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Taglio e cucito dei testi biblici

La riforma liturgica ha portato anche al ritaglio dei brani biblici nella liturgia: passi scomodi dei salmi sono stati espunti. Come e perché? Scopriamolo insieme!

Se nelle nostre pagine o in quelle di siti amici pare che il clero venga accusato di un certo pressappochismo nella liturgia, di scarso interesse o di pigrizia nel celebrare, bisogna certamente dire che tale accusa non può essere in alcun modo rivolta agli effettivi esecutori della riforma liturgica conseguente al Concilio Vaticano II. Eccallà, si torna sempre lì. Oh, ci scuseranno i nostri lettori se in un articolo sì e nell’altro pure si analizza un problema sorto a causa o durante la riforma, ma la volontà da perfezionisti dei novatori è encomiabile (per la costanza e l’energia, non certo per il contenuto): avevano l’esigenza di toccare tutto.

Oggi ci occupiamo di un tema noto perlopiù agli esperti: il taglio e cucito dei testi biblici. Se infatti sono conosciute da tutti (beh, insomma…) le “prodezze” di chi ha devastato gli altari, ha incendiato le reliquie, ha modificato il messale, non sono così noti i ritagli al testo biblico. 

Non si tratta naturalmente di una censura del testo in se: è ovvio che se qualcosa è tramandato dai manoscritti e della tradizione testuale per secoli non lo si può elidere come se nulla fosse, e quindi si opta per una soluzione chirurgica più losca, perché non segnalata: i passi incriminati (e vedremo tra poco perché) sono sì presenti nell’edizione approvata della Bibbia, ma sono completamente espunti dai testi liturgici; ecco perché questo problema viene affrontato più con lo sguardo da liturgista che da esegeta o filologo biblico.

Tra i brani “problematici” vi sono i testi a carattere imprecatorio: essendo la Bibbia un vero specchio dell’animo umano c’è anche spazio per sentimenti di sdegno, furore, desiderio di giustizia nei confronti dei nemici di Dio.

Utilizzo come riferimento i testi ambrosiani, scoprendo con sorpresa che alcuni testi sono stati, seppur in maniera occasionale, salvati dal rito romano.Vediamo qualche caso, con il testo latino del breviario tradizionale e la traduzione ufficiale che la CEI ha compiuto per la Bibbia ma che non figura nei testi liturgici. Quanti salmi che venivano recitati nel normale ciclo del salterio sono ora scomparsi o sono modificati?

Salmo 5
Testo latino presente nel breviario anticoTraduzione ufficiale (cassata per la liturgia)
Judica illos, Deus. Decidant a consiliis suis: secundum multitudinem impietatum eorum expelle eos: quoniam exacerbaverunt te, Domine.Condannali, o Dio, soccombano alle loro trame, per tanti loro delitti disperdili, perché a te si sono ribellati.

Il salmo 6 (Domine, ne in ira tua arguas me) è totalmente assente nel salterio su quattro settimane: è però presente come primo salmo dell’Ufficio delle letture della Liturgia delle ore romana per il lunedì della V settimana di Pasqua.

Sorte analoga per il salmo 37 (anch’ esso Domine, ne in ira tua arguas me), l’implorazione del peccatore in estremo pericolo che presenta la propria condizione miserevole e di abbandono da parte dei suoi amici. È conservato, tripartito, nell’ufficio delle letture romano del venerdì della XIV settimana del tempo ordinario.

Salmo 54
Testo latino presente nel breviario anticoTraduzione ufficiale (cassata per la liturgia)
Veniat mors super illos, et descendant in infernum viventes; quoniam nequitia in hospitiis eorum, in medio eorum.Piombi su di loro la morte, scendano vivi negli inferi; perché il male è nelle loro case, e nel loro cuore.
Salmo 58
Testo latino presente nel breviario anticoTraduzione ufficiale (cassata per la liturgia)
Exsurge in occursum mihi et vide: et tu, Domine, Deus virtutum, Deus Israel. Intende ad visitandas omnes gentes; non miserearis omnibus qui operantur iniquitatem. Convertantur ad vesperum, et famem patientur ut canes, et circuibunt civitatem.Tu, Signore, Dio degli eserciti, Dio d’Israele, lèvati a punire tutte le genti; non avere pietà dei traditori. Ritornano a sera e ringhiano come cani, si aggirano per la città.
Salmo 109
Testo latino presente nel breviario anticoTraduzione ufficiale (cassata per la liturgia)
Judicabit in nationibus, implebit ruinas, conquassabit capita, super terram, multorum.Giudicherà i popoli: in mezzo a cadaveri ne stritolerà la testa su vasta terra.
Salmo 136
Testo latino presente nel breviario anticoTraduzione ufficiale (cassata per la liturgia)
Beatus, qui tenebit parvulos tuos, et allidet ad petram.Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sbatterà contro la pietra.
Salmo 139
Testo latino presente nel breviario anticoTraduzione ufficiale (cassata per la liturgia)
Cadent super eos carbones ignis; in ignem dejicies eos; in miseriis non subsistent.Fa’ piovere su di loro carboni ardenti, gettali nel baratro e più non si rialzino.

Come è possibile notare, sono diversi i passi considerati problematici e certamente politicamente scorretti. È quindi naturale che per avere un popolo di Dio anestetizzato nelle coscienze diventi necessario eliminare tutto ciò che può creare imbarazzo nella sensibilità dell’uomo moderno (che poi non sa mai bene cosa voglia dire). Infatti, a dire la verità, già san Tommaso d’Aquino si era occupato della questione, dando questa spiegazione:

Le imprecazioni del genere, che si riscontrano nella Sacra Scrittura, si possono spiegare in tre modi. Primo, come predizioni, e non come aspirazioni. In questo senso, p. es.: «Sian travolti i peccatori nell’inferno», significa che “saranno travolti”. Secondo, come aspirazioni: però nel senso che il desiderio mira non alla pena dei colpevoli, ma alla giustizia di chi punisce, conforme alle parole della Scrittura: «S’allieterà il giusto quando vedrà la vendetta». Poiché neppure Dio quando punisce si rallegra della perdizione degli empi, ma della sua giustizia: «perché giusto è il Signore, e ama la giustizia». Terzo, riferendo il desiderio all’eliminazione della colpa, e non alla punizione stessa: e cioè si brama che i peccati siano distrutti e che gli uomini si salvino.

Con l’intelligenza del tempo, però, i passi considerati difficili vengono spiegati, non certo eliminati! Nessuno si prende l’arbitrio di tagliuzzare la parola di Dio nella liturgia: una mentalità molto differente da quella del Novecento.La verità è che anche questa operazione di taglio e cucito è un’ulteriore mossa per plasmare un cattolicesimo edulcorato, buonista ed irenista, ma anche estratto: la preghiera salmodica non è frutto di speculazioni teologiche, di tavoli di lavoro sinodali, ma di composizioni che accompagnano Israele, prefigurazione della Chiesa, lungo la sua storia. Dentro questa storia, come in ogni cammino di fede e di vita, c’è anche la rabbia, il senso di ingiustizia, la furia contro chi intacca la santità di Dio. La Chiesa, nella sua sapienza, ha preso questo corpus e lo ha fatto proprio, fino a che qualche benpensante non ha scelto di tagliarlo; ma forse la loro vita di fede era sempre eccellente e non riscontravano alcun problema.


Note:

  1. Per chi volesse approfondire la questione rimando ad A. Wénin, Salmi censurati, EDB, Bologna 2017.
  2. Breviarium ambrosianum, Daverio, Milano 1957; Diurna Laus, Centro Ambrosiano, Milano 1995; Liturgia ambrosiana delle ore, Centro Ambrosiano, Milano 1992.
  3. Alcuni di essi possono essersi salvati come salmi propri di alcune feste, ma a noi interessa il ciclo ordinario, poiché è nell’ordinario che si misura una riforma liturgica.
  4. Tommaso d’Aquino, Somma teologica, II-II, 25, 6, ad 3.

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