Se non si capisce la Croce …non si capisce nulla

Ripropongo un articolo pubblicato da “Il Cammino dei Tre Sentieri”. Tutti i diritti dell’articolo sono esclusivamente riservati a loro. L’autore è PierFrancesco Nardini. Qui di seguito troverete il link dove poter reperire la pagina e trovare tantissimi articoli sulla fede cattolica: http://itresentieri.it/


“Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1, 25)

Parlando con alcuni amici, ci si chiedeva se, al giorno d’oggi, sia più difficile capire la Croce o la gravità dei peccati della carne.

Uno degli amici ha risposto: “È una bella lotta!”. Ed, effettivamente, è così.

È difficilissimo stabilire una classifica tra le due cose.

Siamo in un tempo in cui la Croce sembra tornata ad essere scandalo e stoltezza (1Cor 1, 23).

Viene intesa solo in senso assolutamente negativo, come qualcosa da scongiurare ed evitare, come qualcosa di intollerabile, di indecoroso.

In un mondo dove tutti si sentono liberi di fare tutto (in ogni senso), dove la ricerca del piacere è il centro della vita, dove l’immanente, il “qui tutto e subito” ha sfrattato il soprannaturale, non si accetta più che si possa soffrire.

La perdita di senso della Croce di Cristo non è però la conseguenza di questo. Ne è la causa.

Se, infatti, non si comprende più la bellezza della Croce, non accettare e non capire la sofferenza è normale. In effetti, senza la Croce, nessuno ci riuscirebbe.

Qui però non vogliamo approfondire come la Croce di Cristo spieghi e renda accettabile la sofferenza.

Vorremmo cercare di fare la classifica sopra accennata.

Anche sul fronte dei peccati della carne la situazione è decisamente dolorosa.

Non è più nemmeno questione di perdita del senso del pudore (che, pure, è fondamentale).

Qui siamo oltre, siamo ad un livello successivo, ancora più pericoloso per le anime.

Le persone non solo hanno totalmente perso la capacità di riconoscere la gravità di questi peccati, oramai questi non sono proprio più intesi come peccati! Al massimo, se va bene, forse, come peccatucci veniali.

Ora, nel ricordare che anche con i peccati veniali non si va diritti in Paradiso, ma si sosta in Purgatorio (Catechismo di San Pio X, Can. 99) e che il Purgatorio è comunque «patimento temporaneo della privazione di Dio, e di altre pene che tolgono all’anima ogni resto di peccato per renderla degna di veder Dio» (Can. 101) e quindi non è uno scherzo, è sufficiente parlare di questi temi con qualcuno per rendersi conto di come la maggior parte delle volte la percezione che se ne ha è quella appena detta.

L’oramai dilagante “analfabetismo cattolico” ha portato ad un’assoluta mancanza di conoscenza delle verità base della nostra fede e quindi sono pochi quelli che riconoscono negli atti di questo tipo il peccato mortale, perché contrari ad un esplicito e chiaro Comandamento (il sesto).

Per mancanza di tempo accenniamo solo alle evidenti responsabilità per questa situazione di molti pastori che negli ultimi decenni avrebbero dovuto insegnare certe verità.

Torniamo a quel che abbiamo detto poco sopra: c’è l’abitudine a fare quel che si vuole e questa porta l’abitudine a non avere limiti. Il peccato della carne è un peccato che “tira” la volontà verso il basso, ossia intorpidisce l’uomo e lo rende meno pronto a imporre con la mente, con la volontà limiti e privazioni al proprio corpo. In sostanza, diventa comodo, perché piacevole (anche se è un piacere passeggero e fine a se stesso). E la comodità porta a crearsi scappatoie per giustificare ogni cosa.

A mio modo di vedere, se proprio si volesse rispondere alla domanda iniziale su quale delle due situazioni sta prima in classifica, si potrebbe rispondere che sta prima il “non capire la Croce”.

Parto dal presupposto che, come ogni verità cattolica, ognuna è legata alle altre e non può prescinderne.

Detto questo, però, penso che, anche in questo, la perdita di senso della Croce stia in qualche modo in rapporto di causa ad effetto con i peccati della carne.

Vado a spiegare il motivo.

La Croce di Cristo è la dimostrazione di come la sofferenza debba essere intesa dall’uomo. È la spiegazione della sofferenza. È Dio che indica la strada per renderla accettabile. Se addirittura anche Cristo ha dovuto (per Sua scelta) sopportare la Croce, se, cioè, Dio si è fatto uomo e ha deciso di patire come ognuno di noi ed anche più di tutti noi, è chiaro che possiamo farlo anche noi, per amore suo, è chiaro che la sofferenza acquista di senso.

Ora, la sofferenza che la Croce spiega ed esalta non è solo quella fisica, tipizzata nelle malattie, nelle ferite, nei dolori corporali. È anche quella dell’anima, quella delle rinunce, quella del sopportare situazioni difficili, quella dei limiti, quella, insomma, che non ci permette di far sempre quel che vogliamo.

Quindi, ad esempio, quella di dover resistere in un situazione familiare difficoltosa, quella di resistere a tentazioni di vario genere (sessuali, per lo più), quella di non potersi permettere qualcosa e qualsiasi cosa.

Se sono in grado di capire la sofferenza tramite l’insegnamento di Cristo in Croce, sono in grado di capire anche tutte le sofferenze, fisiche e non, che mi trovo davanti nella vita. Se sono in grado di capirle, sono in grado di accettarle e sopportale. E, quindi, di resistere.

Per questo, a mio modo di vedere, il senso della Croce è più in alto in quella classifica. Non per motivi di gravità della mancanza. È chiaro, ed è anche molto probabile, che siano più nocivi nell’immediato per le anime i peccati carnali, perché mortali, più che il non capire il senso della Croce, così come abbiamo indicato prima.

È però uno dei più importanti “semi cattolici” senza il cui germogliare si creano le condizioni perché vengano a mancare le basi per poter resistere a determinate tentazioni.

Ovviamente si resiste anche in mancanza di comprensione del senso della Croce, ma è comunque un resistere, certamente meritorio, fatto però senza una cognizione piena. Un po’ come uno studente che riesce comunque, per intuito, a capire come risolvere un’equazione, ma lo fa, appunto, solo intuitivamente, senza però conoscere le regole alla base dell’operazione. Con l’intuito gli potrà riuscire spesso di risolvere equazioni, ma potrà anche capitare che non gli riesca. Con la conoscenza delle regole, avrà molta più possibilità di riuscirci sempre.

Preghiamo la Madonna di darci la forza di poter seguire Cristo, prendendo la nostra croce (Mt 16, 24) con lo stesso amore con cui Lui ha sofferto i dolori della Passione per noi.

Dio è Verità, Bontà e Bellezza
Il Cammino dei Tre Sentieri

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