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Ti farò mia sposa per sempre

“Donna Chiara, pure nativa di Assisi, preziosissima e fortissima, divenne la pietra basilare per tutte le altre pietre di questa famiglia religiosa [cfr. le povere dame]. […] Nobile di nascita, più nobile per grazia.

“Donna Chiara, pure nativa di Assisi, preziosissima e fortissima, divenne la pietra basilare per tutte le altre pietre di questa famiglia religiosa [cfr. le povere dame]. […] Nobile di nascita, più nobile per grazia; vergine nel corpo, purissima di spirito; giovane di età, matura per saggezza; costante nel proposito, ardente ed entusiasta nell’amore a Dio, piena di sapienza ed umiltà; Chiara di nome, più chiara per vita, chiarissima per virtù.”

Così il francescano Tommaso da Celano, nella Vita Prima di San Francesco d’Assisi scritta tra il 1228 e il 1229, ci presenta la splendida figura di Chiara d’Assisi, prima discepola di Francesco. Membro di un’illustre famiglia aristocratica, Chiara nacque ad Assisi il 16 luglio 1193 da Favarone di Offreduccio degli Scifi e Ortolana della famiglia dei Fiumi. La sua nascita ha dello straordinario: Madonna Ortolana, ormai monaca nel convento di San Damiano, confidò ad una consorella che al momento del parto udì una voce che la confortava dicendole di non temere, perché avrebbe partorito una luce “la quale grandemente illustrarà il mondo” ed è per questo che alla bambina sarà imposto il nome Chiara. In quegli anni Assisi fu scossa da una serie di eventi di natura bellica che portarono i nobili a fuggire dalla città: la famiglia degli Scifi si rifugiò a Perugia, dove rimase fino al 1205. Durante l’infanzia la santa assisana ricevette una forte educazione religiosa dalla madre insieme alle sorelle Agnese e Beatrice e, come qualsiasi ragazza di buona famiglia, fu destinata alla vita matrimoniale tanto che ella, una volta ritornata nella città natale, cominciò a ricevere alcune proposte di matrimonio: Chiara rappresentava un ottimo partito per via della sua bellezza, del suo lignaggio e della sua ricca dote ma ella comincio a rifiutare, attratta da una vita consacrata a Dio e alla preghiera. L’incontro con Francesco fu decisivo: la notte della Domenica delle Palme del 1211, Chiara fu costretta ad abbandonare di nascosto la sua casa e i suoi averi con l’aiuto della sua amica fidata, Bona di Guelfuccio, per raggiungere Francesco e i suoi compagni alla Porziuncola per consacrare sé stessa al Signore; ella non aveva il permesso di seguire la propria vocazione da parte della sua famiglia dato che la volevano maritare. Dopo una breve periodo vissuto presso il monastero delle Benedettine, periodo il quale i parenti cercano in tutti i modi di rapirla per riportarla a casa, Chiara si stabilì presso il monastero di San Damiano dove fondò la prima comunità dell’Ordine della Povere Dame; in un secondo momento fu seguita anche dalle sorelle Agnese e Beatrice e dalla madre Ortolana.

Ti farò mia sposa per sempre

Nei lunghi anni di clausura a San Damiano, Chiara si distinse per una vita austera, fatta di preghiera, penitenza, servizio e soprattutto una vita povera che ella ha voluto difendere con determinazione persino dal Sommo Pontefice Gregorio IX il quale, preoccupato dall’eccessiva povertà a cui si erano votate le Povere Dame, era titubante nel concedere a Chiara il “Privilegio della Povertà”, un documento pontificio che riconosceva tale virtù come il cardine della Regola stilata dalla Santa sull’esempio di quella di Francesco. L’11 agosto 1253, dopo aver ricevuto la Bolla pontificia con la quale veniva riconosciuta la Regola, Chiara rese la sua anima a Dio. Suor Benvenuta raccontò che, il venerdì precedente alla morte della consorella, vide un corteo di vergini in bianche vesti capeggiato da una Vergine più splendente delle altre: quest’ultima si avvicinò al letto di Chiara e la coprì con un panno trasparente e sottilissimo per poi chinarsi su di lei. Una volta diffusasi la notizia della sua morte, tutto il popolo e la Curia pontificia accorse a San Damiano: il suo corpo venne portato tra le mura della città e deposto presso la chiesa di San Giorgio. A due anni di distanza dalla morte, Chiara fu canonizzata da papa Alessandro IV, successore di Innocenzo IV, presso la cattedrale di Anagni.

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