Come fedeli, dobbiamo rifiutare la mentalità del mondo. Non siamo spettatori di un evento mediatico. Non aspettiamo un volto, un’idea, una bandiera. Aspettiamo un padre, un custode, un testimone.
Queste righe non vogliono essere un’analisi, né un giudizio.
Nascono da un sentimento più semplice e più vero: quello che si affaccia quando un grande avvenimento della Chiesa ci costringe a guardare non solo gli eventi esteriori, ma anche il nostro cuore.
Senza voler cedere alla tentazione di qualunque forma di “fanta-conclave”, facendo riferimento alla traditio perennis catholica, meditiamo sul futuro della Santa Chiesa in questo delicato momento, tenendo nello stesso sguardo di fede la realtà fattuale e l’azione provvidenziale di Dio.
Esultare per la morte di un Papa è gesto grave, e profondamente scandaloso. Anche se si crede – con motivazioni fondate o meno – che il suo governo sia stato dannoso o fuorviante, la morte non è mai una liberazione politica. Il respiro della Chiesa è ben più ampio di quello degli schieramenti.
Orémus pro Pontífice nostro Leone.
Dóminus consérvet eum,
et vivíficet eum,
et beátum fáciat eum in terra,
et non tradat eum in ánimam inimicórum éius.