Quando ancora non era stato messo un punto al dibattito sulla natura di Maria, la festa a lei dedicata era già molto diffusa. Non è chiaro quale sia l’origine, ma gli studiosi ritengono che derivi dalla Festa celebrata nella Chiesa Bizantina e che ricordava la nascita di Maria Santissima dai genitori Anna e Gioacchino.
Un fatto, questo, raccontato come miracoloso e avvenuto per grazia divina, in riferimento al futuro ruolo di madre di Gesù. Infatti, nel capitolo IV dell’apocrifo Protovangelo di Giacomo, parlando di Anna, madre di Maria, si legge: «Ed ecco un angelo del Signore le si presentò davanti, dicendo: “Anna, Anna, il Signore ha ascoltato la tua preghiera e tu concepirai e partorirai, e si parlerà della tua prole in tutto il mondo”».
Come ben sappiamo, però, gli Apocrifi, a causa della loro dubbia databilità, non sono ritenuti degli scritti affidabili, nonostante la Tradizione abbia da essi attinto molti elementi.
In effetti, fonti attestano che si celebrasse già nell’VIII secolo, e che venne importata nell’Italia meridionale da monaci bizantini. Nel 1439, durante il Concilio di Basilea, l’arcivescovo di Palermo, Niccolò Tedeschi, sostenne che Maria era stata concepita senza peccato. Il canonico e storico Antonio Mongitore racconta che già nel 1323 la Concezione di Maria era festa di precetto a Palermo, attestando in tal modo che la sua devozione nel capoluogo siciliano era così antica da non conoscersi la data d’inizio.
Tornando a noi, abbiamo detto che è, quindi, probabile che questa festa sia giunta fino a noi grazie al trasferimento di monaci da Oriente a Occidente e grazie agli intensi rapporti che vi erano fra l’Italia meridionale e Bisanzio. Nei secoli successivi il culto si è poi propagato per tutto l’Occidente, soprattutto per iniziativa degli ordini religiosi benedettini e carmelitani.
Ciononostante, per secoli la posizione del magistero è stata prudente: per quanto il chiaro e definitivo pronunciamento pontificio si ebbe solo nel 1854, furono diversi gli interventi dei Pontefici a favore della posizione immacolatista.
Nel 1476, con la bolla Cum praecelsa, papa Sisto IV introdusse a Roma la festa liturgica dell’Immacolata Concezione, con la quale dava una nuova gloria al privilegio di Maria, facendo approvare l’Ufficio e la Messa per questa Festa.
Questa decisione non fu accettata da alcuni, nonostante sul piano dogmatico egli non si pronunciò mai, che ritenevano un’eresia l’Immacolata Concezione e, proprio per questo motivo, l’anno successivo, fece disputare il Generale dell’Ordine Francescano, Francesco da Brescia, che era a favore di questa introduzione, con il domenicano Vincenzo Bandelli.
Sisto IV fu però ancora costretto ad intervenire e nel 1482, con la bolla Grave Nimis, mise a tacere quelle fazioni che non smettevano di accusarsi vicendevolmente di eresia.
Il 7 marzo 1632, nella cattedrale di Cagliari, il Parlamento del Regno di Sardegna giurò solennemente di difendere la dottrina della Purissima Concezione.
Papa Alessandro VII, nel 1661, con la bolla Sollicitudo Omnium Ecclesiarum, rinnova, in qualche modo, i decreti pontifici di Sisto IV e Gregorio XV a favore dell’Immacolata Concezione. Successivamente, i Domenicani fecero osservare al Pontefice che la Festa dell’Immacolata Concezione apparteneva ormai a tutta la cristianità e che non c’era bisogno, dunque, di un riconoscimento dogmatico.
Clemente XI, il 6 gennaio 1708, attraverso la bolla Comissi Nobis, rende universale la festa dell’Immacolata, già celebrata a Roma e in altre zone della cristianità.
Nel 1848, però, il beato Pio IX mostra l’intenzione voler chiudere definitivamente la tanto spinosa questione in maniera autorevole e definitiva. Istituì, perciò, una commissione di teologi e una di cardinali, dalle quali però emerse solo un parere contrastante circa l’Immacolata. Anche il beato Rosmini, pur ritenendola «moralmente sicura», sconsigliò di definirla dogmaticamente.
Il Papa decise allora di valutare il parere del Collegio Episcopale attraverso l’enciclica Ubi Primum del 1849. 546 dei 603 vescovi consultati si dichiarano a favore del dogma. Inizia dunque la stesura della bozza dell’enciclica, che, dopo 8 redazioni, viene promulgata l’8 dicembre 1854 col nome Ineffabilis Deus.
«Declaramus, pronuntiamus et definimus, doctrinam quae tenet beatissimam Virginem Mariam in primo instanti suae conceptionis fuisse singulari omnipotentis Dei gratia et privilegio, intuitu meritorum Christi Iesu Salvatoris humani generis, ab omni originalis culpae labe praeservatam immunem, esse a Deo revelatam atque idcirco ab omnibus fidelibus firmiter constanterque credendam.»
«Dichiariamo, affermiamo e stabiliamo che è stata rivelata da Dio la dottrina che sostiene che la beatissima Vergine Maria, fin dal primo istante della sua concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente, in previsione dei meriti di Gesù Cristo, Salvatore del genere umano, è stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale; pertanto, questa dottrina dev’essere oggetto di fede certa ed immutabile per tutti i fedeli.»
Successivamente alla proclamazione del Dogma, l’8 dicembre 1857, papa Pio IX inaugurò il monumento all’Immacolata in Piazza di Spagna a Roma, la cui realizzazione fu interamente pagata da Re Ferdinando II delle Due Sicilie.
Molti anni dopo, Pio XII iniziò ad inviare dei fiori in Piazza di Spagna come omaggio alla Vergine, ma fu solo con Giovanni XXIII, nel 1958, che i papi iniziarono a recarsi personalmente dinanzi all’obelisco per rendere omaggio a Maria Santissima.
Ad oggi, la visita in Piazza di Spagna prevede un momento di preghiera da parte del Sommo Pontefice, con un breve discorso, e l’intonazione di canti e litanie, tra cui quello del Tota Pulchra, antichissima preghiera risalente al IV secolo, a cui segue la benedizione impartita a tutti i fedeli lì convenuti.