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Spettri Conciliari

Gaudium et Spes e Lumen Gentium: qualcosa non torna

L’obliquazione cronica che ha subito la dottrina catechetica della Chiesa spaventa molto i clericali dei nostri giorni, e non solo. L’atteggiamento metanoetico, nel verso purtroppo sbagliato, dei canoni di tale apparato sono dovuti principalmente ad un tentativo esasperato di attualizzare (nel senso dell’hic et nunc) la dottrina stessa, facendola dipendere dal vissuto esistenziale dell’uomo. Da teotropica, la visione della dottrina è diventata antropotropica. In questo modo, la dottrina si dichiara mutevole, capace di adattamento al contesto pastorale, diventando un prodotto relittico di seconda mano. La domanda che attanaglia i più si formula in maniera corretta con un semplice e ormai noto interrogativo: dove ha avuto inizio lo sbandamento turbo-modernista della dottrina cattolica?

Spesse volte, quando si trattano scienze fisico-matematiche, si riporta un atteggiamento noto con il nome di ‘abuso di notazione’: una certa semantica algebrico-parametrica viene utilizzata in maniera quasi impropria per cercare di descrivere un dato fenomeno. Un abuso giustificato per ‘rendere l’idea’ di che cosa stia succedendo. Riprendendo questo collegamento, i testi vaticani hanno ultimamente abusato di molta notazione, con un atteggiamento inconcutibilmente ambiguo. Il primo testo che si raccoglie in veduta, solamente se accuratamente raffinata, è Gaudium et Spes, costituzione pastorale del Concilio Vaticano II.

Come tutti i testi pre e post-conciliari, questo documento reca diverse traduzioni in lingua volgare e una latina. Notiamo tuttavia che al n.24,[Cap.II], versione italiana, si trova scritto: ‘[…] l’uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stesso‘. Mentre allo stesso numero, nella versione latina, cita: ‘[…]hominem, qui in terris sola creatura est quam Deus propter seipsam voluerit‘. La presenza aberrante di seipsam, accusativo femminile del pronome seipsa, desta molte preoccupazioni: la traduzione letterale diviene infatti: ‘[…]l’uomo, il quale in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa‘.

 Un cambiamento di genere, che cambia un intero approccio esistenziale. Inoltre, siamo poí cosí sicuri che nella versione italiana quel ‘se stesso’ sia riferito a Dio? Perchè allora non è stato posto maiuscolo? Nessuno lo sa, ed è preoccupante, visto che queste citazioni sono estratte da documenti vaticani ufficiali e facilmente reperibili in rete.

Dopo questo lampo di antropocentrismo di Gaudium et Spes, ci riversiamo alla foce di Lumen Gentium, che a differenza della prima è costituzione dogmatica, sebbene sia anch’esso un documento conciliare.

Al numero 8, intitolato “La Chiesa, realtà visibile e spirituale”, viene effettuata una accurata analisi della natura teandrica della Chiesa Cattolica: essa, afferma il pontefice Paolo VI, è indubbiamente unita al Cristo anche per composizione ontologica, perchè formata da una parte umana (il laicato) e una parte divina (il clericato, che sebbene sia umano per composizione, è ontologicamente diverso da ciò che è umano, perchè consacrato non solo formalmente, ma sostanzialmente). Questa Chiesa (si noti, non si parla di parti della Chiesa, ma della intera Chiesa Cattolica Romana perchè al capo 7 è già stata effettuata la sintesi teandrica di cui sopra): ‘[…] sussiste nella Chiesa Cattolica […] ancorché al di fuori del suo organismo si trovino parecchi elementi di santificazione e di verità[…]’. A meno di cecità fisica o incapacità di elaborazione dei concetti, questo passaggio risulta essere manifestamente erroneo. La Chiesa Teandrica non sussiste nella Chiesa Cattolica: la Chiesa Teandrica È la Chiesa Cattolica. Se sussiste, significa che convive con qualcosa di uguale o di simile, ugualmente accettato: si noti la grande allusione alle confessioni cristiane non cattoliche. Infine, chi sarebbero appunto questi elementi di santificazione esterni ad essa, se per definizione non ci possono essere fuori dalla Chiesa? Tanti sono i Papi, e i Santi, che hanno affermato questa posizione: primo tra tutti, in termini di vicinanza a ritroso temporale, Pio XII, che a più riprese afferma che fuori dalla Chiesa di Cristo non ci può essere santificazione, perchè Cristo è presente solo nella Chiesa. Se quindi vogliamo correggere gli errori della nuova chiesa ‘bergogliana’, che purtroppo si sta disgregando sotto i nostri occhi ma sta portando grosse ferite al Corpo Mistico, non possiamo fidarci di interpellare testi conciliari, perché gli errori del magistero di Francesco sono già contenuti negli errori conciliari! Non si cura un malanno mascherandolo con un altro: serve una cura. In questo caso la cura è il pre-concilio, sine qua non.

Ecclesia Dei

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