Come fedeli, dobbiamo rifiutare la mentalità del mondo. Non siamo spettatori di un evento mediatico. Non aspettiamo un volto, un’idea, una bandiera. Aspettiamo un padre, un custode, un testimone.
Queste righe non vogliono essere un’analisi, né un giudizio.
Nascono da un sentimento più semplice e più vero: quello che si affaccia quando un grande avvenimento della Chiesa ci costringe a guardare non solo gli eventi esteriori, ma anche il nostro cuore.
La città eterna ha reso il suo saluto al Vescovo di Roma. Il corteo ha percorso le strade della città eterna, gli applausi hanno accompagnato il passaggio, gli onori terreni sono stati tributati con ogni cura e solennità.
Roma ha compiuto il suo dovere, e lo ha fatto secondo il linguaggio della storia, della tradizione e della civiltà.
Esultare per la morte di un Papa è gesto grave, e profondamente scandaloso. Anche se si crede – con motivazioni fondate o meno – che il suo governo sia stato dannoso o fuorviante, la morte non è mai una liberazione politica. Il respiro della Chiesa è ben più ampio di quello degli schieramenti.
Non era mai successo di vedere un Papa vestito come un uomo qualunque: riflettiamo su questo strano accadimento e cerchiamo di trarne qualche pensiero.
Quando la preghiera va oltre le simpatie personali: un richiamo a sostenere spiritualmente il Papa come missione di fede, ispirata dall'insegnamento di Gesù e dall'esempio dei santi. Un atto di affidamento che supera giudizi umani e unisce il Corpo Mistico di Cristo.