù a dichiarare categoricamente se fosse o meno il Figlio di Dio.

Ecco questa pagina straordinaria:

“Portiamo il Giusto nelle nostre insidie, perché ci è scomodo; perché è contrario al nostro modo di vivere; perché ci rimprovera le offese della Legge; e perché ci disonora decantando i difetti della nostra condotta.

Egli afferma di avere la conoscenza di Dio e si definisce Figlio di Dio.

Si è fatto censore dei nostri stessi pensieri.

La sola vista di lui è insopportabile per noi, perché la sua vita non è come quella degli altri e la sua condotta è molto diversa.

Ci considera uomini da poco; considera il nostro tipo di vita come una cosa impura; proclama beata la fine dei giusti e si vanta di avere Dio per padre.

Vediamo dunque se le sue parole sono vere; proviamo cosa gli accadrà e vedremo quale sarà la sua fine.

Perché se è veramente il Figlio di Dio, Dio lo difenderà e lo libererà dalle mani dei suoi nemici.

Interroghiamolo con rimproveri e tormenti, per conoscere la sua dolcezza e provare la sua pazienza.

Condanniamolo alla morte più infame; perché se le sue parole sono vere, Dio si prenderà cura di lui.”

Che pagina, anzi che spettacolo! Interroghiamolo con oltraggi e tormenti, non è questa la domanda decretata contro Gesù Cristo! Sembra che vediamo Satana alla fine di tutti i mezzi possibili per penetrare un segreto che lo riempie di ansia, Satana che soffia nei giudei la risoluzione di attaccare la vita di Gesù.

È allora che si svolge la deplorevole scena della Passione, iniziata nel giardino della agonia, continuata davanti al Sinedrio e al tribunale di Pilato, e consumata sul Calvario.

Non esiste un’agonia paragonabile a quella che Gesù ha sofferto nell’orto degli Ulivi: il sangue scorreva da tutti i suoi pori. Legato e trascinato davanti al Sinedrio, dove fu accusato di essere un seduttore, un malfattore e un bestemmiatore, chinò il capo e rimase in silenzio: era l’Agnello silenzioso che portava i peccati della terra.

Alla vista di questo silenzio, di questa dolcezza che supera la forza umana, Satana, che si aggirava intorno alla Vittima, si sentì turbato. Fino a questo momento, le debolezze e le infermità corporee che aveva visto molte volte nella vita di Gesù avevano sempre calmato le sue paure; ora è la paura che comincia ad impadronirsi di lui. Tale virtù non nasconde forse qualche mistero profondo, le cui conseguenze abbiamo ragione di temere? Ma il Leone ruggente, allo stesso tempo, prova rabbia e furore nel suo cuore; perché nonostante tutte le accuse, tutti gli insulti, tutte le bestemmie che ha messo in bocca a coloro di cui era il padrone, Gesù è rimasto invincibile nel suo silenzio: “Gli sforzi di coloro che sono i loro capi”, profetizzò Davide, “sono resi vani dalla resistenza della roccia. Ecco perché il leone ruggente combatteva con paura e rabbia. Vorrebbe gettarsi sull’uomo incomprensibile, ma non lo fa. Chi è dunque colui che mi sembra essere al di sopra dell’uomo nelle sue sorprendenti disposizioni, e tuttavia un semplice uomo nelle sue umiliazioni e sofferenze?

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